Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca jr difende Renzi Marciano lo attacca
Divisioni sulla chiusura al M5S. Migliore invita a stare sereni
Non poteva passare sotto silenzio la netta chiusura dell’ex premier Matteo Renzi verso il Movimento 5 stelle, proprio mentre gli esponenti dialoganti del Pd provano a spiegare che forse vale la pena di tentare nell’interesse del Paese un’alleanza di Governo con i pentastellati basata su punti condivisi. C’è da credere, anzi che l’effetto voluto da Renzi, ospite domenica da Fabio Fazio negli studi di Che tempo che fa, sia stato proprio quello di mettere un paletto decisivo in vista della riunione della direzione del Pd già convocata per giovedì prossimo.
A livello nazionale è furente il reggente Maurizio Martina che critica la sortita del suo predecessore «nel metodo e nel merito». Anche Franceschini, possibilista sul dialogo con i pentastellati, sbotta: «Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire». Pure in Campania si registra una grande diversità di opinioni. Fortemente critico il consigliere regionale Antonio Mar- ciano. «Con tutto il rispetto si chiede riferendosi a Renzi che si deve a chi è stato segretario del partito, ma avendo scelto la via del silenzio per 2 mesi, non poteva attendere altre 48 ore e tornare a parlare prima di tutto durante la direzione nazionale?».
Emilio Di Marzio, componente dell’assemblea nazionale, pur condividendo le ragioni espresse dall’ex premier riafferma la centralità della direzione per l’assunzione di una scelta politica strategica. «Quella di Renzi — spiega — è un’opinione autorevole in buona parte anche condivisibile. Ma è la direzione l’organismo deputato a definire la linea politica. nemmeno un autorevole dirigente può sostituirla. Ripeto: condivido gran parte delle cose sette dall’ex segretario che ha anticipato la posizione perché ormai i media, nel bene e nel male, sono diventati un luogo di dibattito politico». Getta acqua sul fuoco Gennaro Migliore, sottosegretario uscente alla Giustizia rieletto deputato lo scorso 4 marzo. «Premetto che la direzione è sovrana. Io però quei sofisti del “può parlare, non può parlare” li ritengo davvero ridicoli. La storia del nostro partito è segnata da interviste di importanti dirigenti che in certi casi hanno finito anche per danneggiarci. In ogni caso, voglio ricordare che Renzi non è un leader per autoinvestitura ma perché molti, me compreso, lo riconoscono come tale».
Non fa drammi, anzi giustifica il leader Piero De Luca, deputato e figlio del governatore Vincenzo. «A me — commenta — sembra strano questo polverone. Del resto, tanti autorevoli esponenti del Pd hanno espresso liberamente la propria opinione. L’ha espressa Franceschini, la espressa Martina. E ora l’ha espressa anche Renzi. Per entrare nel merito anche a me non sfugge la distanza abissale sui contenuti che ci separa dal M5S. Per questo motivo è oggettivamente difficile immaginare un’intesa politica con chi ha dimostrato di pensarla in maniera opposta rispetto a noi. Spero che giovedì si effettui una riflessione seria e pacata e che alla fine si possa uscire con una posizione unitaria». Anche Teresa Armato, dell’area Franceschini, fa parte della direzione «Che non è delegittimata dalle parole di Renzi perché democraticamente eletta». Aggiunge:«Dovremo confrontarci e fare chiarezza all’interno del partito. Perché va aiutato e rispettato, e non ostacolato, chi cerca con pazienza ed equilibrio di costruire percorsi per uscire fuori da questa complicata fase nell’interesse del Paese». Ultimo, ma non ultimo il neodeputato Lello Topo. «È la direzione a decidere. Per il resto il dibattito sulla formazione di un Governo col M5S fa registrare nel partito opinioni diverse. È un momento molto delicato in cui il Pd deve dare prova di maturità. Accantonerei pertanto le polemiche per tenere la squadra compatta».