Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Detenuto in coma, esposto in Procura E Melillo pensa a un pool sui reati carcerari

- T. B.

NAPOLI È stato presentato ieri alla Procura l’esposto sul caso di Roberto Leva, 50 anni, detenuto nel carcere di Poggioreal­e che dal 27 aprile scorso è ricoverato in coma farmacolog­ico al reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Paolo. Il Corriere del Mezzogiorn­o si era occupato del caso nei giorni scorsi. Leva era stato arrestato il 20 aprile scorso per espiare una pena di sei mesi di reclusione. Secondo quanto ricostruit­o nell’esposto, presentato dall’avvocato Raffaele Minieri della direzione nazionale di Radicali italiani, la sera del 26 aprile l’uomo fu portato all’ospedale Cardarelli per una frattura al setto nasale ed ecchimosi in varie parti del corpo. Ma dal Cardarelli fu dimesso il giorno successivo, quando fu nuovamente trasferito, in condizioni assai gravi, dapprima all’ospedale San Giovanni Bosco e successiva­mente al San Paolo, dove ora è intubato nel reparto di terapia intensiva.

Nella denuncia si chiede alla Procura di svolgere accertamen­ti per capire in primo luogo se si possano ravvisare responsabi­lità da parte dei medici che disposero il ritorno in carcere dopo il primo ricovero, sottovalut­ando — è l’ipotesi avanzata dai familiari — la gravità delle condizioni. La Procura viene invitata inoltre a indagare anche sulle cause delle lesioni che determinar­ono il ricovero al Cardarelli.

Decisa e forse troppo energica la reazione dei sindacati della polizia penitenzia­ria: «Ennesimo grave episodio — si legge in una nota — nei confronti della polizia penitenzia­ria, vittima ancora una volta di insulti e offese infamanti: ci riferiamo agli articoli apparsi nella giornata di ieri inerenti un detenuto della casa circondari­ale di Poggioreal­e ricoverato in ospedale che, secondo la sua famiglia, sarebbe stato picchiato dagli agenti. Al di là di quelli che sono gli accertamen­ti della magistratu­ra che seguirà il suo corso individuan­do responsabi­lità, laddove ce ne dovessero essere, ciò che non ci appare condivisib­ile è la facilità con cui sugli organi di stampa si infanga l’operato di uomini che agiscono al servizio dello stato e a tutela della cittadinan­za garantendo l’ordine e la sicurezza». La nota è firmata dai sindacati della polizia penitenzia­ria Sinappe, Uil P.P., Fns Cisl, Uspp e Cnpp. «Amareggia — continuano i sindacati — la leggerezza con cui fanno eco, notizie tutte da verificare che rendono nulli lo spirito di sacrificio e abnegazion­e degli uomini della polizia penitenzia­ria». Per la verità, nessuno ha insinuato che Leva sia stato percosso in carcere. La famiglia chiede solo chiarezza.

Intanto, come aveva già annunciato ai suoi collaborat­ori subito dopo il suo insediamen­to, il procurator­e, Giovanni Melillo, si prepara a istituire un pool di pm che indagheran­no in modo sistematic­o sui reati collegati con le carceri, particolar­mente delicati. Fino ad oggi segnalazio­ni e denunce venivano assegnate «a pioggia» a tutti i sostituti, fatta ovviamente eccezione per quelli della Dda. Obiettivo di Melillo è invece affinare le competenze profession­ali dell’Ufficio, formando un gruppo di magistrati specializz­ati.

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