Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quelle «antenne» che influenzavano la politica. E la vita
«Il crepuscolo delle antenne» non deve essere considerato come un trattato storico sulla televisione locale ma piuttosto un termometro di quale sia stato l’impatto che sin dalla sua fase pionieristica alla fine degli anni settanta tale strumento ha avuto sul tessuto sociale italiano e partenopeo in particolare.
Il mondo della televisione privata a Napoli, ma non solo, dagli anni Ottanta fino alla soglia del nuovo millennio, ha fortemente caratterizzato e condizionato la vita sociale e politica locale. Sotto la spinta della televisione locale sono stati eletti deputati e distrutte carriere politiche, letteralmente inventati personaggi dello spettacolo e modificate abitudini comportamentali. Attraverso nove storie si ripercorrono quei tempi, dove l’autore, e i diversi giornalisti che lo hanno affiancato nelle sue inchieste, mettono a nudo la Napoli a cavallo del nuovo millennio e la televisione che si evolve raccontandola. Storie che trattano vari spaccati della cronaca, dal processo Tortora al primo trapianto di cuore a Napoli, dalla tangentopoli partenopea al pentimento di Nunzio Giuliano, dal razzismo geopolitico alla tragedia dei rifiuti e delle bonifiche. Ma anche vicende dimenticate che fecero tanto rumore, come il terno vinto dall’intera città grazie ai nulì meri diffusi nell’ultima puntata della telenovela «Anche i ricchi piangono» o il supplizio a cui fu sottoposto il presidente dell’acquedotto napoletano, costretto a bere in diretta l’acqua marrone, piena di terriccio, che sgorgava dai rubinetti dei napoletani per dimostrare che era potabile. E tanti altri personaggi, grandiosi e tremendi, noti ed anonimi, a costellare questo periodo molto più lungo e ricco dei 40 anni che ha attraversato.
Alla fine, però, oggi, per la televisione, un declino inarrestabile, il crepuscolo, specie dopo l’avvento del digitale terrestre, con una tempesta perfetta scatenata dalla politica, dagli editori e dal mercato pubblicitario dove invece il «locale» potrebbe ancora essere una nicchia quanto mai allettante da coltivare e da esaltare. Una provocazione quindi più che una condanna con uno squarcio che si può ancora aprire lì dove capacità imprenditoriali e progettualità politica siano capaci di cambiare il proprio corso.
L’autore del volume, Roberto D’Antonio, napoletano, è proprio un giornalista televisivo, nato nel 1958. Nella sua carriera ha firmato e condotto numerosi programmi di attualità, politica e sport. Nel 2008 grazie ad un’inchiesta sulla crisi dei rifiuti ha vinto il premio internazionale di giornalismo televisivo Ilaria Alpi. Attualmente colla- bora con La7 e cura la comunicazione della società di sondaggi Ipr Marketing. Nel 2016 ha pubblicato, sempre con Guida, «Il virus del Profeta», un romanzo di fantapolitica su un attacco dell’Isis in Italia.