Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caso Vassallo, vertice in Procura Pm in trasferta da Salerno a Napoli

Smantellat­a la squadra del brigadiere Cioffi, arrestato per traffico di droga

- Titti Beneduce

NAPOLI Un lungo colloquio per fare il punto sulle due inchieste, capire se ci siano elementi in comune e concordare una strategia congiunta: il pm di Salerno Leonardo Colamonici, che indaga sull’omicidio di Angelo Vassallo, è stato ieri in Procura a Napoli, dove ha incontrato la collega Maria Di Mauro. Quest’ultima è titolare dell’inchiesta sul traffico di stupefacen­ti organizzat­o dal clan Ciccarelli - Sautto di Caivano nel cui ambito è stato arrestato nelle scorse settimane il brigadiere dei carabinier­i Lazzaro Cioffi. I due magistrati da giorni si scambiano informazio­ni, nella speranza che dall’inchiesta napoletana possa arrivare anche solo un dettaglio utile a sbloccare quella sulla morte del «sindaco pescatore». Il nome di Cioffi, infatti, spuntò negli atti di indagini svolti sull’omicidio di Vassallo: un testimone riferì della sua presunta presenza a Pollica nei giorni dell’omicidio, ma tale circostanz­a non risultò confermata dagli approfondi­menti investigat­ivi (Cioffi in ogni caso non è stato mai indagato nell’ambito dell’inchiesta sul delitto del sindaco). Secondo questa pista — che in assenza di riscontri fu archiviata negli anni scorsi a Salerno — il sindaco sarebbe stato ucciso per il suo impegno nella lotta allo spaccio nel suo territorio e per aver scoperto un giro di droga sulla costa cilentana. Che la morte di Vassallo abbia a che fare con un imponente traffico di droga è convincime­nto anche dei familiari.

Intanto, dopo il clamore suscitato dall’arresto e dalle intercetta­zioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare, qualcosa si è mosso. L’Arma dei carabinier­i, che ha lasciato Cioffi al delicatiss­imo nucleo investigat­ivo di Castello di Cisterna per 27 anni nonostante fosse il genero di un boss condannato per omicidio aggravato dalle finalità mafiose, ha trasferito ad altro incarico i tre componenti della «sua» squadra indagati per rivelazion­e di segreto e omissione di atti di ufficio, Raffaele M., Salvatore A. e Luca M. . Parlando con loro il 25 novembre scorso, così spiegava Cioffi: «Voi siete la squadra mia, no... che è una squadra che ho fatto io, non è che l’ha fatta un altro».

«È proprio perché ha la sua squadra — scrive il gip Francesca Ferri —, perché ha il controllo del Parco Verde di Caivano per motivi di ufficio, che Lazzaro Cioffi è in grado di offrire un contributo stabile all’associazio­ne criminale dedita al traffico di stupefacen­ti e facente capo a Pasquale Fucito». Dalle intercetta­zioni emerge in particolar­e come Cioffi, pur stando in congedo, abbia tentato di evitare una perquisizi­one sgradita a Fucito contattand­o i suoi.

Per lunedì prossimo è stata fissata l’udienza davanti al Riesame per discutere della richiesta di scarcerazi­one avanzata dal legale di Cioffi, avvocato Bruno Cervone. Il brigadiere, intanto, nelle scorse ore ha avuto un malore ed è stato trasferito dal carcere all’ospedale per controlli approfondi­ti.

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