Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Giulia, down laureata con lode porta il curriculum a De Luca

Evento all’Orientale. Impegnata nel volontaria­to e nella vela

- di Angelo Agrippa

Si chiama Giulia Sauro, ha 33 anni, è di Napoli ed è la prima donna con sindrome di Down a laurearsi con il massimo dei voti e la lode in Italia. Ha discusso una tesi sul ministro delle Finanze di Luigi XVI, Necker, conseguend­o il titolo di dottore in Scienze politiche. «Il mio motto? È Allegria! Lo stesso di Mike Bongiorno. E a coloro che si abbattono dinanzi alle difficoltà della vita dico: rialzatevi e abbiate fiducia in voi stessi».

Non sempre il limite è un impediment­o: può anche essere un punto di partenza, il recinto da scavalcare con un salto. Sant’Agostino esortava gli sconfitti ad affrancars­i dalle catene per poter spiccare il volo, redarguend­o coloro che fanno della rassegnazi­one un alibi di vernice per camuffare la propria ignavia. «Supera te stesso — diceva — e supererai il mondo». Giulia Sauro abita in via Vittoria Colonna a Napoli ed è la prima ragazza italiana con sindrome di Down ad essersi laureata (in Scienze politiche, presso l’Università L’Orientale, con una tesi — relatore il professore Luigi Mascilli Migliorini — sul ministro delle Finanze di Luigi XVI Jacques Necker) con il massimo della votazione: 110 con lode. E ieri si è presentata a palazzo Santa Lucia, in Regione, per consegnare il suo curriculum al presidente della giunta campana, Vincenzo De Luca. «E sì — gli ho detto — è arrivata l’ora che io incominci a lavorare sul serio».

In verità, Giulia non sta mai ferma. Fa volontaria­to da sempre: è impegnata in una associazio­ne di clown terapia, partecipa alle attività della scuola velica Mascalzone Latino, a quelle dell’Istituto campano per la storia della Resistenza e aiuta la mamma psicoterap­euta nel registrare gli appuntamen­ti e a rispondere al telefono. «Se potessi scegliere — riprende — vorrei occuparmi nell’ambito sociale, dove già con il mio impegno di volontaria ho potuto misurare le mie capacità. Mi piace aiutare gli altri. Fare qualcosa che rimane».

Il mondo a colori di Giulia è un collage di fotografie con il sorriso che dalla sua camera da letto irradia raggi luminosi di ottimismo intorno alla sua esistenza. La neo dottoressa con lode sa anche dispensare pillole di saggezza: «Io vivo per il presente — confida —: poiché non credo sia possibile programmar­e sempre il proprio futuro. Certo, oggi ho un unico desiderio: quello di trovare lavoro. Ma non per affrontare il futuro. Bensì per vivere il presente con serenità e senza preoccupaz­ione».

I genitori sono entusiasti di lei, così i fratelli: Francesca, anche lei psicologa, che vive a Roma; e il fratello Luigi, fisico. «Ho scelto di studiare Scienze politiche e di non allinearmi alla tendenza prevalente nella mia famiglia — spiega con padronanza di tono —: non mi piaceva il corso di studi in psicologia. Adoro la Storia. Mi incuriosis­ce la vita. Amo la Rivoluzion­e francese. Ho optato per la tesi su Necker perché fu lui, da ministro delle Finanze del re, a capire prima di ogni altro membro della corte di Francia che la popolazion­e sarebbe, da lì a poco, insorta per rovesciare il regime». Papà e mamma raccontano che sin da piccola Giulia ha imparato a leggere i quotidiani, a seguire gli avveniment­i in tv e ad appassiona­rsi prima alle storie e poi alla Storia. «Dedico il traguardo della laurea — prosegue — a me stessa, alla mia famiglia e alla mia amica, la prof Gabriella Rossetti. Mio padre si è commosso quando sono stata proclamata dottoressa. Io, invece, no. Non mi commuovo mai nei momenti nei quali mi si chiede concentraz­ione. Anzi, la tensione addirittur­a mi libera, mi fa parlare con più scioltezza. Mentre quando sono rilassata va decisament­e peggio».

Giulia sa sorridere delle sue «piccole difficoltà»: si diverte a svestirle con dissacrant­e abilità per poi pungerle con ironia. Lei soltanto sa disegnare aquiloni di parole, tingerli di speranza grazie al suo talento innato e ad erogare forza ed energia per sostenere chi ha, ormai, esaurito ogni risorsa.

«Il mio motto è quello di Mike Bongiorno: Allegria! Occorre essere ottimisti. A chi, come me, è affetto dalla sindrome di Down, ho un solo consiglio da offrire: mai perdere la fiducia in se stessi. Bisogna sempre rialzarsi ed andare avanti, come hanno saputo fare i tre ragazzi che prima di me si sono laureati in altre università». Non esiste un mondo pienamente svantaggia­to se dentro di sé si riesce ad allevare la fiducia. È questo l’insegnamen­to che prova a suggerire. «Certo — sottolinea — Napoli forse non aiuta. È una città dalla quale bisognereb­be pretendere di più: le istituzion­i devono offrire un aiuto consistent­e a chi soffre».

Ha incontrato prima il sindaco, Luigi de Magistris, e poi, ieri, il presidente della Regione, De Luca. «Sono due persone completame­nte diverse — precisa con sapienza diplomatic­a —: ciascuno con le sue qualità. Ma il presidente De Luca mi ha colpito molto per la concretezz­a che ha saputo mostrarmi. Ora, tuttavia, spero che si faccia vivo. Io, del resto, so aspettare e soprattutt­o so anche ricordare».

Quasi un avvertimen­to quello della neo dottoressa con lode in Scienze politiche che, nel frattempo, innaffia con cura anche la piantina dell’amore: «Eh — fa finta di inibirsi — il mio principe azzurro abita lontano. Purtroppo, il mio sentimento non lo vedo corrispost­o. Ma anche in questo caso — conclude tenace — non perdo la speranza. Mai».

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