Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nonni arzilli, non c’è nulla di cui indignarsi

Chiaia plaude alla sentenza che condanna locale: «Ma servono sanzioni più severe»

- Di Candida Morvillo

Ci sono cose che diventano vere soltanto quando le vedi. Tutti abbiamo conosciuto un nonno che si vantava di essere ancora arzillo.

NAPOLI «È una vittoria importante, un traguardo significat­ivo, ma manca un tassello fondamenta­le per rendere questa sentenza davvero esemplare». Caterina Rodinò, presidente del comitato Chiaia viva e vivibile, commenta la sentenza che obbliga il bar Slash di via Bellini a chiudere alle 23, a risarcire i residenti danneggiat­i dagli schiamazzi notturni e dalla musica, a insonorizz­are il locale e a pagare 100 euro di penale al giorno per eventuali ritardi nella realizzazi­one degli interventi anti-caos.

Una causa che, nelle polemiche sulla movida che attraversa­no la città intera, potrebbe fare scuola. «Ma occorre precisare alcune cose — avverte Rodinò —. Questa è una causa civile contro un singolo locale e a Chiaia abbiamo una intera rete di locali che crea il caos. Ci sono poche situazioni del genere in zona per le quali sono state fatte, comunque, molte denunce. Il disturbo, l’inquinamen­to acustico da noi è dovuto sostanzial­mente al fatto che in piccole strade insistono moltissimi locali. È l’insieme dei rumori che rende la situazione problemati­ca. Questo senza considerar­e che la causa civile va fatta da chi riceve il danno, non da un comitato. È sempre il singolo che deve denunciare, dimostrare e portare in tribunale la propria personale situazione». Ma il vero problema è un altro. L’epilogo della causa intentata in via Bellini non risolve al cuore il problema dei locali presenti nelle zone del centro. «La sentenza è comunque un successo, al di là delle cifre o di altro. Ma trovo grave che non sia stata messa in evidenza la responsabi­lità dei proprietar­i degli immobili. Il giudice — spiega — ha escluso il loro coinvolgim­ento, la loro colpevolez­za. Eppure si tratta proprio di quelli che stanno creando questa situazione: quasi mai abitano nei condomini adiacenti ai locali, prendono affitti molto più alti di quelli che percepireb­bero da altri tipi di attività e sono civilmente responsabi­li di quanto arrecato ai residenti nelle strade della movida».

Secondo Caterina Rodinò colpire i proprietar­i degli immobili potrebbe costituire un modo per frenare quanti tendono ad affittare al migliore offerente i propri locali commercial­i. «Se mi avessero chiesto fino ad oggi contro chi intentare una causa civile in un caso di movida avrei risposto senza dubbi di procedere contro chi ha il titolo di proprietà delle mura. Del resto — sottolinea — i gestori cambiano, le società compaiono e scompaiono. Eventuali risarcimen­ti e pagamenti di danni possono evaporare dietro alchimie varie. La certezza vera resta il proprietar­io».

Intanto si profila la scadenza dell’ordinanza sindacale che a dicembre è stata adottata per dare regole e orari ai locali della movida. È il sindaco a dover decidere ora se rendere permanenti queste misure, se stringere ulteriorme­nte la libertà di azione dei locali o stabilire regole del tutto nuove.

Gennaro Esposito, l’avvocato che ha assistito il pensionato Giovanni Citarella nel procedimen­to civile conclusosi con la sentenza sfavorevol­e per il locale di via Bellini, in qualità di presidente ha convocato lunedì prossimo il Comitato per la Quiete Pubblica e la Vivibilità Cittadina, associazio­ne che abbraccia l’intera città da Bagnoli ai Decumani. Il Comitato ha pronta una nuova ordinanza sulla movida da proporre al Comune. «Chiederemo l’allargamen­to delle zone da regolament­are con orari di chiusura - anticipa Esposito - pensiamo a Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, via Bellini e via Tribunali e ancora via Mattia Preti e ad altre strade del Vomero, certamente non ha senso imporre regole ad esempio a San Giovanni ma è necessario regolament­are il fenomeno laddove c’è assembrame­nto pedonale e commercial­e, ma attenzione noi non siamo repressivi, non vogliamo una città morta, per noi le attività possono essere aperte anche h 24 nel rispetto delle regole di convivenza civile, perciò occorrono sanzioni più severe o certe accanto a premialità per i virtuosi, guardando al modello Barcellona-Madrid».

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Un rave party, con la bella stagione la movida si sposterà sul mare

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