Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Una città resiliente
Il senso di appartenenza I problemi sono quelli tipici di realtà urbane simili, dal cemento selvaggio ai servizi carenti Il segreto sta nel non abbattersi e valorizzare le proprie bellezze
Orgogliosi e resilienti. Sono fatti così i cittadini salernitani: nel corso dei secoli hanno affrontato dominazioni e saccheggi senza rassegnarsi alle avversità. Forti di un carattere mai domo, hanno saputo rialzarsi e ricostruire la propria città tutte le volte che il nemico, fosse un popolo straniero o solo una calamità naturale, ha provato a distruggerla. Il senso forte di appartenenza ha sempre prevalso su tutto, chiamatelo pure campanilismo, un campanilismo che però non si adagia su se stesso, scevro da compiacimenti solipsistici, e che si nutre di continue conferme e gratifiche. «Terra deliziosa e fertilissima» la definì Johann Wolfgang von Goethe durante il suo viaggio in Italia. «Forse vi è nel carattere salernitano - diceva lo scrittore Guido Piovene una disposizione atavica all’attivismo. Si sa che Salerno fu centro della nostra più antica Scuola Medica, la quale lasciò i suoi precetti in una serie di sentenze di versi latini. Ciò che mi colpisce leggendoli è la loro ostilità verso gli uomini pigri».
Certo Salerno non è un’isola felice, sbaglia chi, per eccesso di zelo, la definisce tale: i mostri di cemento, il lavoro che non c’è, la droga, l’economia sommersa, i servizi pubblici inefficienti e le infrastrutture carenti ( con «un aeroporto senza voli e un porto senza fondali», ha scritto di recente qualcuno) sono i segni di una debolezza di crescita comune però anche ad altre realtà urbane di dimensioni simili. Tutto sta a come approcciarli questi fattori negativi, se con la furia iconoclasta e autolesionista di chi urla Delenda Carthago, oppure con la consapevolezza che non possono e non devono segnare un territorio dalle enormi potenzialità paesaggistiche, artistiche, architettoniche e culturali. Un dato solo serva da esempio: di recente il Giardino della Minerva, l’antico orto botanico salernitano da tempo al centro di un’intelligente opera di valorizzazione e di cui parliamo all’interno, è stato inserito, unico del Mezzogiorno, tra le dieci meraviglie d’Italia.
Le persone «orgogliose e resilienti» fanno dunque la differenza. E qui ne troverete molte, sono tutte quelle a cui abbiamo chiesto di raccontare il «bello» di Salerno, protagonisti di una vita in continuo movimento. Come Rocco Hunt che dell’ orgoglio salernitano ha fatto la sua bandiera rap. Dal porto commerciale all’Università, dalla stazione marittima al centro storico delle chiese-opere d’arte, passando per fenomeni di aggregazione giovanile come la movida, il viaggio emozionale si conclude sui tornanti della Costiera amalfitana e tra i paesaggi selvaggi del Cilento. Perché Salerno non è solo una città gradevole e vivibile. È anche uno stato d’animo da condividere e rilanciare.
Su la testa
La comunità ha saputo affrontare nel corso dei millenni saccheggi e tante dominazioni senza mai rassegnarsi a violenze e avversità