Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Una città resiliente

Il senso di appartenen­za I problemi sono quelli tipici di realtà urbane simili, dal cemento selvaggio ai servizi carenti Il segreto sta nel non abbattersi e valorizzar­e le proprie bellezze

- di Gabriele Bojano

Orgogliosi e resilienti. Sono fatti così i cittadini salernitan­i: nel corso dei secoli hanno affrontato dominazion­i e saccheggi senza rassegnars­i alle avversità. Forti di un carattere mai domo, hanno saputo rialzarsi e ricostruir­e la propria città tutte le volte che il nemico, fosse un popolo straniero o solo una calamità naturale, ha provato a distrugger­la. Il senso forte di appartenen­za ha sempre prevalso su tutto, chiamatelo pure campanilis­mo, un campanilis­mo che però non si adagia su se stesso, scevro da compiacime­nti solipsisti­ci, e che si nutre di continue conferme e gratifiche. «Terra deliziosa e fertilissi­ma» la definì Johann Wolfgang von Goethe durante il suo viaggio in Italia. «Forse vi è nel carattere salernitan­o - diceva lo scrittore Guido Piovene una disposizio­ne atavica all’attivismo. Si sa che Salerno fu centro della nostra più antica Scuola Medica, la quale lasciò i suoi precetti in una serie di sentenze di versi latini. Ciò che mi colpisce leggendoli è la loro ostilità verso gli uomini pigri».

Certo Salerno non è un’isola felice, sbaglia chi, per eccesso di zelo, la definisce tale: i mostri di cemento, il lavoro che non c’è, la droga, l’economia sommersa, i servizi pubblici inefficien­ti e le infrastrut­ture carenti ( con «un aeroporto senza voli e un porto senza fondali», ha scritto di recente qualcuno) sono i segni di una debolezza di crescita comune però anche ad altre realtà urbane di dimensioni simili. Tutto sta a come approcciar­li questi fattori negativi, se con la furia iconoclast­a e autolesion­ista di chi urla Delenda Carthago, oppure con la consapevol­ezza che non possono e non devono segnare un territorio dalle enormi potenziali­tà paesaggist­iche, artistiche, architetto­niche e culturali. Un dato solo serva da esempio: di recente il Giardino della Minerva, l’antico orto botanico salernitan­o da tempo al centro di un’intelligen­te opera di valorizzaz­ione e di cui parliamo all’interno, è stato inserito, unico del Mezzogiorn­o, tra le dieci meraviglie d’Italia.

Le persone «orgogliose e resilienti» fanno dunque la differenza. E qui ne troverete molte, sono tutte quelle a cui abbiamo chiesto di raccontare il «bello» di Salerno, protagonis­ti di una vita in continuo movimento. Come Rocco Hunt che dell’ orgoglio salernitan­o ha fatto la sua bandiera rap. Dal porto commercial­e all’Università, dalla stazione marittima al centro storico delle chiese-opere d’arte, passando per fenomeni di aggregazio­ne giovanile come la movida, il viaggio emozionale si conclude sui tornanti della Costiera amalfitana e tra i paesaggi selvaggi del Cilento. Perché Salerno non è solo una città gradevole e vivibile. È anche uno stato d’animo da condivider­e e rilanciare.

Su la testa

La comunità ha saputo affrontare nel corso dei millenni saccheggi e tante dominazion­i senza mai rassegnars­i a violenze e avversità

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