Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fornelle, il rione che è rinato con la poesia
Una delle zone più antiche del centro storico è stata riconvertita in un contenitore culturale Con «Muri d’autore» i versi illustrati sono diventati uno strumento di riqualificazione urbana
Il quartiere Fornelle è tra i più antichi rioni del centro storico di Salerno. Il nome, probabilmente, deriva dalla presenza di forni per la cottura della ceramica che in questa parte d’Italia si usa dalla notte dei tempi. Nell’anno 837 Il Principe di Salerno vi portò, o sarebbe meglio dire vi deportò, una colonia di amalfitani ai quali affidò l’apertura di fondaci per lo sviluppo degli affari marittimi in cui erano maestri. Gli uomini e le donne della costiera a loro volta portarono l’antico e peculiare culto della Santa Trofimena e l’altrettanto antico e peculiare culto della libertà. Forse più per quest’ultimo aspetto la storia tra gli amalfitani ed il principato terminò, come spesso accade, in un bagno di sangue e di quella esperienza ne rimane solo una chiesa, di Santa Trofimena ovviamente, ed un accenno toponomastico: vicolo degli Amalfitani.
Oggi in quel quartiere, stretto da una città in continua evoluzione e a pochi metri dalle opere delle cosiddetmento “archistar”, la street art ha incontrato la poesia in un progetto ambizioso dal titolo “Muri d’Autore” promosso dalla Fondazione Alfonso Gatto. Un progetto, appunto, di innovazione sociale che utilizza i versi poetici e le illustrazioni murali, come stru- di rigenerazione e riqualificazione urbana. Gli interventi, di oltre 15 artisti provenienti da tutto il mondo, sono stati concepiti come un’ opera d’arte composita , non ferma su un unico genere ma aperta al dialogo tra scrittura, arte figurativa, musica e narseppe razione. I vari livelli e le molteplici letture fanno di questo esperimento un innovativo racconto della nostra identità e della nostra volontà di cambiamento. I visitatori accanto ai versi, in cui si alternano Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Eugenio Montale, Giute Ungaretti, Pier Paolo Pasolini, Paul Valery, Humberto Ak’abal, Visar Zhiti, Nazim Hikmet ma anche Jim Morrison, Pino Daniele e Salvatore di Giacomo, potranno ammirare i raffinati murales calligrafici di Pino Roscigno e dei milanesi Ivan Tresoldi, Ratzo e Piger, le forme sinuose del cileno Carlos Atoche, le gigantesche anatomie cyberpunk dell’irpino Eremita, le immagini più classiche del pittore cilentano Mauro Trotta e tanti altri, per un totale di oltre 500 metri di versi scritti e 1400 metri quadri di illustrazioni. Dopo il 2016 il quartiere da luogo di passaggio si è trasformato in una tappa culturale per gruppi di studenti e turisti ed è diventato scenario di cortometraggi e video musicali. Segno dell’immenso potenziale di gentrificazione che portano in sé operazioni di questo tipo e segno, nel contempo, che laddove ci sono buone idee, buoni partner e tanta passione si possono realizzare progetti di reale trasformazione anche con pochi mezzi.