Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Movida, adesso basta zone franche» Pronti cortei al Vomero e al centro storico
Il Comitato di Quiete: «Serve un vero e più severo regolamento per il by night»
NAPOLI In città non si dorme per il rumore o la puzza di fritto e chi protesta può essere minacciato, anzi capita, al Vomero o al centro storico, che la protervia dei signori della movida faccia il paio con amicizie in politica evidenti dai social; né vi è alcuna regola o accenno di pianificazione per il boom commerciale «selvaggio» quanto quello turistico-ricettivo, al punto che il «bene comune», cavallo di battaglia dell’amministrazione DeMa, allo stato dei fatti è preda dei più furbi che al massimo rischiano sanzioni pari al guadagno di un paio d’ore nei fine settimana: è la sostanza dell’ennesima denuncia del cartello di comitati civici, Federalberghi, Federconsumatori e privati che siglano il Manifesto del Comitato per la Quiete Pubblica che comprende tutti coloro che, da Bagnoli a Capuana, per dirla con Settis qui citato, hanno «smesso di essere cittadini» subendo lo sviluppo “selvaggio” da «sudditi».
Tuttavia sudditi «disobbedienti» e stavolta nel mucchio della protesta non c’è solo il destrorso che criminalizza l’immigrato a prescindere, ma una bella fetta di sinistra laica, comprese le Assise, che chiede un’ordinaria amministrazione senza troppi alibi e la pianificazione dello sviluppo della città.
I comitati in vista della scadenza dell’ordinanza sindacale per la movida (15 maggio) ne propongono una più severa, che estenda gli obblighi di chiusura a tutte le strade del by night a partire da Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli e via Mattia Preti dove programmano manifestazioni, e guardando al modello Barcellona chiedono che si consumi soltanto all’interno dei locali e che le punizioni per i trasgressori prevedano multe più salate, la chiusura alle 23.30 o la revoca di ogni licenza per un quinquennio in caso di più violazioni. «Non perché siamo contro la movida» dice all’hotel Bellini l’avvocato-presidente Gennaro Esposito (che firma i ricorsi del Comitato) «ma perché non è ammissibile una lotta quotidiana per il sonno o contro gli abusivi o ogni sorta di prepotenza da soli, con scarsissimo apporto delle forze dell’ordine»; e «piuttosto occorrerebbe un «regolamento» quando «già l’ordinanza sindacale sembra non avere alcun effetto» ad esempio «sulle ben 7 discoteche di Bagnoli-Coroglio; chiediamo l’immediato allargamento delle disposizioni sulla movida a tutto il centro storico, a buona parte del Vomero, a Posillipo e ovunque ci sia caos e il contingentamento delle licenze per le stesse aree, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ci dice che l’economia non può calpestare i cittadini». Le storie portate dai comuni cittadini riempirebbero un tomo Treccani.
Così ipotizzano ancora l’obbligo di etilometro per i baretti, un raddoppio delle multe per la mancata insonorizzazione o regole anche per gli artisti di strada e, ancora Esposito, «l’applicazione dell’articolo 100 del Tulps laddove vi sia turbativa d’ordine pubblico, perché anche dove abbiamo avuto violenze contro i residenti e l’identificazione di pregiudicati non è mai scattata la chiusura per nessuno, forse a Napoli l’autorità, diversamente che a Milano, non vuol prendere provvedimenti impopolari magari sgraditi» alla politica, «ma un tribunale ci ha appena detto condannando ai danni morali e alla chiusura anticipata un locale di via Bellini - che gli esercizi molesti devono chiudere alle 23 e non alle 2 o alle 3 di notte». Resta però «una differenza tra i tribunali di Brescia e Napoli», rileva ancora Esposito: «Che la salute del cittadino al Nord vale 50 euro per ogni giorno di danno contro i 5 euro di Napoli».
Colpire i proprietari, dicono allora: «Parliamo di guadagni stellari ed è assurdo che ne restino fuori affittando poi i locali a qualcun altro che ricomincia d’accapo». Intanto «faremo presìdi nelle strade della notte rimaste “zona franca” perché questi sono reati di serie A pari alla microcriminalità perché rovinano la vita delle persone, noi avvocati del Comitato ci offriamo di formare gratuitamente le forze dell’ordine sui reati del caso». Ed ancora dalla platea all’Hotel Bellini, in ordine sparso: «Nonostante l’evidenza dei nostri filmati non riusciamo a fare nulla contro i parcheggiatori abusivi» a Bagnoli come altrove; «Invece i gestori di bar e ristoranti coi tavolini possono occupare subito strade e piazze facendo semplicemente una Scia (Dichiarazione di inizio attività) con richiesta di suolo pubblico e intanto è il caos»; così «a San Giovanni Maggiore» o «a Vico dei Sospiri l’ambulanza non passa»; «Ma dove sono i rappresentanti della Municipalità del centro storico?», «Il Comitato li ha invitati, non sono venuti»; «Ci sono troppi locali “mascherati” ricavati in comuni appartamenti» e racconta una donna: «In via Croce quando ho chiamato le forze dell’ordine hanno bussato a me! La “casa-locale” intanto aveva abbassato il volume e sono andate via». Al
” L’avvocato Esposito Ci offriamo di formare le forze dell’ordine su tutti i reati del caso, dalle molestie agli abusi
Vomero invece c’è un locale ricavato in un sottoscala che ha un procedimento penale in corso, un video consegnato al Gip mostrerebbe il titolare mentre attacca un manifesto alla porta del palazzo antistante che dice: «Siete Merde». Per il medesimo locale c’è un verbale di abuso firmato da un capitano della Municipale.
«È come se venisse dato per scontato che il locale possa appropriarsi dello spazio pubblico e fare quello che gli pare - dice Alessandra - c’è una privatizzazione selvaggia a scapito dei cittadini, altro che bene comune. Su Air Bnb si contano con grande difficoltà 6mila case vacanza per lo più a nero, case tolte alle famiglie e agli studenti. Parimenti pizzetterie e friggitorie sorgono ovunque. Questo è piuttosto l’assalto predatorio al “bene comune”».