Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pepe Reina presto sarà ascoltato come testimone dai magistrati
Inchiesta sugli imprenditori arrestati che hanno ospitato la festa del portiere I fratelli Esposito volevano vendere orologi con il logo Napoli, la società li bloccò
NAPOLI Pepe Reina sarà sentito dai pm: l’ormai portiere del Milan, che ha voluto festeggiare l’addio al Napoli nella discoteca dei fratelli Esposito, dovrà chiarire come mai la sua scelta è caduta proprio sul Club Partenopeo di Coroglio.
Il locale da mercoledì è sotto sequestro preventivo, dal momento che la Procura ritiene che sia oggetto di una fittizia intestazione di beni, e quelli ritenuti i veri titolari sono in carcere. Erano già stati arrestati nel giugno dello scorso anno, anche se poi il Riesame li aveva messi fuori; restavano comunque indagati; inoltre la Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura, aveva disposto un nuovo vaglio dell’ordinanza da parte di una diversa sezione del Tribunale della libertà. Reina, insomma, ritengono i pm, non poteva non sapere che le persone da lui frequentate avevano problemi con la giustizia (peraltro Gabriele Esposito era già stato condannato in primo grado per associazione camorristica ). Una convocazione in Procura in qualità di persona informata sui fatti, quindi, è d’obbligo. Il calciatore avrà la possibilità di chiarire la natura dei suoi rapporti con gli Esposito, i quali frequentavano numerosi suoi compagni ed ex compagni di squadra. A rivolgerli le domande saranno i pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo e Ida Teresi, che indagano con il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice.
Intanto dalle carte dell’inchiesta emergono altri particolari sugli interessi dei fratelli Esposito e sui loro rapporti con i calciatori. Qualche anno fa, per esempio, i tre — perennemente alla ricerca di buoni investimenti —ebbero l’idea di mettere in commercio gadget (e in particolare orologi) con il logo del Calcio Napoli. Furono anche fatti realizzare dei campioni e il coinvolgimento di Paolo Cannavaro, all’epoca capitano della squadra, nelle loro intenzioni avrebbe rappresentato la forza dell’iniziativa. I margini di guadagno erano molto ampi: un orologio sarebbe costato meno di 10 euro e sarebbe stato rivenduto a 50. Sarebbe stata necessaria, tuttavia, una licenza da parte di Alessandro Formisano, il responsabile del marketing. Licenza che, tuttavia, non arrivò mai: proprio Formisano, anzi, si intuisce dalle conversazioni intercettate, dovette bloccare il progetto. L’11 settembre 2013 Francesco Esposito parlava al telefono con il titolare della ditta produttrice di orologi, di nome Massimo.
Francesco: «Bello, alla faccia del c..., secondo me se ne vendono una marea se riuscia-
mo ad avere questa s... di licenza».
Massimo: «E vediamo un poco, Francesco, vediamo di fare qualcosa!».
Francesco: «Ho parlato anc he co n Paol o ( Cannavaro, ndr)».
Massimo: «E che ha det
to?».
Francesco: «Vabbuo’, della quota mia gli do il 5 per cento e lui ci fa mettere la pubblicità sopra a tutti i giocatori sopra a tutti i twitter».
Massimo: «Ma perché gli devi dare la quota tua, la facciamo insieme, Francesco!». Francesco: «E vabbuo’!» Massimo: «Che ci azzecca! Basta che facciamo, vediamo di vendere però!».
Francesco: «In verità il ragazzo ha detto: se vuoi ci parlo io con Formisano. Io gli ho detto: aspetta, Paolo, noi dobbiamo essere professionali, questo è un mezzo scemo. Va a finire che facciamo solo casini...».
Massimo: «Sì, va a finire
Al telefono
Della quota mia gli do il 5 per cento e lui ci fa mettere la pubblicità sopra a tutti i giocatori e anche ai loro twitter
Fallimento Il responsabile marketing del club non ha mai incontrato gli industriali
che quello si ingelosisce! Si indispettisce, diciamo!».
Francesco: «Io non glielo voglio proprio far sapere il fatto di Paolo, hai capito?».
Massimo :« Eh sì, fai be
ne !».
Francesco: «Paolo ha 51.000 contatti su twitter, Callejon ne ha 151.000!».
Massimo: «Hai capito, se questo vendesse solo 200.000 pezzi!».
Francesco: «Behrami, Inler... Uuh, Francesco, mi ha detto (Cannavaro, ndr), te li faccio scaricare per tutte le parti, me la vedo io... Li schiatta!».
Massimo: «Vediamo se riusciamo a fare».
Francesco: «Sto vedendo». Nel corso di un’altra conversazione, il 18 settembre successivo, i due parlano dei costi di produzione e delle informazioni da riferire al dirigente del Napoli: non vogliono scoprire le loro carte perché non si fidano. Annota la Dia: «La conversazione continuar ispetto a quale prezzo l’ orologio debba essere venduto. Francesco dice che ad Alessandro Formisano dovrà essere detto che si faranno 10.000 pezzi. Francesco dice che Alessandro Formisano lo ha fatto aspettare 15 giorni per un appuntamento».