Corriere del Mezzogiorno (Campania)
No al matrimonio gay nel chiostro Il sindaco: bisogna rispettare i frati
Cuomo: «Finché guiderò io l’amministrazione, lì non ci saranno cerimonie del genere» E divampa la polemica, in quel luogo business da 260 mila euro con i riti fra divorziati
Il sindaco di Sorrento nega a una coppia gay il Chiostro di San Francesco (foto) per celebrare l’unione civile. Scoppiano le polemiche. L’accusa: «Lì si svolgono altri riti civili». La difesa: «L’ho fatto per rispetto dei frati».
NAPOLI Nel chiostro di San Francesco di Sorrento, adiacente all’omonimo convento, si possono sposare con rito civile due divorziati. Ma se due gay volessero contrarre un’unione civile, introdotta in Italia dalla legge Cirinnà, che proprio in questi giorni compie due anni, si vedrebbero sbarrare le porte. Così ha deciso il Comune proprietario della struttura. Il rifiuto, cortese ma perentorio, è stato opposto alcune settimane fa a una giovane coppia omosessuale: Vincenzo D’Andrea, 27 anni, d’origine napoletana, laureato in Lettere, impiegato alla reception di un albergo romano in attesa della specializzazione, e il suo compagno Heriberto Vasquez Ciro, detto Beto, di origine colombiana. A dare la notizia Luciana Matarese sul quotidiano online Huffington Post.
Alla coppia sono state proposte le altre tre location utilizzate per lo svolgimento dei riti civili, vale a dire il Museo Correale, Villa Fiorentino e il salone del Comune. Niente da fare. I due ragazzi non si sono arresi. Hanno cercato di incontrare il sindaco Giuseppe Cuomo. Ma anche in questo caso nulla di fatto. Per celebrare l’unione, il prossimo 25 luglio, alla fine è stata scelta villa Fondi nella vicina Piano di Sorrento. Ora il primo cittadino sorrentino respinge le accuse di omofobia. «Pensate — rivela — che in casa mia ho un domestico che ha contratto matrimonio col suo compagno in Spagna prima dell’approvazione della Cirinnà».
Sulla disparità di trattamento tra divorziati e omosessuali, però, la risposta non è proprio convincente. «Sui primi la posizione della Chiesa è molto cambiata. La chiusura alle unioni tra gay è stata decisa col superiore del convento, padre Antonio Ridolfi. Ne ho parlato informalmente anche con i consiglieri comunali, senza arrivare però a un voto: la maggior parte di loro mi è sembrata su questa linea». In realtà la posizione dei Francescani è un po’ diversa. Più volte hanno ripetuto al sindaco che anche i matrimoni civili di stranieri, che numerosi scelgono di sposarsi nella città del Tasso, sono ben visti.
Il business dei matrimoni nel Chiostro trecentesco è particolarmente fiorente. Pare che degli oltre 500 riti civili officiati in strutture comunali più dei due terzi siano stati celebrati all’interno della struttura. Complessivamente l’introito per le casse pubbliche è di circa 260 mila euro. Ma il chiostro rimarrà sempre chiuse alle unioni civili? «C’è una legge — risponde il sindaco — e va rispettata, ma per rispetto dei frati finché sarò io a guidare l’amministrazione il Chiostro non ospiterà cerimonie del genere».
Unioni Circa 200 sposalizi sono celebrati ogni anno all’interno del cortile dei frati