Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La Regione vende il «Leonardo Bianchi»
La decisione a 40 anni dalla legge Basaglia. Resterà all’Asl solo la parte monumentale
NAPOLI Il 13 maggio di quarant’anni fa la legge Basaglia chiuse il più grande ospedale di cura psichiatrica di Napoli: il Leonardo Bianchi. Un monumento alla pazzia, potremmo definirlo oggi, ma anche il simbolo di come si potesse finire dentro, chiusi in quattro mura e con sbarre alla finestra, soltanto perché si era omosessuali, ninfomani, o magari perché si possedeva qualche proprietà su cui qualcuno aveva messo gli occhi. Bastava una semplice denuncia, magari fatta insieme con un paio di parenti, perché la persona in questione venisse internata. E spesso erano i figli a liberarsi di madri o padri anziani e scomodi.
Storie raccontate nelle sessantamila cartelle cliniche conservate al Leonardo Bianchi e che oggi sono oggetto di studio di centinaia di ricercatori provenienti da tutta Italia. C’è la storia della «donna scimmia», ad esempio, che divenne poi un film con Tognazzi. Non era altro che una bambina orfana che nel suo letto dell’Annunziata iniziò a urlare perché lo trovò, a 15 anni, pieno di sangue. Nessuno le aveva mai parlato delle mestruazioni. Bastò questo a farla internare perché per l’orfanotrofio era ormai troppo grande e nessuno l’aveva mai adottata perché non era una beltà e anche un po’ pelosa. L’abbandono e la rassegnazione fecero il resto. Oggi la «donna scimmia» ha 82 anni e vive una vita normale.
Antonio, invece, aveva 13 anni. La cartella clinica lo cataloga come «oligofrenico sudicio». Morì nel Leonardo Bianchi vecchio e solo. E poi il misterioso giapponese che non seppe mai parlare l’italiano, entrò nell’ospedale prima del 1940 e lì morì decenni dopo. Forse era solo una spia. E dentro quei casermoni divisi in «tranquilli», «agitati», «furiosi» e «zozzosi», avvenivano le nefandezze più truci, i traffici più lerci perpetrati da chi era fuori, «sano di mente». Prostituzione, compravendita di neonati, persone messe a tacere. Molto si è scritto e detto ma di prove poche. Di sicuro lì la gente non veniva curata, di sicuro più della metà degli internati era «normale».
Oggi a quarant’anni dalla legge Basaglia (13 maggio 1978) il Leonardo Bianchi è messo in vendita. La Regione con la delibera 7 dell’11 gennaio di quest’anno ha deciso l’alienazione dei beni immobili della struttura che si erge