Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I DEMOCRAT RISCHIANO L’ESTINZIONE
Tra pochi giorni l’Italia avrà finalmente un nuovo governo, frutto della maggioranza pentaleghista. Dei temi, delle politiche e dei programmi che saranno realizzati avremo tutto il tempo di discutere, criticare o eventualmente approvare. Resta inevasa intanto una forte preoccupazione sulla visione del Sud, che certamente non è risolta dalla scelta del foggiano Giuseppe Conte come primo ministro. In ogni caso quando il governo avrà la fiducia dalle Camere, ci troveremo di fronte alla chiarezza dei ruoli istituzionali e il Pd sarà formalmente opposizione nel Parlamento. Sarebbe bene chiarirsi però sull’idea che il sacro lavacro dell’opposizione non basterà per recuperare la credibilità perduta e la capacità di rappresentare interessi e progetti maggioritari. Qui al Sud, e in particolare a Napoli, abbiamo una certa esperienza in materia. A un sindaco, che ha coperto le enormi lacune amministrative giocando soprattutto sul ruolo identitario della città, il Pd napoletano in questi anni non ha saputo contrapporre di meglio che guerre tribali, carte bollate, improbabili partecipazioni a piazze eterogenee e abbracci e baci con Verdini.
Zero autocritica, zero investimento in nuovi gruppi dirigenti, zero lavoro di ricostruzione con l’opinione pubblica e con la società napoletana su idee e visioni future della città.
La guida regionale di De Luca, in verità, avrebbe potuto fornire nuove coordinate politiche anche a Napoli, ma l’eccessivo impiego, ad esempio, di personalità non napoletane in ruoli chiave regionali, ha paradossalmente fornito altro materiale alla campagna elettorale permanente e identitaria di de Magistris.
Vieppiù le intemerate linguistiche di De Luca non solo hanno regalato ulteriori assist al sindaco di Napoli, ma rischiano soprattutto di coprire i risultati amministrativi e politici che sono evidenti (valga per tutti il lavoro egregio compiuto sulle Zes). In questo conflitto De Luca-de Magistris il Pd pagherà ancora di più in termini di consenso che già oggi tristemente langue e potrebbe essere un’eccessiva zavorra per le regionali del 2020.
Ma il Pd napoletano è paradigmatico del partito meridionale. Non mi pare che in Puglia le cose vadano meglio, dove il bravo sindaco di Bari, Antonio Decaro, è oscurato dal populismo di Michele Emiliano. Oppure in Calabria dove Giuseppe Giudiceandrea, che propone cose di buon senso e sobrietà sui vitalizi dei consiglieri regionali, viene osteggiato anche pubblicamente dagli esponenti del suo partito. Non è un caso, dunque, che Maurizio Martina oggi inizi il suo tour nel Paese, dal Sud, dalla periferia di Napoli, da Secondigliano.
A pensarci bene, per leggere la crisi del Pd nazionale basta leggere attentamente quello che è accaduto nel partito meridionale, dove l’assenza di rinnovamento di idee e uomini ha reso sterile la discussione interna, poco attento l’ascolto verso quello che accadeva nella società, imperturbabili le leadership al vento di cambiamento che soffiava forte da molto tempo. Se queste condizioni non saranno modificate celermente, se non partirà prima di subito un lavoro di ricostruzione e di riconnessione con la società meridionale, nella migliore delle ipotesi il Pd all’opposizione resterà molto a lungo, nella peggiore si condannerà a un’irrilevanza molto prossima all’estinzione.
” Il tour Maurizio Martina oggi inizia il suo tour nel Paese e non è un caso che parta dal Sud, dalla periferia di Napoli, da Secondigliano