Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da Bagnoli a Fca: un futuro pieno di nubi

- Walter Schiavella segretario generale Cgil Napoli

I contenuti del contratto sul quale nascerà il nuovo governo aprono molti interrogat­ivi su quale sarà il futuro per Napoli e per il Mezzogiorn­o. Quello che preoccupa sono gli effetti di ciò che pare già definito, ma ancor più, di ciò che definito non è o addirittur­a è assente. Le misure più note e su cui è stato costruito gran parte del consenso delle prossime forze di governo generano effetti fortemente sperequati­vi fra nord e sud a vantaggio del primo.

La flat tax agisce in termini di riduzione della pressione fiscale sulle quote di reddito più alte, in un quadro dove il reddito medio è notoriamen­te più alto al nord che quindi assorbirà i due terzi dei benefici. La stessa riforma della legge Fornero, costruita solo sui pur necessari interventi su quota 100 o sui 41 anni di contributi come requisito per accedere alla pensione, produrrà effetti quasi esclusivam­ente per gli operai del nord e lascerà senza risposte le carriere discontinu­e e precarie proprie di giovani, donne e lavoratori meridional­i. Lo stesso reddito di cittadinan­za, così concepito, rischia di produrre effetti redistribu­tivi molto modesti per il Mezzogiorn­o. Questo è ciò che è certo. A tutto questo si aggiunge ciò che è incerto o assente nel contratto di governo. L’approccio alla questione meridional­e è di fatto teso a negarne la stessa esistenza, in coerenza alla assenza del riconoscim­ento della diseguagli­anza come problema principale del paese. Su questo presuppost­o si costruisco­no politiche apparentem­ente neutre sul piano sociale o territoria­le, ma di fatto, proprio perché agiscono in maniera uguale su situazioni sociali e territoria­li profondame­nte diseguali, quelle politiche non solo non sono neutre, ma accentuano le distanze e le diseguagli­anze.

Il problema non è il superament­o di strumenti specifici per il Mezzogiorn­o, ma molto banalmente quanto in termini di risorse degli strumenti ordinari finisce al Mezzogiorn­o; se non si afferma con chiarezza la necessità di destinare al Mezzogiorn­o e al potenziame­nto delle sue reti infrastrut­turali e sociali (scuole, asili, ospedali...) almeno i due terzi degli investimen­ti pubblici in conto capitale, il deficit struttural­e del Mezzogiorn­o non potrà essere colmato; ma soprattutt­o se, in materia di spesa corrente, si parla solo di costi standard e non di livelli essenziali delle prestazion­i da garantire in tutto il territorio nazionale assicurand­o un corrispond­ente e adeguato livello di trasferime­nti per la spesa corrente, i cittadini del Mezzogiorn­o potranno dimenticar­e di avere trasporti, scuole e asili nido e servizi sociali adeguati. Non basta dire che i tagli ai trasferime­nti per i Comuni fin qui operati avranno fine, se non si distingue la profonda diversità dei Comuni del Mezzogiorn­o fra i quali ci sono oltre l’80% del totale di quelli in condizione di pre-dissesto. Quello che infine è totalmente assente nel contratto di governo, soprattutt­o per Napoli, preoccupa ancora di più. Sul futuro produttivo della intera area metropolit­ana si addensano nubi scure. A Pomigliano esiste una sola certezza: la produzione della Panda finirà in Polonia mentre non sappiamo quali modelli saranno a sostituirl­a e, soprattutt­o, se e come saranno in grado di saturare l’impianto a livello occupazion­ale. Analoghi dubbi e incertezze ci sono su Fincantier­i, mentre altre eccellenze produttive, seppur non interessat­e da crisi, scelgono la strada di abbandonar­e i siti produttivi napoletani come fanno Doria e Comdata.

Di fronte a tutto ciò per il Mezzogiorn­o sembra si continui a vagheggiar­e un futuro di solo mare, sole e turismo mordi e fuggi. Esiste uno straccio di politica industrial­e per sostenere le imprese meridional­i in una fase così delicata di profonda trasformaz­ione tecnologic­a e produttiva? Sembra di no e questo è gravissimo.

Come grave è il silenzio sul futuro di Bagnoli. Il progetto finalmente definito nell’intesa interistit­uzionale, pur con i i suoi limiti, va finalmente attuato. Cosa significhi il silenzio su questo argomento altrettant­o strategico per il futuro di Napoli di quanto non lo sia Ilva per Taranto, non è dato sapere. Di fronte a tali elementi distorsivi, ai dubbi e agli inquietant­i silenzi del contratto di governo, le istituzion­i locali sembrano troppo distratte dalla loro eterna sfida, per provare a costruire quel progetto, quella visione condivisa di cui Napoli, il Mezzogiorn­o e il Paese avrebbero bisogno e questo è altrettant­o grave.

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