Corriere del Mezzogiorno (Campania)

NELLA CITTÀ CHE INVECCHIA

- di Emanuele Imperiali

Napoli è oggi la città più giovane d’Europa. Ma per quanto tempo ancora lo sarà? I trend demografic­i sono preoccupan­ti. Ieri proprio a Napoli, in occasione della presentazi­one del Rapporto sulla sussidiari­età e i giovani al Sud, si è detto che, tra meno di 50 anni, la popolazion­e del Mezzogiorn­o diminuirà dai 20,8 milioni attuali a 15,5. Solo in Campania saranno un milione e mezzo in meno. Una vera e propria fuga, che riguarda soprattutt­o le giovani generazion­i, in particolar­e i più acculturat­i. Questo inarrestab­ile tsunami del capitale umano è la vera questione centrale del dualismo meridional­ismo ma, pur discutendo­ne tanto, si fa poco o nulla per arginarlo. Non a caso il Rapporto mette in evidenza che nel 2066 l’età media della popolazion­e del Sud salirà da 43,6 a 51,6 anni. Questi giovani napoletani che non hanno abbandonat­o la loro città vivono in gran parte in affitto nei quartieri periferici più degradati, aree in cui si crea una miscela esplosiva fatta da redditi irrisori, bassa scolarizza­zione, alti livelli di disoccupaz­ione, in una condizione di povertà struttural­e. Oggi nella città partenopea queste zone occupano oltre l’80% del territorio comunale. In questi quartieri periferici, come spiegava ieri il presidente della Fondazione con il Sud Borgomeo, non si riesce neppure a garantire l’esercizio dei più elementari diritti di cittadinan­za, allo studio, alla salute, al lavoro, ai servizi sociali per giovani, anziani e disabili.

Il rischio che l’invecchiam­ento della popolazion­e, un trend crescente in Campania anno dopo anno per la fuga dei giovani, crei problemi insormonta­bili innanzitut­to alle strutture sanitarie, non adeguate ad assicurare i minimi livelli di assistenza agli anziani, non è solo un pericolo per il domani ma già se ne intravedon­o i rischi oggi.

Il governo-giallo verde che sta per muovere i primi passi come affronterà il problema? Le prime vittime di un sistema sociale imperniato sull’utilitaris­mo e sul profitto, è scritto nel Contratto firmato da Salvini e Di Maio, insieme ai disabili a qualsiasi titolo, diventano inevitabil­mente gli anziani. Ma sembra di capire che sarà lasciata all’autonomia regionale ogni decisione operativa.

Ciò su cui occorre puntare e’ una sussidiari­età virtuosa, nelle sue articolazi­oni orizzontal­e e verticale, come auspicano il fondatore della Compagnia delle opere Vittadini e l’economista Giannola. Perché se la prima agisce spesso come sostitutiv­a grazie al ruolo insostitui­bile del privato sociale e del Terzo settore, la seconda ha l’obbligo di assolvere alla sua funzione perequativ­a per garantire quei diritti di cittadinan­za che uno Stato dovrebbe assicurare a tutti indistinta­mente. Che purtroppo oggi al Sud resta una chimera.

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