Corriere del Mezzogiorno (Campania)
NELLA CITTÀ CHE INVECCHIA
Napoli è oggi la città più giovane d’Europa. Ma per quanto tempo ancora lo sarà? I trend demografici sono preoccupanti. Ieri proprio a Napoli, in occasione della presentazione del Rapporto sulla sussidiarietà e i giovani al Sud, si è detto che, tra meno di 50 anni, la popolazione del Mezzogiorno diminuirà dai 20,8 milioni attuali a 15,5. Solo in Campania saranno un milione e mezzo in meno. Una vera e propria fuga, che riguarda soprattutto le giovani generazioni, in particolare i più acculturati. Questo inarrestabile tsunami del capitale umano è la vera questione centrale del dualismo meridionalismo ma, pur discutendone tanto, si fa poco o nulla per arginarlo. Non a caso il Rapporto mette in evidenza che nel 2066 l’età media della popolazione del Sud salirà da 43,6 a 51,6 anni. Questi giovani napoletani che non hanno abbandonato la loro città vivono in gran parte in affitto nei quartieri periferici più degradati, aree in cui si crea una miscela esplosiva fatta da redditi irrisori, bassa scolarizzazione, alti livelli di disoccupazione, in una condizione di povertà strutturale. Oggi nella città partenopea queste zone occupano oltre l’80% del territorio comunale. In questi quartieri periferici, come spiegava ieri il presidente della Fondazione con il Sud Borgomeo, non si riesce neppure a garantire l’esercizio dei più elementari diritti di cittadinanza, allo studio, alla salute, al lavoro, ai servizi sociali per giovani, anziani e disabili.
Il rischio che l’invecchiamento della popolazione, un trend crescente in Campania anno dopo anno per la fuga dei giovani, crei problemi insormontabili innanzitutto alle strutture sanitarie, non adeguate ad assicurare i minimi livelli di assistenza agli anziani, non è solo un pericolo per il domani ma già se ne intravedono i rischi oggi.
Il governo-giallo verde che sta per muovere i primi passi come affronterà il problema? Le prime vittime di un sistema sociale imperniato sull’utilitarismo e sul profitto, è scritto nel Contratto firmato da Salvini e Di Maio, insieme ai disabili a qualsiasi titolo, diventano inevitabilmente gli anziani. Ma sembra di capire che sarà lasciata all’autonomia regionale ogni decisione operativa.
Ciò su cui occorre puntare e’ una sussidiarietà virtuosa, nelle sue articolazioni orizzontale e verticale, come auspicano il fondatore della Compagnia delle opere Vittadini e l’economista Giannola. Perché se la prima agisce spesso come sostitutiva grazie al ruolo insostituibile del privato sociale e del Terzo settore, la seconda ha l’obbligo di assolvere alla sua funzione perequativa per garantire quei diritti di cittadinanza che uno Stato dovrebbe assicurare a tutti indistintamente. Che purtroppo oggi al Sud resta una chimera.