Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Voglia di maternità
Gravidanza e parto, cosa fare e cosa evitare
Per ogni coppia la gravidanza, prima, e la maternità, poi, sono un po’ come un percorso a ostacoli. Ci sono le preoccupazioni che precedono il parto e i dubbi, tantissimi, dei primi mesi. Ce n’è abbastanza, insomma, per far passare più di una notte insonne ai neo genitori, che – soprattutto se alle prime armi – hanno bisogno di essere guidati passo dopo passo.La prima domanda c he , b e ne o male, o g ni coppia in dolce attesa si pone è sempre la stessa: «Parto naturale o cesareo?» Nicola Colacurci, responsabile del centro di infertilità oltre che primario di ginecologia presso l’azienda universitaria della Campania Luigi Vanvitelli, non ha dubbi: «Il parto naturale è da preferire sempre, a meno che non ci siano ragioni cliniche a sconsigliarlo. Quindi la prima cosa da fare è procedere con le dovute indagini per il controllo del benessere materno e fetale». In questo senso la Vanvitelli è ormai un polo d’eccellenza, dove le future mamme possono scegliere (con il supporto dei medici) il parto in acqua, per un controllo fisiologico del dolore; in posizioni alternative o con la parto analgesia.
«La riduzione del dolore – spiega Colacurci - è un diritto, grazie al supporto di un anestesista le donne possono avere un travaglio e un parto meno traumatico e del tutto sicuro». La serenità è anche quella di essere in una struttura dotata di terapia intensiva neonatale, un dea di III livello e con la presenza costante di anestesisti, ginecologi e ostetriche. «Tutto questo ci permette di superare una visione tipicamente campanilistica del parto, nella quale la donna sceglie il ginecologo più che la struttura».
Riferirsi ad un centro d’eccellenza significa invece sapere di essere in ottime mani a prescindere dal turno di un medico, anche perché il parto è per sua natura uno degli eventi meno prevedibili che possano esserci. Ciò che ogni donna può fare per arrivare al parto nel migliore dei modi è seguire quelle che si potrebbero definire «le 10 regole d’oro». «La prima, la più ov- via, è preferire un parto in età giovanile o comunque non oltre i 40 anni. Perché, con l’avanzare dell’età aumenta la possibilità che ci siano complicazioni». Regola numero due: «Attente al peso. Una gestione a basso rischio parte da un indice di massa corporea equilibrato. Per fare un esempio, una donna di 170 centimetri non dovrebbe mai pesare più di 80 chili prima di una gravidanza». Ideale, ma questo non sempre è possibile, avere una gravidanza singola. Mentre sta solo alla futura mamma essere lungimirante e «scegliere di sottoporsi ad un controllo preconcezionale per la valutazione dei rischi». Inoltre, chiarisce lo specialista, tre mesi prima di una gravidanza, sarebbe sempre be- ne implementare l’assunzione di acido folico. Durante tutto il periodo della gestazione sono cruciali i controlli che, seppure di routine, non devono essere presi sottogamba.
Regola numero 7, «mantenere uno stile di vita sano e, numero 8, evitare di mangiare per due. In gravidanza – dice Colacurci – non si dovrebbero mai prendere più di 12 chili». Penultima raccomandazione: «Niente alcol e niente fumo. Anche qui con tanto buon senso» e, ultima regola, «cercare di mantenere un approccio positivo nonostante i diversi fastidi che si possono avere. L’aspetto psicologico – conclude il medico - non va mai sottovalutato, eventualmente anche con il supporto di uno specialista».
Dopo il parto, ogni genitore lo sa, è il pediatra a diventare una sorta di «padre spirituale» per la coppia. Oltre ad essere un medico, il pediatra è anche un amico, pronto a rispondere ad ogni ora del giorno e, spesso, della notte. Del resto, in un attimo ci si trova
La regola
Una donna alta 1 metro e 70 non pesi mai più di 80 chili prima della gravidanza
ad avere la responsabilità di un «cucciolo di uomo» che dipende in tutto e per tutto dalla mamma. E non è facile capire se un pianto voglia significare «ho fame», «voglio dormire» o invece «sto male». Lo sa bene Antonio D’Avino, pediatra di libera scelta e segretario provinciale della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp).
«Per una donna – dice - la prima gravidanza è un vero e proprio rebus. Il nostro compito è anche quello di aiutare le neomamme in questo senso». Entrando nel merito, D’Avino chiarisce un aspetto spesso controverso che riguarda l’alimentazione: «Un buon pediatra deve stimolare l’allattamento materno». Per sapere fino a che età basta consultare le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità che, ricorda D’Avino, prescrivono di allattare al seno sino a 24 mesi. «Del resto il latte materno è fondamentale, perché nessun tipo di latte “adattato” può avere la stessa composizione». Il latte materno trasmette infatti una serie di sostanze che servono a immunizzare il bambino nei primi mesi di vita e ad adattarsi all’ambiente extrauterino. D’Avino raccomanda anche di «imparare ad ascoltare i segnali del proprio corpo. In gravidanza – aggiunge – ogni mamma deve saper ascoltare se stessa. Poi, dopo il parto, sarà importante che faccia assieme al pediatra dei bilanci di crescita». Molte mamme si chiedono se al latte del seno vada aggiunto anche quello “artificiale”. E qui c’è da sfatare un mito: «Fino al sesto mese, se non ci sono problemi di crescita, sarebbe bene evitare latte adattato, che in alcuni casi può anche far aumentare le coliche dei bimbi». Tema al quale i neogenitori sono particolarmente sensibili, non fosse peraltro che per il disperato desiderio di poter dormire un po’. Su questo tema il pediatra D’Avino chiarisce: «Le coliche del primo trimestre sono quanto di più normale possa esserci. Il bambino va solo aiutato con un po’ di stimolazione o con dei massaggi al pancino. As- solutamente da evitare sono gli alimenti zuccherini, ad esempio la camomilla finocchietto e malva e altre tisane che vanno per la maggiore». Infine, il terrore (del tutto ingiustificato) per le vaccinazioni. Nelle scorse settimane, a Ischia per il congresso Fimp, il gotha della pediatria ha discusso anche di questo. D’Avino spiega che non si deve avere alcun timore.
«La prima vaccinazione va fatta a sei settimane ed è per il rotavirus. Si fa presso lo studio del pediatra, poi le altre tra vanno programmate tra il 61esimo e il 91esimo giorno di vita». Importante rispettare il calendario vaccinale, fidandosi dei consigli del pediatra e confrontandosi con lui per ogni perplessità. Non esiste infatti un manuale d’istruzione «universale», valido per la gravidanza o per il parto, né tantomeno una guida all’essere genitori. Il modo migliore per« cavarsela» è seguire l’istinto, fidarsi degli specialisti e, come sempre, usare il buon senso.