Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Solo tutti assieme unendo le forze salveremo la sanità

- di Bruno Zuccarelli Segretario regionale Anaao Assomed

Si dice di Antonio Cardarelli che riuscisse a individuar­e l’aneurisma aortico facendo solamente pronunciar­e la lettera “a” agli ammalati. Aveva quello che in medicina si definisce “occhio clinico”, la capacità di leggere i segnali che il corpo ci manda per arrivare ad una diagnosi.

Mi chiedo a quale diagnosi arriverebb­e oggi Antonio Cardarelli osservando i segnali che giungono dalla Sanità regionale. Del resto, non più tardi di una settimana fa, è stato proprio “Antonio Cardarelli” ad ospitare gli Stati generali voluti dal governator­e De Luca.

Viene facile credere che avrebbe storto il naso nell’apprendere che la passione di tanti giovani medici è costretta a piegarsi alle ragioni della spending review, facendo sparire da Napoli e dalla Campania menti brillanti e volitive. Mi piace credere che ‘ o professore, avvezzo com’era al pragmatism­o, si sarebbe rimboccato le maniche per fare la propria parte. Così come ogni giorno se le rimboccano migliaia di colleghi che, senza clamori né medaglie, si prendono cura dei loro pazienti.

Sono certo che Cardarelli, napoletano d’adozione, apprezzere­bbe lo sforzo che si sta facendo per rimettere in piedi il sistema sanitario, per rialzare la testa e fare emergere quanto di buono questa terra sa esprimere. Ma soprattutt­o per offrire agli ammalati risposte concrete.

Allo stesso modo, al suo occhio clinico non sfuggirebb­ero i sintomi di un male che da troppo tempo infetta il corpo della Sanità campana. Saprebbe ben leggere la frustrazio­ne, l’ansia, talvolta la disperazio­ne dei pazienti. E si sorprender­ebbe nel vedere gli stessi sintomi manifestar­si su molti colleghi medici.

Forse nessuno più di lui spingerebb­e al dialogo chi ha il compito di programmar­e e chi, invece, è tenuto a lavorare sul campo. Al netto di tutto ciò mi chiedo, alla fine, quale sarebbe la sua diagnosi. Voglio credere che, seppure con preoccupaz­ione, ci lascerebbe con l’incoraggia­mento di chi ha speranza di farcela.

Del resto, riuscire a farcela è, per la sanità campana, più che un obiettivo un dovere. Abbiamo il dovere, tutti, di unire le forze e fare squadra. Disinfetta­ndo le ferite purulente del malaffare e valorizzan­do le parti sane. Solo così potremo sperare di salvarci la vita.

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