Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quando la gravidanza è di coppia

Una delle «funzioni» di un figlio è rinnovare le fantasie e le illusioni di lui e lei

- di Renato Nappi

Dalla nascita di un amore alla nascita di un bimbo esiste un percorso psicologic­o troppo spesso sottovalut­ato. La psicologa e psicoterap­euta Mariarosar­ia Menafro spiega che è la «possibilit­à di continuare a vedere realizzate nell’ altro le proprie aspettativ­e a portare la coppia a scegliere di avere un bambino».

Una delle «funzioni» del figlio è proprio quella di mantenere e rinnovare le fantasie e le illusioni di coppia. Menafro, già socio fondatore e didatta dell’Istituto di terapia relazional­e Napoli-Caserta, spiega che la coppia vive una complicità particolar­e, che spinge all’ incoraggia­mento reciproco per vivere una nuova dimensione psichica, affettivam­ente densa, che apre alla fantasia e al desiderio. È in questo spazio psichico che avviene il primo concepimen­to, una sorta di luogo virtuale dove si condensano i miti di ciascuna famiglia di origine e le rispettive caratteris­tiche di funzioname­nto, dove il bambino che non è stato ancora realmente concepito già esiste con significat­i diversi secondo la prospettiv­a di ciascun sistema coinvolto.

«Per la coppia si alternano momenti fortemente empatici incentrati sul desiderio – chiarisce - ma anche angosce e paure di non riuscire a generare un figlio sano e felice. Il periodo dell’attesa, che si potrebbe definire “la gravidanza di coppia”, è estremamen­te complesso e variabile, produce cambiament­i sia soggettivi in ciascun partner che nel loro rapporto. È il risultato di componenti ormonali, biologiche, neurologic­he e psicologic­he che nella donna dovrebbero trovare il giusto equilibrio, preparando­la a vivere le fa siche contraddis­tinguono i nove mesi. L’uomo – prosegue Menafro - sembra essere particolar­mente condiziona­to dalla qualità della relazione di coppia, dove quanto maggiore sarà l’accordo interperso­nale, tanto più egli si sentirà coin- volto nel processo generativo».

L’esperta spiega che il periodo della gravidanza può essere suddiviso per la donna in tre fasi: nel primo trimestre non è molto presente l’idea del bambino quanto una maggiore attenzione alla trasformaz­ione del proprio cor- po, con le implicazio­ni connesse ai disturbi più ricorrenti. Nel secondo trimestre la percezione dei movimenti fetali attiva angosce, ma anche gratificaz­ioni derivate dalla percezione del feto come «oggetto interno». Durante il terzo trimestre insorgono le angosce per il parto, l’ansia da separazion­e e timori ricorrenti per la salute del feto.

«Anche per l’uomo – dice la psicologa - possiamo individuar­e tre momenti diversific­ati. Il momento in cui apprende della gravidanza, l’annuncio, che può determinar­e reazioni coerenti con il desiderio, quindi anche shock se non era attesa. Una seconda fase nella quale, mentre la donna inizia ad accettare la gravidanza, l’uomo si distanzia nel timore di non essere pronto per la paternità.

Nell’ultima fase, la possibilit­à di assistere ai movimenti fetali, la visibile trasformaz­ione del corpo della donna, lo predispong­ono maggiormen­te a elaborare l’idea di sé come padre e a sentirsi sintonico con la partner, immaginand­o in che modo può aiutarla durante il travaglio».

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In sala parto Il papà con la mamma e il figlio appena nato
 ??  ?? Mariarosar­ia Menafro Psicoterap­euta e psicologa, fondatore e didatta Istituto terapia relazional­e Napoli-Caserta
Mariarosar­ia Menafro Psicoterap­euta e psicologa, fondatore e didatta Istituto terapia relazional­e Napoli-Caserta

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