Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ortopedia rigenerativa I concentrati piastrinici per riparare le articolazioni
Molto utili nel curare le tendinopatie degli adduttori della coscia
Fino al decennio scorso l’ortopedico era impegnato essenzialmente nell’ortopedia “sostitutiva”, cioè si occupava di sostituire le articolazioni danneggiate o i legamenti lesi con impianti protesici o legamenti sintetici.
Oggi gli ortopedici hanno una nuova prospettiva di lavoro e di ricerca, la cosiddetta “ortopedia rigenerativa”, che ha come obiettivo rigenerare e non più sostituire ciò che è stato leso dall’usura, dai traumi o da malattie delle articolazioni. Il dottor Ferdinando Landolfi, ortopedico del Cto di Napoli usa concentrati piastrinici come fonte di fattori di crescita autologhi, molto utili nella chirurgia ortopedica per il trattamento delle tendinopatie, in particolare quando queste non rispondono ai trattamenti convenzionali.
«Da alcuni anni – spiega – conosciamo l’importanza dei concentrati piastrinici nei meccanismi di riparazione tissutale. Sono piccoli frammenti cellulari ricchi di granuli, contenuti nel sangue periferico che elaborano, immagazzinano e rilasciano (quando sono attivati) numerosi fattori di crescita capaci di stimolare la replicazione di alcune cellule. La loro capacità di interferire nei meccanismi di riparazione tissutale ha costituito la base per l’utilizzo del gel piastrinico, l’azione terapeutica del Platelet-rich plasma (letteralmente plasma ricco di piastrine o Prp), risiede proprio nei numerosi fattori di crescita contenuti nei granuli».
Questo plasma ricco di piastrine si ottiene da un prelievo di sangue venoso realizzato attraverso una procedura di centrifugazione. Il risultato è proprio questo concentrato di piastrine che poi verrà rilasciando fattori di crescita che possono stimolare in maniera naturale e selettiva la rigenerazione e la guarigione del tessuto lesionato. È anche bene chiarire che la sicurezza di queste iniezioni è massima, perché il concentrato di piastrine si ottiene dal sangue stesso del paziente. Quindi senza nessun donatore esterno.
In particolare, in ambito ortopedico, il Prp viene utilizzato per la cura di malattie ossee e dei legamenti. Più di recente anche nelle patologie infiammatorie tendinee.
«Dopo i 30-40 anni – procede lo specialista - i tendini sono soggetti ad un fisiologico invecchiamento con perdita di elasticità e resistenza causate da un basso turnover metabolico, scarsa vascolarizzazione a microtraumatismi ripetuti (sportivi o lavorativi). Ma anche da preesistenti malattie dei tendini e malattie metaboliche (iperuricemia, ipertiroidismo)».
Il chirurgo spiega che la risposta biologica del tendine lesionato dipende sempre dalla vascolarizzazione, all’innervazione e dall’infiammazione. Comunque, «con i derivati piastrinici è possibile ottenere importanti fattori di espansione cellulare che stimolano la migrazione e la crescita cellulare, la formazione di vasi sanguigni, la sininiettato tesi di collagene e la differenziazione cellulare».
Sono molte le patologie che possono essere trattate con queste infiltrazioni: si va dalle tendinopatie degli adduttori della coscia agli esiti del Morbo di Osgood Schlatter, ma anche tendinopatie del tibiale anteriore e posteriore, fascite plantare e molto altro. E in questo modo è possibile evitare l’intervento chirurgico. «Sono stati dimostrati – conclude il chirurgo risultati molto positivi dall’applicazione nelle lesioni dei legamenti collaterali del ginocchio (di 2° e 3° grado) e in quelle dell’apparato legamentoso della caviglia. Ancor più interessante è che in nessun caso si sono riscontrate complicanze locali né sistemiche, mentre tutti hanno ottenuto risultati incoraggianti per quanto riguarda la risoluzione del dolore e il tempo di recupero».
L’obiettivo
Oggi la moderna chirurgia non mira più a sostituire ciò che è stato leso dall’usura
La sicurezza
I derivati che oggi si impiegano si realizzano prelevando sangue dallo stesso paziente