Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Di Maio infiamma la piazza di Napoli «Ora ho bisogno del vostro aiuto»

In tanti su via Toledo per sostenere il capo del Movimento 5 Stelle Ma i parlamenta­ri «ortodossi» Nugnes e Gallo non si fanno vedere

- Di Simona Brandolini

«Sono ore difficili. Questa è la battaglia delle battaglie. Ho bisogno del vostro sostegno». E la piazza inizia: «Voto, voto, voto».

Il primo obiettivo di

NAPOLI Luigi Di Maio a Napoli è tranquilli­zzare il «mio popolo» per l’alleanza con la Lega. Perché mica a largo Berlinguer sono d’accordo. E glielo gridano: o da soli o niente. Tant’è che in piazza Trieste e Trento prima, poi durante la marcia lungo via Toledo sino alla stazione della metro, i grandi assenti sono i parlamenta­ri ortodossi. Mancano Luigi Gallo e Paola Nugnes (entrambi rimasti a Roma) che in questi due mesi non hanno lesinato critiche per l’abbraccio con la Lega ma soprattutt­o per l’assenza di una dialettica interna. «Ora si torni in assemblea», ha detto ieri a questo giornale Gallo, denunciand­o la mancanza di condivisio­ne che ha contraddis­tinto il lungo periodo di trattative e consultazi­oni. E ancora lo ha ripetuto sul suo profilo facebook.

A Napoli il nemico non è Sergio Mattarella, ma Matteo Salvini. E appunto lo gridano a Di Maio, che è osannato come una rockstar e bacia bambini come il Papa, «perché Luigi è troppo buono e Salvini ne ha approfitta­to». Il Movimento, insomma, non si discute, si ama, fedelmente, gli altri sono cattivi. E allora il leader ribadisce: «Sono un cittadino del Sud e non ho dimenticat­o quello che ha fatto la Lega e non mi sono seduto a quel tavolo a cuore leggero». Di Maio fa due cose capendo l’andazzo: fa pace con il presidente della Repubblica dichiarand­o archiviato l’impeachmen­t («prendo atto che Salvini non lo vuole fare e ne risponderà lui come cuor di leone, ma purtroppo non è più sul tavolo perché Salvini non lo vuole fare e ci vuole la maggioranz­a») e tenta di riaprire le trattative con il Colle. «Libertà, libertà, libertà», urla la folla. «Ho voluto essere qui a Napoli per parlare alla mia gente — dice Di Maio che arriva direttamen­te sul palco —, che ci ha dato sostegno in questi mesi. La mia terra me la porto nel cuore». Ed elenca i punti del contratto, ma quelli del Movimento 5 Stelle, solo. «Nel contratto c’era e c’è il taglio dei vitalizi, l’acqua pubblica, il reddito di cittadinan­za per chi non lavora, la pensione di cittadinan­za, l’abolizione della Buona scuola (e scatta un’ovazione), l’eliminazio­ne della Fornero, la meritocraz­ia nella sanità. Come ministro dell’Ambiente avevamo Sergio Costa, per me ho preteso il Lavoro e lo sviluppo economico». Un lungo elenco di misure per le quali i 5 Stelle hanno fatto cappotto nel Mezzogiorn­o. «Ci hanno fermati», urla Di Maio.

Poi l’eventualit­à delle urne che è sempre più vicina. «Sono ore difficili. Questa è la battaglia delle battaglie. Ho bisogno del vostro sostegno».

E la piazza inizia: «Voto, voto, voto». «Lo voglio dire da Napoli — riattacca —. Una maggioranz­a in Parlamento c’è. Fate partire il governo o ridateci la parola. Non vogliamo governi tecnici che “trasono” di secco e si mettono di “chiatto”». Qualcuno urla: «Rifacciamo le 4 giornate di Napoli». «Voglio dirlo con chiarezza — ancora Di Maio —. Se si va a votare prenderemo ancora di più e riproporre­mo lo stesso governo. Statemi vicino e stateci vicini, ho bisogno del vostro sostegno. Ho segnato gli attacchi al Presidente della Repubblica ma i violenti non siamo noi, questa è una piazza pacifica». Applausi, delirio, ma una sola voce: «Da soli, Luigi, senza Salvini». Da Napoli è tutto.

Voi siete il mio popolo, io sono un cittadino del Sud e non dimentico quello che ha fatto la Lega quindi non mi sono seduto a quel tavolo a cuor leggero

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