Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Di Maio infiamma la piazza di Napoli «Ora ho bisogno del vostro aiuto»
In tanti su via Toledo per sostenere il capo del Movimento 5 Stelle Ma i parlamentari «ortodossi» Nugnes e Gallo non si fanno vedere
«Sono ore difficili. Questa è la battaglia delle battaglie. Ho bisogno del vostro sostegno». E la piazza inizia: «Voto, voto, voto».
Il primo obiettivo di
NAPOLI Luigi Di Maio a Napoli è tranquillizzare il «mio popolo» per l’alleanza con la Lega. Perché mica a largo Berlinguer sono d’accordo. E glielo gridano: o da soli o niente. Tant’è che in piazza Trieste e Trento prima, poi durante la marcia lungo via Toledo sino alla stazione della metro, i grandi assenti sono i parlamentari ortodossi. Mancano Luigi Gallo e Paola Nugnes (entrambi rimasti a Roma) che in questi due mesi non hanno lesinato critiche per l’abbraccio con la Lega ma soprattutto per l’assenza di una dialettica interna. «Ora si torni in assemblea», ha detto ieri a questo giornale Gallo, denunciando la mancanza di condivisione che ha contraddistinto il lungo periodo di trattative e consultazioni. E ancora lo ha ripetuto sul suo profilo facebook.
A Napoli il nemico non è Sergio Mattarella, ma Matteo Salvini. E appunto lo gridano a Di Maio, che è osannato come una rockstar e bacia bambini come il Papa, «perché Luigi è troppo buono e Salvini ne ha approfittato». Il Movimento, insomma, non si discute, si ama, fedelmente, gli altri sono cattivi. E allora il leader ribadisce: «Sono un cittadino del Sud e non ho dimenticato quello che ha fatto la Lega e non mi sono seduto a quel tavolo a cuore leggero». Di Maio fa due cose capendo l’andazzo: fa pace con il presidente della Repubblica dichiarando archiviato l’impeachment («prendo atto che Salvini non lo vuole fare e ne risponderà lui come cuor di leone, ma purtroppo non è più sul tavolo perché Salvini non lo vuole fare e ci vuole la maggioranza») e tenta di riaprire le trattative con il Colle. «Libertà, libertà, libertà», urla la folla. «Ho voluto essere qui a Napoli per parlare alla mia gente — dice Di Maio che arriva direttamente sul palco —, che ci ha dato sostegno in questi mesi. La mia terra me la porto nel cuore». Ed elenca i punti del contratto, ma quelli del Movimento 5 Stelle, solo. «Nel contratto c’era e c’è il taglio dei vitalizi, l’acqua pubblica, il reddito di cittadinanza per chi non lavora, la pensione di cittadinanza, l’abolizione della Buona scuola (e scatta un’ovazione), l’eliminazione della Fornero, la meritocrazia nella sanità. Come ministro dell’Ambiente avevamo Sergio Costa, per me ho preteso il Lavoro e lo sviluppo economico». Un lungo elenco di misure per le quali i 5 Stelle hanno fatto cappotto nel Mezzogiorno. «Ci hanno fermati», urla Di Maio.
Poi l’eventualità delle urne che è sempre più vicina. «Sono ore difficili. Questa è la battaglia delle battaglie. Ho bisogno del vostro sostegno».
E la piazza inizia: «Voto, voto, voto». «Lo voglio dire da Napoli — riattacca —. Una maggioranza in Parlamento c’è. Fate partire il governo o ridateci la parola. Non vogliamo governi tecnici che “trasono” di secco e si mettono di “chiatto”». Qualcuno urla: «Rifacciamo le 4 giornate di Napoli». «Voglio dirlo con chiarezza — ancora Di Maio —. Se si va a votare prenderemo ancora di più e riproporremo lo stesso governo. Statemi vicino e stateci vicini, ho bisogno del vostro sostegno. Ho segnato gli attacchi al Presidente della Repubblica ma i violenti non siamo noi, questa è una piazza pacifica». Applausi, delirio, ma una sola voce: «Da soli, Luigi, senza Salvini». Da Napoli è tutto.
Voi siete il mio popolo, io sono un cittadino del Sud e non dimentico quello che ha fatto la Lega quindi non mi sono seduto a quel tavolo a cuor leggero