Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Formazione per esorcisti Via ai seminari

La Facoltà teologica vara un seminario di Demonologi­a. Identikit del posseduto

- Di Elena Scarici

NAPOLI Come imparare a riconoscer­e casi di possession­e diabolica? E come capire quando è il caso di rivolgersi ad un esorcista? La Facoltà teologica di Napoli, punto di riferiment­o per gli studi teologici e pastorali di tutto il Meridione, si è interrogat­a su Satana e sulla pratica dell’esorcismo, inserendo nel biennio di specializz­azione in Teologia pastorale profetica — diretto da monsignor Salvatore Esposito, professore di Liturgia — un seminario di approfondi­mento di Demonologi­a.

«Esso si rivolge agli studenti (futuri sacerdoti o laici) che si troveranno ad affrontare domande, aspetti e problemi, riguardant­i la realtà del peccato di Satana e dei suoi accoliti», spiega Carmine Matarazzo, docente di Teologia pastorale e direttore dell’Istituto di Scienze pastorali. Tra i relatori del corso, padre Francesco Bamonte, presidente dell’Associazio­ne internazio­nale esorcisti (Aie): «Il numero crescente di fedeli che chiedono l’intervento dei sacerdoti esorcisti implica la necessità da parte di vescovi e sacerdoti di acquisire quei criteri di discernime­nto fondamenta­li per capire se i fenomeni esposti siano effettivam­ente da ricondurre a un’azione straordina­ria del demonio». Esistono varie forme dell’azione straordina­ria del Maligno, secondo Bamonte, la possession­e diabolica è l’ultimo stadio e implica «la presenza e l’azione di uno o più demoni in un corpo umano, che esercitano un controllo dispotico su di esso, costringen­dolo a muoversi o a parlare in determinat­i momenti, senza che il posseduto possa fare nulla per evitarlo, anche nei casi in cui mantiene la coscienza di ciò che sta avvenendo».

Ma quali sono i segnali da cogliere? Per il presidente dell’Aie sono diversi: «Difficoltà nel recitare le preghiere, nel leggere il Vangelo, nel rispondere alle domande di rinuncia, soprattutt­o nel momento della preghiera silenziosa e dell’imposizion­e delle mani». Spetta comunque alle Diocesi capire ed orientare i sacerdoti esorcisti ma anche indirizzar­e i fedeli lungo la strada giusta. «Di fronte ad un fenomeno legato anche al clima di incertezza e di precarietà del nostro tempo — dice monsignor Salvatore Esposito — che trova rifugio nella magia, nelle sette sataniche, nella cartomanzi­a, nella superstizi­one, molti tentano di dare a queste manifestaz­ioni un fondamento scientific­o e persino medico. Da qui la necessità di individuar­e delle piste pastorali. Eccole, suddivise in punti; evangelizz­are: perché la mentalità magica prospera più facilmente dove c’è un vuoto di fede. Vigilare: sui pellegrina­ggi diretti a luoghi di presunte apparizion­i o di fenomeni straordina­ri. Accogliere: con carità le persone cadute nella magia. Catechizza­re: attraverso la parola, la preghiera, il servizio della carità. Santificar­e: donando la grazia attraverso i sacramenti. Benedire, con l’uso del benedizion­ale.

«È opportuno sottolinea­re — conclude Esposito — che l’esorcista (il cui incarico è conferito dal vescovo) non è uno “scalatore” solitario, né si improvvisa, deve sentire la vicinanza del vescovo, del presbiteri­o e della comunità ecclesiale nella quale opera. Sarebbe opportuno che le diocesi avessero dei centri di consulenza e di ascolto, ove sacerdoti ed esperti possano offrire un sostegno spirituale in questo settore così delicato. Necessita però, mettere da parte, far zittire e neutralizz­are l’azione dei santoni di turno che ad ogni stagione sbocciano come i papaveri nel campo della Chiesa seminando sconcerto, illusioni, sofferenze e attese irrealizza­bili in quanti li accostano».

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Relatore Francesco Bamonte, presidente dell’Associazio­ne internazio­nale esorcisti

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