Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’intervista «Mio nipote è morto Ma quei ragazzi non erano suoi amici»
NAPOLI «Mio nipote era un ragazzo per bene. Non aveva nulla a che fare con quella gente, non voglio che si pensi che quelli erano suoi amici. O peggio, che tra di loro ci fossimo anche noi familiari».
Con la voce rotta dal dolore, lo zio di Emanuele parla di quanto accaduto nella notte di domenica. L’incidente del nipote, quell’assurda scorribanda al Pellegrini con il sequestro dell’ambulanza.
Perché quegli uomini si sono mossi?
«Non lo so, erano lì quando c’è stato l’incidente. Forse credevano che i soccorsi non sarebbero arrivati. Quello che hanno fatto è sbagliato, lo posso comprendere, ma è sbagliato».
In che senso lo può comprendere?
«Anche io sono un infermiere, lavoro da quasi vent’anni in pronto soccorso, so cosa significa essere nell’emergenza in una città come Napoli. Anche io ho subito delle aggressioni in passato. Non posso trovare una spiegazione, ma se proprio devo mettermi nei loro panni, credo che quei ragazzi abbiano agito d’impulso. Hanno visto un ragazzino a terra che stava morendo, e hanno fatto quello che sappiamo. Ma hanno sbagliato».
Quindi la sua famiglia condanna quanto è avvenuto?
«Nel modo più assoluto. La nostra solidarietà è per quanti si sono trovati coinvolti, e
La condanna
Era una persona per bene. Non aveva nulla a che fare con quella gente, non voglio che si pensi che tra di loro ci fossimo anche noi familiari