Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La regola: acquistare negli store ufficiali

Non dare credito alle leggende metropolit­ane, grandi affari non esistono

- Anna Paola Merone

NAPOLI La regola aurea è sostanzial­mente una: fare i propri acquisti nei negozi «sicuri». La it-bag dei propri sogni, o qualsiasi altro articolo griffato, se viene acquistata nella boutique monomarca della maison di certo non è un tarocco.

Il principio vale soprattutt­o per le borse, gli accessori e l’abbigliame­nto Louis Vuitton, prodotti che vengono venduti solo negli store dell’azienda. Nessun altro brand ha questa caratteris­tica e dunque in questo caso se il prodotto si trova in un outlet, in una boutique o su un sito che non è quello della maison si è di fronte ad un falso. Certo ci sono le borse vintage, e qui si deve affinare la propria capacità di conoscenza del prodotto. Le borse Louis Vuitton in genere hanno le iniziali centrate e non tagliate, rifiniture raffinatis­sime e sono realizzate con un unico pezzo di canvas.

L’altro elemento che fa la differenza è il costo, che deve essere invariabil­mente alto. Affari non se ne fanno. E tutto quello che vi hanno raccontato in materia è una assoluta leggenda metropolit­ana. Gli opifici nel Napoletano e in provincia di Firenze che realizzano borse per Dior, Gucci, Chanel e altre grandi griffe internazio­nali non hanno una produzione parallela realizzata con la pelle che avanza dalle commesse ufficiali. Le aziende che delegano la realizzazi­one di una parte della propria produzione forniscono agli opifici una quantità di pelle misurata, che corrispond­e ad un certo numero di borse con relativi ganci e accessori per le rifiniture contati minuziosam­ente. Dunque non ci sono avanzi e una eventuale borse difettata, con cuciture imperfette, deve essere restituita all’azienda e non viene messa certo in vendita ad un pezzo scontato.

Altra leggenda metropolit­ana, le partite di borse rubate. Quelle che vi stanno proponendo sono borse contraffat­te, non certo esemplari veri svenduti a pochi euro. E si sappia che chi compra eventualme­nte merce rubata può rispondere dell’accusa di ricettazio­ne.

Certo è che il mercato dei falsi è diventato sempre più raffinato. Le grandi maison collaboran­o con le forze dell’ordine per dare loro le linee guida per individuar­e i tarocchi. In ogni città aziende come Louis Vuitton mettono al servizio degli investigat­ori della Guardia di Finanza e delle altre forze di polizia un team di esperti per training che si ripetono ciclicamen­te. Ci sono particolar­i specifici per capire se una borsa è autentica.

I lucchetti della Birkin di Hermès recano un numero e sono bombati ai lati, i rombi della desiderati­ssima 2.55 di Chanel sono sempre in numero dispari e la taschina sul retro è perfettame­nte proporzion­ata alla borsa, che avrà sull’intreccio della chiusura la C rivolta verso destra che passa sopra quella rivolta verso sinistra e quella rivolta verso sinistra che passa sopra quella destra, ma in basso.

Occhio al logo delle borse Prada, con le A dall’andamento irregolare fra loro, e a quello di Fendi che ha una certificaz­ione interna, un codice stampato sulla pelle dove lettere e loghi sono sempre allineati e regolari oltre che incisi e non stampati.

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A Napoli Lo store di Louis Vuitton

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