Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Villa comunale, i pali della luce anni ’30 lasciati all’incuria
Sostituiti e poi abbandonati in un angolo accanto ad altri elementi in stile Liberty. Polemiche sui social
NAPOLI In fila, l’uno dopo l’altro, come scacchi. I lampioni in ghisa che fino a qualche anno fa caratterizzavano l’arredo della Villa comunale di Napoli sono quasi tutti spariti. Ne restano sette, addossati ad una costruzione di servizio nei pressi di viale Dohrn. Divorati dalla ruggine e abbandonati accanto ad una serie di cestini per i rifiuti dallo stile Liberty, e sono uno dei segno del degrado crescente che caratterizza la ex passeggiata borbonica.
«Dopo essere stata declassata a retrobottega della Linea 6 metropolitana, scempiata con scavi per pannelli di aerazione, depredata del prezioso patrimonio arboreo, sfregiata del patrimonio monumentale, ora la villa comunale subisce un ulteriore retrocessione a deposito a cielo aperto» nota sul suo profilo Facebook Edvige Nastri, attivista che in città si è fatta promotrice di molte battaglia nel nome dell’ambiente.
Un post che ha fatto discutere e in fondo al quale si sono moltiplicati i commenti. «Questi antichi lampioni divelti e abbandonati alle intemperie — aggiunge la Nastri — sono il segno di un modo scellerato ed irresponsabile di gestire il patrimonio della nostra città. Ho vergogna per chi ci amministra».
Fra le repliche alle immagini pubblicate da Edvige Nastri quella di Antonio Pariante che traccia un profilo storico dei lasciati abbandonati in villa comunale. «Le riproduzioni di questi lampioni, commissionati dal Comune di Napoli in sostituzione degli originali deteriorati, sono della ditta Irollo e costano circa 3.500 euro ciascuno. Ora bisogna capire se si tratta di questi o addirittura degli ultimi e originali di fine Ottocento presenti ancora in Villa. in tal caso avrebbero ovviamente un prezzo e un valore assolutamente diverso» nota.
Edvige Nastri sottolinea che si tratta in ogni caso degli stessi lampioni che nel 2012 furono rimossi da Mergellina, realizzati dall’opificio Treichler. Ricorda che il 25 ottobre di quell’anno il Comune di Napoli avviò la rimozione dei lampioni in ghisa della passeggiata a mare dopo l’approvazione di una delibera.
«Sei anni fa, in un altro post su Facebook — racconta — sottolineavo che lo scempio delle opere storiche di questa città è all’ordine del giorno e prende, di volta in volta, nomi diversi. In questo caso l’hanno chiamata “riqualificazione impianto pubblica illuminazione”, per lo scempio della Cassa Armonica lo hanno chiamato “messa in sicurezza”. Di fatto la storia di Napoli sta per essere ormai cancellata per fare posto al consumismo globale».