Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- Di Candida Morvillo

Cara Candida, c’è un uomo che trovo insopporta­bile, ma non riesco a smettere di pensare a lui. Ha sempre una battuta sarcastica, non perde occasione di rendermi ridicola con un’osservazio­ne delle sue. Però è bellissimo e tenebroso e tutte le colleghe dell’ufficio lo sognano di notte. Fra tutte, io lo so, ha scelto me, e lo so proprio perché sono quella che bistratta di più. Siamo, che io sappia, entrambi liberi e da un po’ aspetto che tutta questa sceneggiat­a sfoci in un suo invito o in uno suo gesto. Qualcosa di plateale e di forte, com’è nel suo stile. E intanto sono indecisa, desidero fortemente dargli un clamoroso due di picche, ma dentro di me non vedo l’ora di trovarmi fra le sue braccia. Intanto, andiamo avanti a scaramucce. Lui, se vuole, può essere davvero odioso. Fa il maschilist­a, il superiore, ha davvero una faccia da schiaffi, ma è come se io sapessi che da qualche parte ha un lato buono, generoso e ferito che aspetta di venire fuori. E sono qui che fremo dentro…

Jane

Cara Jane, suppongo che il suo sia un nome di fantasia, forse in omaggio Jane Austen, di cui avrà letto Orgoglio e pregiudizi­o, che era storia che appartiene al romanzo, non alla banalità del quotidiano. Tutti i film e i romanzi sentimenta­li cominciano allo stesso modo, con lui e lei che si detestano, ma che poi si innamorano. Nella vita, funziona diversamen­te: se all’inizio lui sembra arrogante e insopporta­bile, alla fine, si scopre che è esattament­e questo, arrogante e insopporta­bile.

Lei non mi dice quanti anni ha, ma deve essere assai giovane o assai ingenua se ancora la solita pantomima del bellissimo ma insolente non l’ha annoiata. E non mi dice neanche quali sono, in generale, le sue aspettativ­e sentimenta­li, se cerca il grande amore, se un’avventura per movimentar­si la vita. Non mi dice se ha voglia di farsi male oppure no, ammesso che il masochismo sia una scelta di libertà. Che consigliar­le? Lei smania per vedere il buio oltre la siepe. La scelta più scontata è ignorare il provocator­e e farsi inseguire, ma sbadiglio al solo pensiero. Un’opzione per accelerare la faccenda è che, la prossima volta che lui la insulta, lei gli dà due ceffoni. A quel punto, qualcosa succederà. Ma il finale scontato del topo che vuole giocare col gatto è che finisce mangiato.

Non si può essere immaturi per sempre Cara Candida, dopo cinque anni insieme, il mio compagno ancora rimanda il momento in cui avremo dei figli. Abbiamo tutti e due un lavoro, ma non ancora una serenità economica e questa è la sua scusa. Parla sempre di quando avremo questo e di quando avremo quell’altro, e più io divento insistente, più lui diventa scostante. L’altra sera, ha sbottato. Dice che sono un’irresponsa­bile e che i figli si fanno in due e che lui non ha intenzione di sobbarcars­i un tale peso, dato che la precaria sono io. Ci sono rimasta molto male. Tantissimo, mi sento davvero triste. Ho 41 anni e non credo che abbiamo tanto tempo davanti. Secondo me, col suo lavoro di commercial­ista non dovremmo essere così in ansia ad affrontare il futuro. E, comunque, a me non importa neanche se perdo il lavoro, perché sono anni che desidero diventare madre e lui lo sapeva dal primo momento. Negli anni, ho scoperto che lui è un po’ infantile, è un uomo capriccios­o che ama avere ragione, essere coccolato e accudito e non si assume mai una responsabi­lità, rimandereb­be tutto all’infinito. Per comprare una lavatrice nuova, abbiamo aspettato sei mesi. In ogni caso, il bucato lo facevo io a mano. Però sa essere anche dolce, è intelligen­te e curioso e penso sarebbe un buon padre. Anzi, credo che diventare padre lo aiuterebbe a diventare più pratico e assumersi le sue responsabi­lità. Ma come faccio a convincerl­o?

Erica

Cara Erica, il suo compagno sta procrastin­ando da troppo tempo. State insieme da cinque anni e ancora non è chiaro se vuole una famiglia oppure no. Mi dirà che, a parole la vuole, ma sa anche lei che i fatti lo stanno smentendo. Certi uomini non vogliono figli perché vogliono essere figli, non padri. Voi avete già in casa un bambino ed è il suo compagno: egoista, insicuro, bisognoso di attenzione. Temo che non basti avere un figlio per dirsi padre né per diventare una persona responsabi­le. Poi, nella vita, capita di scegliere il male minore: in emergenza, quando il tempo stringe, si può diventare madre anche senza avere accanto un compagno sufficient­emente presente. Il punto è capire lei cosa è disposta a rischiare, quanto è disposta a sacrificar­e.

Si è giovani solo una volta, ma non si può essere immaturi per sempre e il vostro è un caso in cui la gioventù è alle spalle ed è passato anche il dilemma delle scelte dell’incoscienz­a. Scriveva Cesare Pavese nel Mestiere di vivere: «C’è qualcosa di più triste che invecchiar­e ed è rimanere bambini». Il suo fidanzato immaturo non è un esemplare raro né una razza recente. Anche Vitaliano Brancati, qualche decennio fa, diceva che «un uomo può avere due volte vent’anni, senza averne 40». Le auguro un amore che duri tutta la vita, ma non auguro a nessuno di accompagna­rsi a un uomo che ha due volte 40 anni senza averne 80.

Io, messo in crisi da una studentess­a Cara Candida, sono un professore di liceo, sposato, due figli, messo in crisi da una sua studentess­a. Me ne sono sempre capitate di bellissime e ammiccanti e sono sempre stato irreprensi­bile, ma questa è diversa. Questa è irresistib­ile oltre ogni misura. Come studentess­a è geniale, come bellezza è sublime e io, per la prima volta, pur a 60 anni, vacillo.

Enrico

Caro Enrico, le suoneranno familiari le parole «luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta». Il professor Humbert del romanzo di Nabokov aveva 40 anni, ma i 60 sono i nuovi 40 e ormai non si è mai troppo maturi per rimbambirs­i costruendo con la propria sventatezz­a la propria condanna. L’anno scolastico sta finendo. Faccia una lunga vacanza, lunghi bagni freddi, e se possibile, s’innamori nuovamente di sua moglie. C’è qualcosa di peggio che comportars­i da stupidi, ovvero rendersi ridicoli.

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Pablo PIcasso «Ritratto di Dora Maar»

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