Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Di Maio sfila l’assessore a De Luca
I 5 Stelle chiedono a Capozza di restare a Palazzo Chigi, lui rinuncia alle Attività produttive
La prima mossa di Luigi di Maio nei confronti del governatore campano e suo acerrimo avversario politico, Vincenzo De Luca, ha tutta l’aria di una beffa. Soffiargli il nuovo assessore regionale alle Attività produttive Gerardo Capozza — colui, per intenderci, che avrebbe dovuto sostituire il pur fidatissimo Amedeo Lepore, relegato (ma pare non abbia accettato) al ruolo di consigliere del presidente per la istituzione delle Zes — non è cosa da poco.
La prima mossa di Luigi
NAPOLI di Maio nei confronti del governatore campano e suo acerrimo avversario politico, Vincenzo De Luca, ha tutta l’aria di una beffa. Soffiargli il nuovo assessore regionale alle Attività produttive Gerardo Capozza — colui, per intenderci, che avrebbe dovuto sostituire il pur fidatissimo Amedeo Lepore, relegato (ma pare non abbia accettato) al ruolo di consigliere del presidente per la istituzione delle Zes — non è cosa da poco. Capozza, 57 anni, medico («ma lui e Gigi Marzullo — spiega l’ex ministro Gianfranco Rotondi — sono gli unici medici irpini che non hanno mai esercitato la professione») è stato per il passato il collaboratore più fidato dell’ex segretario del Ppi, Gerardo Bianco, come quest’ultimo di Morra de Sanctis. E di Morra è stato sindaco per ben due mandati, realizzando la cosiddetta Area pilota: insediamenti produttivi e poli di ricerca concentrati in un unico territorio. Poi fu proprio Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma con Berlusconi,ad affidargli l’incarico di capo del suo dipartimento a Palazzo Chigi. Attualmente Capozza è capo del cerimoniale della presidenza del Consiglio dei ministri e da qualche settimana gli esponenti 5 stelle gli avevano chiesto di rimanere nel suo delicato ruolo. Al suo posto, De Luca ha nominato Antonio Marchiello, napoletano del Vomero, direttore generale in pensione della Regione Campania, fino a poco tempo fa a capo del settore Trasporti. È probabile che il suo sia un incarico a termine in attesa di una nomina definitiva.
Sarà anche la prima soddisfazione da ministro e da vice premier che Di Maio riscuote, ma i suoi fronti di guerra restano aperti non soltanto in direzione di palazzo Santa Lu- cia. Rischia, infatti, di inasprirsi anche il rapporto con l’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne il quale ha pronunciato una caustica battuta sul fatto che il leader grillino giri a Roma con una Renault. Proprio ora che la veloce ascesa del giovane di Pomigliano obbliga quest’ultimo, nei nuovi panni di ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, a doversi confrontare con l’influente manager della Fca per ragioni istituzionali. Dopo la parata del 2 giugno, il neo ministro ha fatto da guida, registrando un video con il telefonino e pubblicandolo su Facebook, nelle segrete stanze del Potere. Dal portone di ingresso del ministero dello Sviluppo economico ha indicato la sede di
Sergio Marchionne
Di Maio? Ho notato in tv che andava in giro con una Renault, e io mi stavo domandando quale parte dello stabilimento di Pomigliano le produce Non credo che le facciamo noi. Uno che nasce a Pomigliano con uno stabilimento di quelle dimensioni vicino a casa, dovrebbe andare in giro con una Panda dalla mattina alla sera
quello del Lavoro, dall’altro lato di via Veneto, dove sarà inevitabilmente impegnato a scavalco: «Mi ha fatto piacere — ha spiegato ai suoi followers — che Fca e Marchionne abbiano deciso di investire sull’auto elettrica: è un cambio di pensiero che accolgo senza ironia e senza polemica, ma anzi con entusiasmo perché possiamo lavorare al milione di macchine elettriche anche assieme alla principale azienda automobilistica». Di Maio ha tenuto a sottolineare che la sua non è una replica polemica a Marchionne. Forse ha capito che si è conclusa la stagione del tiro a bersaglio e sembra che voglia gettare un ponte di dialogo verso i vertici di Fca. Il vicepremier e neo ministro punta
a raffreddare lo scontro con l’amministratore di Fca il quale, vedendolo uscire a bordo della sua auto dopo il giuramento del Governo, lo aveva ironicamente rimproverato: «Ho notato in tv che Di Maio andava in giro con una Renault, e io mi stavo domandando quale parte dello stabilimento di Pomigliano le produce. Non credo che le facciamo noi. Uno che nasce a Pomigliano — ha pungolato l’ad — con uno stabilimento di quelle dimensioni vicino a casa, dovrebbe andare in giro con una Panda dalla mattina alla sera».
I rapporti tra i due non sono mai stati particolarmente affettuosi. A gennaio scorso, infatti, Di Maio usava toni divertiti nei confronti del manager italo-canadese: «Sembra che stia cambiando idea. Qualche mese fa aveva sostenuto che l’auto elettrica è addirittura una “minaccia all’esistenza stessa del pianeta”. Adesso promette che entro il 2025 la metà del mercato dell’auto sarà elettrico».
Marchionne, invece, ha preferito quasi sempre colpire di fioretto. Come l’altro giorno, quando ha ripreso il neo ministro sulla scelta di viaggiare con un’auto straniera. Al salone di Ginevra, nel marzo scorso, aveva usato toni di sfida: «Paura dei 5 Stelle? Ne abbiamo passate di peggiori. Quanto a Di Maio e Salvini non li conosco, ma non mi spaventano».