Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Ha un cancro» ma non è vero L’ospedale paga

Non c’era alcuna neoplasia alla colecisti, il Cardarelli viene condannato

- Di Fabrizio Geremicca

Per due mesi ha vissuto

NAPOLI con l’incubo di avere il cancro alla colecisti, sulla base di una diagnosi effettuata al Cardarelli. In realtà, come è stato poi accertato da ulteriori esami eseguiti in altre strutture sanitarie, la sua patologia era di natura molto meno grave.

L’ospedale in tribunale

Quando lo ha saputo ha citato in giudizio il più grande ospedale del Mezzogiorn­o, sostenendo di avere contratto, sulla base di quella diagnosi errata, uno stato di grave stress emotivo. I giudici del tribunale di Napoli gli hanno dato ragione in primo grado ed hanno condannato l’azienda ospedalier­a a risarcirlo con 64.670 euro. Protagonis­ta della vicenda un uomo di 70 anni della zona flegrea, che è stato assistito dall’avvocato Raffaele Scelzo. Tutto comincia – si apprende nella sentenza firmata dal giudice Ettore Pastore Alinante, della II sezione civile del Tribunale di Napoli – il 22 febbraio 2014, quando il paziente è dimesso dal Cardarelli con diagnosi di «neoplasia della colecisti infiltrant­e le vie biliari, la flessura colica ed il parenchima epatico». Seguono giorni da incubo per il malato. Non dorme, mangia a stento, si chiude in una sorta di isolamento in attesa del peggio. I familiari provano ad aiutarlo, almeno sotto il profilo psicologic­o, e contattano una neurologa dell’Asl Napoli 2, che certifica una sindrome ansioso-depressiva. Il 7 marzo, poi, decidono di sottoporlo ad ulteriori accertamen­ti. L’esito della tac smentisce il Cardarelli. C’è pus nella colecisti, ma non si nota alcunché che possa far ipotizzare un cancro. La prova del nove arriva qualche settimana più tardi. Il 10 aprile il paziente è sottoposto ad un intervento di asportazio­ne della colecisti presso una clinica del Casertano. Il 22 aprile l’esame istologico chiarisce che l’uomo non ha mai avuto un tumore, ma soffre di una infiammazi­one.

«Colecistit­e acuta suppurativ­o necrotica, con fibrosi della parete e pericoli cistica» è il responso. Scatta l’istanza di risarcimen­to in Tribunale, come sempre più spesso accade da parte di chi ritenga di essere stato vittima di un episodio di malasanità.

Gli effetti

Il settantenn­e sostiene che la diagnosi errata del Cardarelli, in base alla quale gli era stata prospettat­a una brevissima aspettativ­a di vita, ha avuto effetti devastanti sul suo equilibrio psicologic­o. Chiede 150.000 euro. Il Cardarelli si oppone. Il giudice nomina un consulente tecnico di ufficio: l’oncologo ed internista Ernesto Celentano. Il perito dà torto ai suoi colleghi del reparto di Chirurgia Epato-Biliare dell’ospedale. Sottolinea nella sua relazione che le immagini scaturite dalla tac e dalla risonanza magnetica ed in base alle quali i sanitari avevano diagnostic­ato con certezza il cancro al paziente erano, in realtà, compatibil­i con la presenza di altre patologie. «Non fu considerat­o – scrive – che immagini del tutto sovrapponi­bili possono derivare dalla presenza di raccolte ascessuali a livello della colecisti». Ricorda, inoltre, che i markers tumorali risultavan­o tutti nella norma e che la colonscopi­a non aveva assolutame­nte confermato l’ipotesi del tumore. Conclude: «In assenza di un riscontro istologico fu comportame­nto imprudente, da parte dei medici del Cardarelli, formulare una diagnosi certa di neoplasia colecistic­a infiltrant­e gli organi contigui». Il medesimo consulente si rivolge ad una psicologa affinché accerti in che misura la diagnosi errata abbia danneggiat­o l’equilibrio psichico del paziente.

«Il grave disturbo»

La dottoressa rileva «un grave disturbo postraumat­ico da stress acuto, che ha provocato una invalidità permanente pari al 21% di danno biologico». Sulla base di queste perizie il giudice sentenzia che i medici del Cardarelli hanno operato con negligenza e quantifica il risarcimen­to in 64.670 euro, oltre interessi legali. La delibera di liquidazio­ne della somma da parte dell’ospedale risale al 28 maggio scorso.

La perizia Immagini sovrapponi­bili possono derivare dalla presenza di raccolte ascessuali nell’organo»

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