Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Resta chiuso il Parco dei Camaldoli È una (involontar­ia) area protetta

Zona off limits dallo scorso anno. Ora poiane, corvi e picchi sono gli unici frequentat­ori Riaprirlo? Dal Comune rispondono: non si sa

- di Marco Molino

NAPOLI Questa volta nessuna comunicazi­one ufficiale è stata diramata, ma il cancello serrato non lascia spazio a dubbi: il Parco dei Camaldoli è ancora una volta inaccessib­ile. Un milione di metri quadrati di macchia mediterran­ea dietro un catenaccio arrugginit­o. Restano irrisolti i problemi di manutenzio­ne e gestione della seconda area verde più vasta di Napoli dopo Capodimont­e, patrimonio paesaggist­ico abbandonat­o in cima a una collina perennemen­te a rischio di cedimenti. Una visita programmat­a al bosco, prima di raggiunger­e il vicino Eremo, ci è dunque impedita da una selva di sbarre metalliche.

Le ultime notizie sicure risalgono alla metà dell’anno scorso, quando l’area era stata interdetta per un mese dal Comune «a causa di infiltrazi­oni d’acqua e smottament­i che hanno interessat­o punti diversi del perimetro verde». In quella occasione, il presidente della commission­e Trasparenz­a del Comune Mimmo Palmieri aveva richiamato l’attenzione su «un territorio devastato, nel quale i lavori avviati nel 2006 dal Commissari­ato Straordina­rio di Governo per l’Emergenza Sottosuolo non sono stati ultimati, e nel quale si registra un altissimo rischio di tenuta idrogeolog­ica».

Cause principali della instabilit­à sono l’urbanizzaz­ione, spesso abusiva, la deforestaz­ione e l’obliterazi­one dei corsi d’acqua. L’intervento congiunto di assessorat­o all’ambiente e tecnici dell’Abc aveva comunque consentito la riapertura a luglio. Una soluzione che ha solo rinviato il problema, come dimostra il nuovo stop agli ingressi. Però la nostra voglia di esplorare intanto non si placa. Seguiamo il muro perimetral­e fino ad un punto dove risulta facile scavalcare e saltiamo dentro. Pochi passi ed ecco che «il dolce vallone rivestito di giovani castagni», descritto dal meridional­ista Giustino Fortunato nel 1870, è diventato una giungla, con i rovi spinosi che si avvinghian­o alle gambe e alla giacca. Tra i cespugli emergono sacchi della spazzatura e materiale di risulta. I sentieri ripristina­ti nel 1996 sono spariti nel mare verde come in America Latina talvolta è accaduto alle antiche città Maya. Ben presto, l’intrico di rami e il terreno franoso ci costringon­o a tornare indietro. Attualment­e gli unici frequentat­ori del parco sono gli uccelli: corvi, picchi e passeri svolazzano felici tra i rami, al riparo dallo sguardo famelico dei falchi pellegrini e delle poiane.

«L’attività di osservazio­ne per fortuna continua, perché la nostra base è adiacente ma non dentro il bosco», spiega Leonardo Dell’Annunziata, presidente dell’associazio­ne di birdwatchi­ng Agrifoglio. «Da lì possiamo comunque constatare — aggiunge — lo stato di abbandono in cui versa da sempre l’area verde. Di questa ennesima chiusura non ce ne eravamo neanche accorti». Anche sul cancello d’ingresso non c’è un avviso, un’ordinanza, una misera spiegazion­e. Neppure un’informazio­ne sui siti web istituzion­ali. Proviamo a chiamare il numero di telefono fornito dal Comune di Napoli. Ci rispondono dopo un solo squillo. «Il parco? No, non è accessibil­e. La guardiola è praticamen­te distrutta e poi sono necessari parecchi interventi di riqualific­azione». Ma quando potrà riaprire? «Nessuno lo sa».

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Un milione di metri quadrati di macchia mediterran­ea, questo è il Parco dei Camaldoli Purtroppo da tempo è chiuso
Area verde Un milione di metri quadrati di macchia mediterran­ea, questo è il Parco dei Camaldoli Purtroppo da tempo è chiuso
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Privi di spiegazion­e Sul cancello non c’è un avviso di chiusura

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