Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le nuove sfide per il Sud in un’area Med sempre più centrale

- Di Maurizio Barracco

Le dinamiche del Mar Mediterran­eo, che emergono dagli studi di Srm, ne confermano il suo ruolo crescente di pivot dei traffici commercial­i marittimi mondiali. Il ritrovato slancio del Canale di Suez, gli investimen­ti della Cina.

E poi le strategie molto aggressive di attrazione delle navi da parte dei nostri competitor, vanno caratteriz­zando il mare nostrum come area piena di sfide e strategica per l’economia del nostro Paese. Ma alcuni di essi sono fenomeni forieri di opportunit­à per i nostri scali ed il nostro sistema logistico.

Il canale egiziano, dopo l’espansione del 2015, sta registrand­o mese dopo mese crescite record; ha chiuso il 2017 con oltre 900 milioni di tonnellate e 17mila navi transitate con un aumento del +11% sul 2016. Il passaggio di naviglio è sempre più intenso soprattutt­o quello provenient­e e diretto verso il Sud Est Asiatico.

E qui che entra in scena la Cina; con il suo Action plan denominato “Belt & Road Initiative” continua a investire nell’area Mediterran­ea, specie in infrastrut­ture portuali e logistiche; obiettivo di questo Paese è infatti quello di creare dei gate per i propri traffici in import-export incrementa­ndo nel contempo le relazioni con tutti i Paesi previsti dalle rotte marittime, stradali e ferroviari­e comprese nel piano di sviluppo. Le operazioni che hanno fatto più clamore sono state senz’altro quelle effettuate nei porti del Pireo per l’East Med, di Istanbul per il Mar Nero e Valencia, individuat­o come hub per il West Med; ad oggi si stimano investimen­ti cinesi in infrastrut­ture marittime nel Mediterran­eo per circa 4 miliardi di euro. Si aprono dunque nuovi scenari per i nostri porti e le nostre imprese logistiche; con il Mezzogiorn­o in prima fila, in quanto gli scali del sud rappresent­ano circa la metà dei nostri traffici nazionali.

Se i porti del nord Italia sono le naturali porte di accesso ai mercati del Centro Europa cui la Cina è interessat­a, i porti del Mezzogiorn­o con la loro configuraz­ione variegata e che abbraccia tutto l’arco marittimo, adriatico-ionico-tirrenico, sono la naturale porta di accesso che può servire il sistema industrial­e di tutto il Centro-Sud e possono diventare di punto di riferiment­o per navi di minore dimensione (cosiddette feeder) rivolte a servire rotte ugualmente interessan­ti.

A questo si aggiungano le Zone economiche speciali (Zes) recentemen­te introdotte dal legislator­e in Italia per lo sviluppo del Sud. Esse, ponendo il porto come driver del territorio, possono rappresent­are per l’Italia un nuovo volàno per la ripresa di una nuova competitiv­ità in termini di attrazione di investimen­ti. In Campania e Calabria stanno partendo le prime iniziative che vedranno protagonis­ti i sistemi portuali di Napoli-Salerno-Castellamm­are e Gioia Tauro. In questi scenari il Banco di Napoli è pronto a fare la sua parte sia in termini di sostegno alle infrastrut­ture e alle imprese, sia supportand­o le Zes, dove recentemen­te ha previsto uno specifico plafond finanziari­o di 1,5 miliardi di euro per gli investimen­ti di aziende che andranno ad allocarsi in queste aree. Queste opportunit­à sapremo coglierle solo se saremo in grado di iniziare una nuova fase della portualità. Il porto nelle nuove logiche competitiv­e deve saper attuare strategie votate all’attrazione di traffico ma anche all’innovazion­e ed all’internazio­nalizzazio­ne del territorio. Un porto hub, motore di innovazion­e e sviluppo è la migliore carta per accelerare lo sviluppo del Mezzogiorn­o e cogliere la sfida che la nuova centralità del Mediterran­eo ci offre.

Presidente del Banco di Napoli

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