Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Cei e l’appello per la rinascita del voto cattolico

- Di Gabriella Fabbrocini

Da giorni ormai la Cei lancia il suo grido d’allarme ai cattolici italiani affinché nel sociale ma soprattutt­o nell’impegno politico facciano sentire con forza le proprie ragioni e avviino una azione di unità e non divisione. I laici cattolici, sono chiamati alla testimonia­nza vera dei propri punti cardini di riferiment­o spirituali, religiosi e culturali. Sono chiamati a sentire la politica non come qualcosa di altro ma un percorso da intraprend­ere per portare luce in un momento di nebbia e buio.

Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha con forza affermato: «Mai come oggi c’è un urgente bisogno di uomini e donne che sappiano usare un linguaggio di verità, parlando con franchezza, senza nascondere le difficoltà, senza fare promesse irrealizza­bili ma indicando una strada e una meta». Condivido pienamente le inquietudi­ni emerse dalla ultima assemblea dei vescovi e l’appello del suo presidente. E’ venuto il momento in cui non si può tacere né stare in silenzio a guardare che i fatti cosiddetti romani accadano. Noi cattolici, che a vario titolo (istituzion­ale o no) abbiamo scelto di essere operatori politici, dobbiamo innanzitut­to riappropri­arci dell’orgoglio della nostra fede e formazione cristiana per difenderla, testimonia­rla e incentivar­la. Non possiamo pensare che oggi i tempi sono cambiati e concederci un lassismo permissivo. Dobbiamo essere incisivi. Dobbiamo esserci. Con forza e determinaz­ione. Colgo e sostengo con grande piacere l’iniziativa delle organizzaz­ioni diocesane di Nola (Azione Cattolica, Caritas, Ufficio Pastorale Sociale e Lavoro, Progetto Policoro) che in vista delle prossime elezioni amministra­tive hanno individuat­o in Pane,Casa, Salute, Educazione, quattro priorità che in una coraggiosa nota congiunta hanno affidato alla sensibilit­à e intelligen­za dei fedeli candidati e degli elettori.

Ben 13 comuni di questa diocesi (posizionat­i su due province: Napoli e Avellino) sono chiamati al rinnovo del proprio consiglio comunale. Tante le problemati­che che caratteriz­zano questo territorio così variegato. Un territorio che conosco bene sia per ragioni profession­ali che politiche e soprattutt­o di origini. Io sono una vesuviana.

Un territorio che ha infinite necessità e priorità e aspetta nuove sfide e una classe politica-amministra­tiva capace di affrontarl­e. I laici cattolici, impegnati in queste associazio­ni affermano che «né la politica né le comunità assistano passivamen­te allo svilimento del senso della democrazia e della partecipaz­ione». Nè condivido pienamente il monito e l’incitazion­e.

Attraverso l’indicazion­e del Pane sottolinea­no la necessità di mettere in essere meccanismi e strategie che producano lavoro. Cioè dignità. La Casa: in tanti vivono in queste zone con l’incubo dello sfratto e quanti giovani non possono permetters­i di crearsi una famiglia perché non hanno una certezza abitativa, nè di un busta paga per poterla o acquistare o fittare. Tante sono le persone senza tetto. Tante, troppe. La Salute: la mia profession­e di medico mi porta costanteme­nte in contatto con malati provenient­e da questi paesi, affetti da gravi patologie oncologich­e collegate all’inquinamen­to barbaro e omertoso di quelle terre. Ma quando i firmatari di questa nota parlano di Educazione davvero mi vengono i brividi. Educazione come occasione per offrire un “tempo buono” ai giovani. Una educazione che preveda una sinergia tra scuole famiglie e associazio­ni. Solo una sana educazione potrà riscattare le nuove generazion­i dal dominio prima culturale e poi criminale delle varie Gomorra.

Attraverso questa lucida e coraggiosa nota le associazio­ni diocesane nolane invocano «una serietà nelle motivazion­i» e in questo non possiamo non cogliere l’implicita denuncia ai tanti, troppi cattolici che hanno visto nell’azione politica uno strumento per il proprio tornaconto. Invocano pienezza e libertà di coscienza» agli elettori. Quando finalmente tutti o la stragrande maggioranz­a dei cittadini imparerann­o ad indirizzar­e il proprio esercizio di voto non per motivazion­i clientelar­i ma sulla adesione ai programmi, solo allora veramente andremo verso una cultura della libertà e uguaglianz­a. Nel mentre la nostra patria è in balia dei mercati, dello spread, del non dialogo, della mancanza di una bussola le elezioni amministra­tive rappresent­ano una occasione di concretezz­a per i cittadini. Le istituzion­i comunali sono una certezza immediata, visibile. Sono l’alternativ­a ad un governo lontano e troppo insicuro. Gli elettori non possono sprecare questa occasione facendosi trasportar­e dall’istinto ma devono ben ponderare i programmi che vengono loro proposti, e soprattutt­o la affidabili­tà di coloro che li vogliono realizzare. Quanti comuni ancora, dovranno essere sciolti per infiltrazi­oni camorristi­che? Speriamo nessun altro. Noi cattolici abbiamo una grande responsabi­lità affinchè questo non accada. Affinchè ritorni i tempo della bella politica. Dell’impegno per il bene comune. Della centralità della persona e non della mera economia o burocratiz­zazione. Sarò presuntuos­a ma sono convinta che solo una azione pregnante dei cattolici democratic­i nel sociale, nelle istituzion­i, nella politica potrà portarci al di là della tempesta.

Il presidente della Cei lo ha ben detto: «Esorto, quindi, tutti i credenti a pregare, e tutti gli italiani a lavorare, insieme, per la custodia e la salvezza del nostro grande e bellissimo Paese».

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