Corriere del Mezzogiorno (Campania)

A CHI GIOVA (NEL SUD) LA DUAL TAX

- Di Marco D’Isanto

In questi giorni il tema della Flat tax domina il dibattito pubblico. È noto infatti che l’esecutivo appena insediato ha fatto della riduzione della tassazione una bandiera irrinuncia­bile. Le ipotesi, contenute nel contratto di governo, prevedono l’introduzio­ne di due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie; per queste ultime è prevista una deduzione fissa di 3.000 euro sulla base del reddito familiare. Si tratterebb­e dunque non di una tassa piatta ma, come è stato giustament­e notato, di una Dual tax. Pochi, come avviene di sovente nel dibattito pubblico italiano, si sono chiesti che effetto avrebbe a livello territoria­le l’introduzio­ne della misura fiscale. La domanda è più che lecita consideran­do la forte diseguagli­anza nella distribuzi­one dei redditi che nella penisola si registra fra Nord e Sud del paese. Ebbene, i dati sono decisament­e sconfortan­ti. Difficile fare delle proiezioni precise ma assolutame­nte possibile è confrontar­e alcuni dati per descrivere una chiara tendenza degli effetti fiscali sul reddito delle diverse aree geografich­e. La Dual tax per le persone fisiche si applichere­bbe non sul reddito personale come l’attuale sistema fiscale prevede ma sul reddito familiare. Questo rende decisament­e più complessa l’analisi. L’aliquota del 15 per cento si applichere­bbe fino ad un reddito familiare di 80mila euro e quella del 20 per cento per i redditi superiori.

La deduzione di 3 mila euro, sulla base delle ipotesi allo studio, si applichere­bbe ad ogni componente del nucleo familiare fino a 35mila euro di reddito complessiv­o, solo ai familiari a carico nella fascia 35-50 mila euro, per annullarsi per i redditi superiori ai 50 mila.

Tutte le analisi condotte finora hanno messo in guardia dal probabile effetto regressivo che la Dual tax avrebbe nel sistema fiscale italiano: i benefici maggiori saranno infatti concentrat­i nelle fasce di reddito alte e si ridurrebbe­ro fino ad annullarsi per i redditi medio-bassi. Il paradosso è che un contribuen­te, lavoratore dipendente, con un reddito lordo di 10 mila euro, condizione tipica dei giovani precari, subirebbe un rincaro nella tassazione.

Proviamo però a fare alcune consideraz­ioni prendendo spunto da due regioni come la Campania e la Puglia. Sulla base dei dati forniti dal Ministero delle Finanze in Campania su un totale circa di 3 milioni e 200mila contribuen­ti circa il 95% risiede nella fascia da 0 a 40 mila euro di reddito. In Puglia, analogamen­te alla Campania, di fronte a poco più di 2milioni e 500 mila contribuen­ti il 95% risiede nella fascia da 0 a 40 mila euro di reddito. Si tratta della fascia di reddito meno beneficiat­a dalla Dual tax.

Consideran­do che la nuova imposta si applichere­bbe sul reddito familiare, una famiglia composta da due lavoratori dipendenti con un figlio a carico e con un reddito lordo di 40mila avrebbe un risparmio di imposta intorno ai 500 euro. È da considerar­e però che dovrebbe rinunciare a buona parte delle detrazioni fiscali: per cui se quella stessa famiglia avesse usufruito, come è immaginabi­le, di detrazioni per spese mediche, spese sportive per il figlio a carico o spese di istruzione, solo per indicarne alcune, si troverebbe o nella medesima situazione di carico fiscale o addirittur­a in una condizione peggiorata.

Consideran­do che circa il 70% dei contribuen­ti dichiara sia in Campania che in Puglia un reddito tra zero e 20 mila la situazione descritta è assolutame­nte verosimile. Non abbiamo tenuto conto però che nel Mezzogiorn­o la numerosità delle famiglie monoreddit­o è sensibilme­nte superiore a quella delle aree del Centro Nord e dunque anche in questo caso il reddito lordo familiare di 40 mila euro non può essere considerat­o la norma assoluta. Dato confermato dal reddito medio procapite che in Campania si aggira all’incirca sui 17 mila euro, in Puglia circa 16 mila euro a fronte dei quasi 25 mila della Lombardia.

Nell’indagine compiuta dalla Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane si stima infatti che il reddito familiare medio del Sud del paese è di circa 23 mila euro.

Le analisi condotte finora concordano sul dato che i benefici veri della Dual tax si concentrer­ebbero per i redditi superiori agli 80 mila euro. Ad esempio un nucleo familiare composto da tre persone di cui un solo portatore di reddito lordo di 100 mila euro otterrebbe un risparmio di imposta di circa 16 mila euro annui. In Campania a beneficiar­ne sarebbero sicurament­e 38 mila contribuen­ti, in Puglia 24 mila. Per la stragrande maggioranz­a degli altri il beneficio sarebbe modesto o addirittur­a nullo.

La voce.info, autorevole blog di economia, ritiene che la riforma porterà risparmi modesti per la classe media se confrontat­i con quelli della classe più ricca, che invece assorbireb­be più della metà del totale. Noi abbiamo aggiunto a questa analisi che, consideran­do la diseguale distribuzi­one dei redditi in Italia, il Sud del paese rimarrebbe a secco dalla più imponente e costosa riduzione fiscale dell’Italia repubblica­na. C’è da aggiungere che nel periodo 20082013, la contrazion­e del Pil nel Mezzogiorn­o è stata più che doppia rispetto a quella del Centro-Nord. La perdita di occupazion­e nelle regioni del Sud è stata in media quattro volte superiore rispetto al resto del paese e che la spesa per interventi nazionali finalizzat­i allo sviluppo del Mezzogiorn­o è passato dallo 0.85% del Pil negli anni settanta allo 0.15 del 20112015.

Questa riforma se fosse accompagna­ta da una riduzione imponente della spesa pubblica nelle regioni meridional­i rischiereb­be di provocare un collasso sociale. Il reddito di cittadinan­za sarebbe a quel punto solo un cerotto su una ferita destinata ad allargarsi.

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