Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fuorigrott­a adotta l’angelo delle aiuole

È nigeriano, scopa e paletta comprate con i soldi dell’elemosina

- Di Raffaele Nespoli

Alfred sogna di diventare Pastore delle anime, in passato è stato anche in carcere con l’accusa («ingiusta») di essere stato uno scafista. Ora tiene pulita tutti i giorni via Giulio Cesare: scopa e paletta comprate con le elemosine.

Il sogno nel cassetto è quello di poter seguire la sua vocazione spirituale e diventare un Pastore, intanto con gli spiccioli donati dai passanti ha deciso di comprare una scopa, delle buste della spazzatura e una paletta. Attrezzi che gli servono per ripulire la strada e le aiuole di via Giulio Cesare, nel quartiere Fuorigrott­a di Napoli. Alfred, 39 anni, ha affrontato il più duro dei viaggi per arrivare dalla Nigeria all’Italia. E poi da Lampedusa a Napoli.

Nel nostro Paese ci è arrivato nel 2008 a bordo di un gommone, sopravvive­ndo al mare, cercando di scacciare via dalla memoria le atrocità vissute in Libia. Oggi vive a Castel Volturno, nel Casertano, ma non ha una casa. «Sono ospite di un amico», dice con la voce di chi si vergogna. «Grazie a lui non devo dormire in strada. Vorrei poter avere un tetto sulla testa, senza dover pesare sugli altri. Vorrei avere un lavoro per aiutare la mia famiglia». L’affetto più grande di Alfred Omoregie è la piccola Praise, 8 anni e tanta voglia di normalità. «Faccio il possibile per vedere mia figlia — racconta l’uomo — vive con mia cognata e vorrei tanto poterle comprare le cose che desidera. Darle un futuro migliore». Nonostante le difficoltà, Alfred ha scelto di non arrendersi. Anche se sono passati 10 anni, quel viaggio dalla Libia se lo ricorda bene. «È stato terribile», dice abbassando lo sguardo. «Ma adesso voglio buttarmi tutto alle spalle, ogni mattina prendo il bus e vengo qui. Avevo visto che questa strada era sporca e ho deciso di pulire».

Le prime aiuole, effettivam­ente, sembrano avere tutt’altro aspetto dopo il suo intervento. È partito nei pressi della chiesa di San Vitale e il suo obiettivo è ripulire fino a piazzale Tecchio. Certamente gli servirà del tempo, ma i passanti sembrano apprezzare il suo piglio. Il quartiere in qualche modo lo ha adottato. Molti gli sorridono e lasciano qualche moneta. «Ci sentivamo abbandonat­i — dice una coppia di anziani (lui pensionato, lei casalinga) — neppure il Comune di Napoli fa quello che sta facendo lui. È una cosa buona». Per stimolare la generosità dei passanti, Alfred ha anche sistemato tre cestini destinato proprio alle offerte. In ognuno ha infilato un messaggio: «Sono uno straniero senza lavoro. Adesso sono nella tua città, per darmi da fare. Che Dio ti benedica». Lui di starsene con le mani in mano non ci pensa neanche. «Quando non si lavora si diventa deboli — dice con voce decisa — e quando sei debole puoi fare del male. Allora finisci nelle strade per la droga, per rubare. Ma se hai qualcosa da fare, allora non lo fai il criminale. Per questo ho iniziato a pulire questa strada. E prego Dio che venga qualcuno che mi aiuti a lavorare, perché è questo quello che mi piace fare». Le sue parole lasciano intuire una complessit­à che va ben oltre l’immagine sorridente che trasmette.

Alfred ha conosciuto l’orrore di persona, ha subìto accuse pesanti e, a torto o a ragione, ha pagato. Racconta di essere stato in prigione per cinque anni. Ripete: «Mi hanno accusato ingiustame­nte». Non parla volentieri di quanto è successo. «Il mio telefono è stato intercetta­to», dice. Continuand­o a chiacchier­are risulta chiaro che è stato accusato di aver trasportat­o persone dalla Libia nel 2008. «Come avrei potuto, se nel 2008 sono arrivato io in questo Paese», chiede. Rientrato a Castel Volturno si lava e si cambia, indossa camicia e cravatta. Sembra già pronto al suo ruolo di predicator­e, di guida spirituale. Ma per ora il sogno sbiadisce difronte alla più dura delle realtà: il suo amico non potrà ospitarlo in eterno e ad Alfred non basteranno i pochi spiccioli raccolti con il lavoro che sta portando avanti a Fuorigrott­a.

«Se ci fosse qualcuno intenziona­to a darmi una mano, a farmi lavorare, io sono pronto», è l’appello. Il suo pensiero non va oltre, ed è comprensib­ile. Vuole poter lavorare, integrarsi e riuscire a dare un senso a questa vita che lo ha portato a miglia di chilometri da casa. Il viaggio gli ha insegnato la sofferenza, l’umiliazion­e e l’angoscia. Napoli gli ha ridato speranza. Lui si augura che presto possa riuscire a conquistar­e anche un tetto sotto il quale dormire. Nonostante tutto, Alfred non ha intenzione abbandonar­e Fuorigrott­a prima di aver portato a termine il lavoro di pulizia iniziato. Quella strada, quelle aiuole, le vuole ripulire. «E’ solo una goccia — dice — ma il mare è fatto di gocce». Poi sorride, non è uno che ama piangersi addosso e non si sente di certo vittima del sistema. «Tutti abbiamo storie da raccontare, l’importante è che qualcuna abbia un lieto fine».

Il carcere In prigione per 5 anni «Accuse ingiuste, ma adesso voglio fare il Pastore delle anime»

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 ??  ?? Lavoro Alfred Omoregie in via Giulio Cesare Ramazza in mano tiene pulite e in ordine strada e aiuole fra l’apprezzame­nto di residenti e negozianti
Lavoro Alfred Omoregie in via Giulio Cesare Ramazza in mano tiene pulite e in ordine strada e aiuole fra l’apprezzame­nto di residenti e negozianti
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