Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cuocolo, il primo delitto «eccellente»
La mattina del 6 giugno del 1906 in via Nardones, la cameriera verso le otto entrò nell’appartamento coniugale di Maria Cutinelli detta ‘a Sorrentina: la «signora» era stata pugnalata sul letto.
Poche ore prima, il marito Gennaro Cuocolo era stato accoltellato a Torre del Greco. Un duplice omicidio che nei fatti, divenne il primo maxi processo alla Camorra e capitolo fondamentale di una storia contemporanea al centro della narrazione di CasaCorriere del prossimo 26 giugno.
Nel luglio del 1906 si sarebbe chiuso l’Affaire Dreyfusis in Francia; il Corriere della Sera seguiva con interesse la vicenda di spionaggio europeo intervistando i coniugi al centro del giallo internazionale, con i primi «servizi deviati» descritti da Anatole France e Marcel Proust. Allora i giornali si stavano posizionando come «quarto potere», e altrettanto accadde con la stampa e gli ambienti intellettuali di Napoli per il caso Cuocolo. La prima opinione di massa italiana si concentrò sul caso napoletano.
La Pubblica Sicurezza e la Questura di Napoli entrarono in conflitto coi Carabinieri a seguito di interrogazioni parlamentari sul caso Cuocolo e finirono sulle cronache e nei verbali intrecci ed interessi: dal Caffè Fortunio in Galleria al Salone Margherita, passando per la conoscenza diretta dei guappi vantata da Ferdinando Russo e i suoi libri dedicati alla Camorra, fino Libero Bovio che scrisse «Guapparia» (1914). Quando il capitano dei Carabinieri Carlo Febbroni prese in mano l’indagine dalla caserma di Monteoliveto, grazie alle dichiarazioni del primo pentito della camorra, Gennaro Abbatemaggio detto ‘o cucchiariello (il cocchiere), fu ricostruita la trama di mandanti ed esecutori che dalla Vicaria stritolava tutto il Golfo e non solo. Per evitare l’inquinamento delle prove e sommosse popolari, il processo si tenne a Viterbo nel 1911: furono istituiti treni speciali per gli imputati e i testimoni in Corte d’Assise. Sedici mesi di processo in cui si condannò tra gli altri, il capomafia Enrico Alfano detto Erricone, mentre al pentito furono inflitti 5 anni. Abbatemaggio ritratterà successivamente in un memoriale che finì per essere insabbiato; vissuto fino al 1968, portò la verità del duplice omicidio nella tomba. Il Caso Cuocolo resta uno dei processi italiani più controversi: indizi che non fecero prove portarono comunque alla luce l’intricata matassa tra società civile e camorra. Maria era una ex-prostituta e Gennarino figlio di commercianti ricchi: entrambi ammantati di rispettabilità erano in realtà i basisti per i furti d’appartamento. Trattennero probabilmente parte della refurtiva e destarono la vendetta dell’ambiente. Il boss Erricone peraltro era fuggito a New York, e da lì arrestato ed estradato in Francia e la stampa internazionale se ne era occupata: «Processo alla città» diretto nel 1952 da Luigi Zampa e poi «Il Processo Cuocolo» del 1969 di Gianni Serra, ne ricostruirono le tracce.
Il prossimo evento di CasaCorriere del 26 giugno, si terrà alla Gloriette, la villa posillipina del narcotrafficante Michele Zaza (1945-1994), anello di congiunzione evolutiva della camorra dopo i cosiddetti Marsigliesi. Lo scenario sociale dall’Affaire Cuocolo in poi fino alla contemporaneità, è oggi narrato sottotraccia da Elena Ferrante nelle sue «Neapolitan Novels»: dopo il successo letterario planetario, si gira in questi mesi la miniserie tra Napoli e Ischia. Trai protagonisti di affari illeciti partiti dal Rione, proprio nella Posillipo della Gloriette, verrà comprata una casa: qualche tempo fa il Corriere della Sera tentò di dare un volto ad Elena Ferrante e venne indicata Marcella Marmo, ordinaria di Storia Contemporanea alla Federico II, che si era occupata proprio del Processo Cuocolo. Tra trame processuali reali e invenzione letteraria, il nuovo appuntamento di CasaCorriere parla di coscienza e riscatto sociale: la villa bunker sequestrata alla famiglia Zaza, è stata recentemente affidata alle associazioni per il recupero di ragazzi disagiati. A 112 anni dagli omicidi Cuocolo, occorre riflettere: Zaza, come Erricone, legò fuga e interessi tra America e Francia. Per un giorno la Gloriette, sarà la casa del Corriere del Mezzogiorno e della sua nuova community, legata al riscatto che la città attende tra troppe ombre e finalmente, un po’ di luce. La stessa che volevano i due Michele, quello inventato della Ferrante e Zaza, il boss vero della Camorra sul mare di Posillipo.