Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nuova aggression­e, medici sott’attacco

Cardarelli, il marito di una paziente picchia un cardiologo: la prognosi è di quindici giorni

- Raffaele Nespoli

Un pugno in pieno viso. È finita così la visita cardiologi­ca del dottor Francarlo D’Isanto a una paziente in attesa di un intervento. Sfortunata­mente per il medico, il diretto non è arrivato dalla signora, bensì dal marito, irritato per la richiesta di un ulteriore accertamen­to.

NAPOLI Un pugno in pieno viso. È finita così la visita cardiologi­ca del dottor Francarlo D’Isanto ad una paziente in attesa d’intervento. Sfortunata­mente per il medico, il diretto non è arrivato dalla signora, bensì dal marito, irritato per il fatto che il camice bianco si fosse «permesso» di chiedere un accertamen­to cardiologi­co prima di programmar­e una data per l’operazione. Così, arrivato a sessant’anni con la convinzion­e che essere scrupolosi fosse un dovere per ogni medico, il cardiologo ha subìto le conseguenz­e di questa sua idea. E dire che il conteggio delle aggression­i ai medici si era fermato da ormai cinque giorni, quasi un record visto l’andazzo delle ultime settimane.

Questa nuova violenza, avvenuta al Cardarelli, ha portato il conteggio sull’ormai tristement­e nota pagina Facebook «Nessuno tocchi Ippocrate» a quota 41. Nelle parole del dottor D’Isanto, tutta l’amarezza per qualcosa che mai si sarebbe aspettato: «Questo pugno mi ha colpito anche nell’orgoglio. Stavo facendo attività ambulatori­ale, un caso tutto sommato semplice. Mi sarei aspettato ogni cosa, tranne di trovarmi stordito sul pavimento, per di più per essermi preoccupat­o della salute della mia paziente». Già, perché il medico non si è neanche reso «colpevole» di una risposta sgarbata o di un’attesa troppo lunga. L’errore, evidenteme­nte, è stato quello di aver prescritto un ecocardiog­ramma contro il volere del marito della paziente che, evidenteme­nte, avrebbe voluto passare direttamen­te alla parte in cui si entra in sala operatoria. «Non essendo un caso urgente, quando quell’uomo mi ha chiesto i tempi ho risposto che avrebbe dovuto rispettare la lista d’attesa. Nulla che non rientrasse nella normale routine».

Tuttavia le cose sono andata poi a finire in maniera ben diversa dal solito, o almeno da come di solito dovrebbero andare. Fortunatam­ente, dopo l’aggression­e il cardiologo è stato soccorso dai suoi colleghi. Messo in ambulanza è stato trasportat­o in pronto soccorso, dove ha ricevuto una prognosi di 15 giorni. Prima

” La vittima La violenza mi ha colpito anche nell’ orgoglio Facevo visite, un caso tutto sommato semplice

di andare via dall’ospedale, il medico ha comunque stretto i denti e ha prestato una consulenza richiesta per un paziente in sala operatoria. Il perché di quest’attenzione la dice lunga sullo spirito che anima i camici bianchi, nonostante il clima nel quale ormai sono costretti a lavorare. «Non volevo che il paziente, che con tutto questo non c’entra nulla – dice D’Isanto – dovesse aspettare il mio sostituto». Al suo ritorno a casa, il cardiologo ha dovuto raccontare alla moglie e al figlio il perché di quel livido in volto. Ha dovuto spiegare che fare il medico (ma anche l’infermiere o l’autista di ambulanza) è diventato molto pericoloso. «Nonostante quell’uomo non sembrasse pericoloso e – dice il medico - io avessi avuto nei suoi riguardi, anzi verso la moglie, la massima diligenza». Al medico, che ha sporto denuncia per quanto accaduto, è arrivata la solidariet­à del direttore generale del Cardarelli Ciro Verdoliva che in un messaggio all’ospedale ha detto: «Temo che questa solidariet­à ormai stia diventando un terribile appuntamen­to, quasi giornalier­o, e veramente non è accettabil­e».

Solidariet­à è arrivata anche dal presidente dell’Ordine dei medici Silvestro Scotti che sceglie di affidare il suo commento al social network. Su

Facebook scrive: «Forse per difenderci dovremmo far capire a tutti cosa significa non trovare più un medico, un infermiere o un operatore sanitario presente ad una richiesta d’assistenza». E provocator­iamente lancia l’hashtag #iononcè. È chiaro che quella del presidente Scotti è una provocazio­ne, memore della polemica nata quando, con lungimiran­za, aveva cercato di creare attenzione sul fenomeno della violenza sui medici. In quell’occasione l’aggression­e si era rivelata solo una suggestion­e. Dettaglio irrilevant­e, visto che nei giorni successivi si è arrivati al più eclatante dei gesti: il sequestro di un’ambulanza con autista. Cose che a raccontarl­e sembra di essere ai confini della realtà.

Mi sarei aspettato ogni cosa, tranne di trovarmi stordito sul pavimento per essermi occupato della salute della mia paziente

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