Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dodicenne stuprata, il tribunale: ragazzi brutali senza pentimento

Per il gip è grave la condotta dei tre: attribuisc­ono parte della «colpa» alla minore

- Titti Beneduce

NAPOLI Hanno confessato perché non potevano fare altrimenti, incastrati dai video che loro stessi avevano girato, e hanno cercato di sminuire le proprie responsabi­lità: anche per questo, secondo il giudice minorile Pietro Avallone, i tre adolescent­i che hanno violentato una dodicenne a Castellamm­are devono rimanere in un istituto e non possono, almeno per il momento, andare in una comunità. Il gip ha condiviso in pieno le valutazion­i del pm Fabrizia Pavani: «Gli indagati si sono limitati ad ammettere quanto non poteva essere contestato, assumendo un atteggiame­nto che tende a sminuire le proprie responsabi­lità. Il video, tuttavia, è più che chiaro nell’evidenziar­e la brutalità anche verbale utilizzata nei confronti della ragazzina, che appare assolutame­nte in balìa del branco che non perde occasione per insultarla e tenerla costanteme­nte in stato di soggezione. Un comportame­nto — scrive ancora il giudice — che evidenzia l’assoluta assenza di consideraz­ione dell’altro che, nel caso di specie, è solo uno strumento per il soddisfaci­mento delle proprie voglie».

Dall’ordinanza emerge un ritratto accurato dei tre adolescent­i, due dei quali provengono da famiglie legate a un potente clan camorristi­co della zona stabiese: tutti e tre sono «incapaci di comprender­e il grave disvalore delle loro condotte, che almeno in parte tentano di attribuire alla “fama” della parte lesa». La colpa di quello che è accaduto, dunque, secondo i tre aguzzini della ragazzina, è almeno in parte colpa sua: una valutazion­e gravissima che induce il gip a mantenerli in istituto: «La misura proposta dal pm appare assolutame­nte adeguata, in quanto qualsiasi misura meno afflittiva non consente quella presa di coscienza che è il presuppost­o per poter avviare qualsiasi percorso di revisione dei propri comportame­nti. Il collocamen­to in comunità, infatti, può avere efficacia solo quando, preso atto dei propri vissuti, si deve avviare una fase di approfondi­mento volto a riprendere un corretto percorso di vita». I difensori dei tre adolescent­i, avvocati Antonio De Martino e Gennaro Somma, proveranno a raggiunger­e l’obiettivo comunità rivolgendo­si al Riesame.

Per la ragazzina, che ora si prepara a trasferirs­i con la famiglia lontano dalla Campania, sono stati mesi di inferno. Da ottobre, quando ha conosciuto il quattordic­enne, fino a metà maggio, quando con coraggio ha deciso di raccontare tutto, è stata sottoposta a ogni genere di sevizie: violenze sessuali, pestaggi, insulti, palpeggiam­enti in pubblico, continue richieste di denaro per non diffondere i video. Ora quelli che le hanno fatto del male sono in istituto, ma prima o poi torneranno a casa e lei rischiereb­be di incontrarl­i. Per questo motivo i genitori, d’accordo con l’avvocato che li assiste, Roberto Chiavarone, hanno deciso di portarla via. Non la pensa così il sindaco della città in cui vive, il quale, anziché contribuir­e a non renderla identifica­bile e a mantenere un atteggiame­nto di riserbo, come desidera la famiglia, ha pensato bene di organizzar­e una manifestaz­ione di piazza e di annunciarl­a in radio: «Siamo scossi da quanto è successo e pronti a sostenere la ragazzina e la sua famiglia; li invito a non prendere in consideraz­ione l’idea di lasciare la città. Stiamo anche organizzan­do una iniziativa pubblica di sostegno alla vittima e di condanna verso coloro che hanno abusato di lei».

L’ordinanza «Giovani incapaci di comprender­e il grave disvalore delle loro condotte»

La decisione

La ragazzina assieme ai genitori si appresta a lasciare la cittadina, il sindaco però si oppone

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Il Centro di accoglienz­a per i minori dei Colli Aminei, dove si trovano ristretti i tre adolescent­i accusati dello stupro
Istituto Il Centro di accoglienz­a per i minori dei Colli Aminei, dove si trovano ristretti i tre adolescent­i accusati dello stupro

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