Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sud, Di Maio stoppa Savona
«Fondi Ue, delega al ministro del Mezzogiorno». E boccia il Codice degli appalti
Sulle voci che vogliono Paolo Savona in pressing per gestire i fondi Ue, il vicepremier taglia corto: «Quando i soldi per la coesione territoriale riguarderanno il Sud saranno gestiti dal ministro del Sud. Se ne occuperà Barbara Lezzi». E boccia il Codice degli appalti.
POMIGLIANO D’ARCO Luigi Di Maio sceglie la sua comfort-zone per il battesimo da ministro. È lo stabilimento Leonardo di Pomigliano d’Arco, la sua città. La terra che gli ha tributato più consensi. Il voto operaio migrato da sinistra ai 5Stelle con un surplus di speranza. Non a caso i 5 operai Fca, definitivamente licenziati dopo una sentenza della Cassazione, sono andati sotto le finestre della casa di famiglia a protestare. Non a caso, in tarda serata, il ministro è corso all’ospedale di Nola a trovare Mimmo Mignano, uno di loro.
Anche nello stabilimento Leonardo per i lavoratori è «Luigi», nome che invocano con moderazione alla presenza dei vertici Alessandro Profumo e Gianni De Gennaro. Due pezzi da novanta dell’establishment un tempo non amati dal Movimento 5 Stelle. Stringe mani, promette incontri ai rappresentanti sindacali. All’uscita, sul vialone ci sono i lavoratori della Jabil di Marcianise, azienda in crisi come tutta l’area, il ministro ferma il van scuro su cui viaggia e anche a loro: «Ci incontreremo presto». L’approccio è quello ancora messianico da campagna elettorale.
Per Di Maio, Leonardo è un «modello di sviluppo per il Sud» (la parola Mezzogiorno proprio non c’è nel vocabolario grillino). «Il lavoro lo creano le imprese, le industrie e come ministro dello Sviluppo economico sono al fianco di tutte le imprese e le realtà che creano lavoro — spiega —. Nel Sud gli stabilimenti di aziende partecipate dallo Stato hanno una grande funzione industriale, ma anche sociale. La sinergia tra lo Stato, le partecipate, l’indotto, i piccoli e medi imprenditori creeranno sempre più opportunità di occupazione. Questo è il mio impegno, il mio dovere è creare lavoro, sempre più stabile, e questo si può fare se c’è partnership tra lo Stato, i privati e coloro che portano avanti realtà importanti come Leonardo. Sono venuto qui per testimoniare tutta la mia collaborazione, con un occhio verso il Sud, perché il Nord non ce la fa a tirare da solo se non risolviamo la questione delle regioni del Sud».
Quando gli si fa notare che ha cominciato da un’eccellenza e non da un’azienda in crisi, per esempio l’Ilva di Taranto, risponde: «Mi interesserò a tutti i dossier, ci stiamo lavorando non dal giorno dopo la fiducia ma dal giorno prima. Sabato ho chiesto di aprire subito le porte del ministero. Stiamo affrontando tutte le crisi industriali e è chiaro che questo è un esempio di modello che funziona e può andare sempre meglio con il supporto del governo. Poi ci sono tante realtà in sofferenza, ieri una persona è venuta a cospargersi di benzina sotto casa mia. Un operaio che ha perso il lavoro per una sentenza della Cassazione e sono andato a trovarlo in ospedale e gli ho detto: per ora hai la mia vicinanza umana, ma tra un po’ avrai dalla tua anche un governo con atti legislativi. Ci occuperemo di tutto, lo faremo con responsabilità e senza annunci. Sulle questioni si agisce non si annuncia». E ancora: «Tifiamo per le imprese che creano lavoro per i giovani e meno giovani. Perché quell’operaio ha oltre 50 anni e questa è una generazione che ha seri problemi per trovare lavoro».
E sui rumors che vorrebbero un pressing del ministro Paolo Savona per gestire i fondi europei, il vicepremier taglia corto: «I fondi per la coesione territoriale sono fondi che quando riguarderanno il Mezzogiorno saranno gestiti dal ministro del Sud. Quel ministero ha la delega per la Coesione territoriale. La ministra Barbara Lezzi si occuperà di affrontare l’annosa questione di come vengono spesi i fondi europei. Soprattutto perché l’Italia ha un problema di investimenti, ma dove sono stati erogati fondi, spesso sono bloccati». E rilancia bocciando il codice degli appalti (dopo che ieri il premier Conte ha bocciato l’Anac): «Agli enti territoriali bisogna fornire più competenza, più personalità con specifiche competenze in determinati settori. Per far sviluppare l’Italia, per migliorare le condizioni di regioni in difficoltà si devono fare investimenti ma per farli bisogna semplificare il codice degli appalti. Perché ormai gli amministratori hanno paura di toccare qualsiasi delibera, qualsiasi atto, anche qualsiasi votazione in consiglio comunale sta diventando un problema. Perché è un codice complicato, illeggibile, paradossalmente era stato scritto per bloccare la corruzione ma sta bloccando il Paese e non sta combattendo la corruzione». Un tema che in Campania, tirandosi dietro mille critiche, l’ha sollevato per primo il presidente campano Vincenzo De Luca, che infatti coglie subito la palla al balzo e risponde con un cinguettio al neoministro: «Sul nuovo codice degli appalti Luigi Di Maio ripropone le stesse osservazioni critiche che ho fatto da solo, già da due anni. Leggo anche della paura dei dirigenti pubblici chiamati a firmare atti. Bene: su entrambe le questioni, mi aspetto modifiche rapide e conseguenti». La prima direttiva del neo ministro è far partecipare i parlamentari locali ai tavoli di crisi. Per il predecessore Carlo Calenda: «Un errore».
In serata sull’argomento è intervenuta anche l’Acen: «Apprezziamo molto l’atteggiamento e le posizioni assunte dal Governo sul Codice degli contratti pubblici», ha affermato la presidente Federica Brancaccio.
Il governatore
Vengono condivise le mie perplessità sul codice, mi aspetto modifiche rapide