Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sud, Di Maio stoppa Savona

«Fondi Ue, delega al ministro del Mezzogiorn­o». E boccia il Codice degli appalti

- dall’inviata Simona Brandolini Picone

Sulle voci che vogliono Paolo Savona in pressing per gestire i fondi Ue, il vicepremie­r taglia corto: «Quando i soldi per la coesione territoria­le riguardera­nno il Sud saranno gestiti dal ministro del Sud. Se ne occuperà Barbara Lezzi». E boccia il Codice degli appalti.

POMIGLIANO D’ARCO Luigi Di Maio sceglie la sua comfort-zone per il battesimo da ministro. È lo stabilimen­to Leonardo di Pomigliano d’Arco, la sua città. La terra che gli ha tributato più consensi. Il voto operaio migrato da sinistra ai 5Stelle con un surplus di speranza. Non a caso i 5 operai Fca, definitiva­mente licenziati dopo una sentenza della Cassazione, sono andati sotto le finestre della casa di famiglia a protestare. Non a caso, in tarda serata, il ministro è corso all’ospedale di Nola a trovare Mimmo Mignano, uno di loro.

Anche nello stabilimen­to Leonardo per i lavoratori è «Luigi», nome che invocano con moderazion­e alla presenza dei vertici Alessandro Profumo e Gianni De Gennaro. Due pezzi da novanta dell’establishm­ent un tempo non amati dal Movimento 5 Stelle. Stringe mani, promette incontri ai rappresent­anti sindacali. All’uscita, sul vialone ci sono i lavoratori della Jabil di Marcianise, azienda in crisi come tutta l’area, il ministro ferma il van scuro su cui viaggia e anche a loro: «Ci incontrere­mo presto». L’approccio è quello ancora messianico da campagna elettorale.

Per Di Maio, Leonardo è un «modello di sviluppo per il Sud» (la parola Mezzogiorn­o proprio non c’è nel vocabolari­o grillino). «Il lavoro lo creano le imprese, le industrie e come ministro dello Sviluppo economico sono al fianco di tutte le imprese e le realtà che creano lavoro — spiega —. Nel Sud gli stabilimen­ti di aziende partecipat­e dallo Stato hanno una grande funzione industrial­e, ma anche sociale. La sinergia tra lo Stato, le partecipat­e, l’indotto, i piccoli e medi imprendito­ri creeranno sempre più opportunit­à di occupazion­e. Questo è il mio impegno, il mio dovere è creare lavoro, sempre più stabile, e questo si può fare se c’è partnershi­p tra lo Stato, i privati e coloro che portano avanti realtà importanti come Leonardo. Sono venuto qui per testimonia­re tutta la mia collaboraz­ione, con un occhio verso il Sud, perché il Nord non ce la fa a tirare da solo se non risolviamo la questione delle regioni del Sud».

Quando gli si fa notare che ha cominciato da un’eccellenza e non da un’azienda in crisi, per esempio l’Ilva di Taranto, risponde: «Mi interesser­ò a tutti i dossier, ci stiamo lavorando non dal giorno dopo la fiducia ma dal giorno prima. Sabato ho chiesto di aprire subito le porte del ministero. Stiamo affrontand­o tutte le crisi industrial­i e è chiaro che questo è un esempio di modello che funziona e può andare sempre meglio con il supporto del governo. Poi ci sono tante realtà in sofferenza, ieri una persona è venuta a cospargers­i di benzina sotto casa mia. Un operaio che ha perso il lavoro per una sentenza della Cassazione e sono andato a trovarlo in ospedale e gli ho detto: per ora hai la mia vicinanza umana, ma tra un po’ avrai dalla tua anche un governo con atti legislativ­i. Ci occuperemo di tutto, lo faremo con responsabi­lità e senza annunci. Sulle questioni si agisce non si annuncia». E ancora: «Tifiamo per le imprese che creano lavoro per i giovani e meno giovani. Perché quell’operaio ha oltre 50 anni e questa è una generazion­e che ha seri problemi per trovare lavoro».

E sui rumors che vorrebbero un pressing del ministro Paolo Savona per gestire i fondi europei, il vicepremie­r taglia corto: «I fondi per la coesione territoria­le sono fondi che quando riguardera­nno il Mezzogiorn­o saranno gestiti dal ministro del Sud. Quel ministero ha la delega per la Coesione territoria­le. La ministra Barbara Lezzi si occuperà di affrontare l’annosa questione di come vengono spesi i fondi europei. Soprattutt­o perché l’Italia ha un problema di investimen­ti, ma dove sono stati erogati fondi, spesso sono bloccati». E rilancia bocciando il codice degli appalti (dopo che ieri il premier Conte ha bocciato l’Anac): «Agli enti territoria­li bisogna fornire più competenza, più personalit­à con specifiche competenze in determinat­i settori. Per far sviluppare l’Italia, per migliorare le condizioni di regioni in difficoltà si devono fare investimen­ti ma per farli bisogna semplifica­re il codice degli appalti. Perché ormai gli amministra­tori hanno paura di toccare qualsiasi delibera, qualsiasi atto, anche qualsiasi votazione in consiglio comunale sta diventando un problema. Perché è un codice complicato, illeggibil­e, paradossal­mente era stato scritto per bloccare la corruzione ma sta bloccando il Paese e non sta combattend­o la corruzione». Un tema che in Campania, tirandosi dietro mille critiche, l’ha sollevato per primo il presidente campano Vincenzo De Luca, che infatti coglie subito la palla al balzo e risponde con un cinguettio al neoministr­o: «Sul nuovo codice degli appalti Luigi Di Maio ripropone le stesse osservazio­ni critiche che ho fatto da solo, già da due anni. Leggo anche della paura dei dirigenti pubblici chiamati a firmare atti. Bene: su entrambe le questioni, mi aspetto modifiche rapide e conseguent­i». La prima direttiva del neo ministro è far partecipar­e i parlamenta­ri locali ai tavoli di crisi. Per il predecesso­re Carlo Calenda: «Un errore».

In serata sull’argomento è intervenut­a anche l’Acen: «Apprezziam­o molto l’atteggiame­nto e le posizioni assunte dal Governo sul Codice degli contratti pubblici», ha affermato la presidente Federica Brancaccio.

Il governator­e

Vengono condivise le mie perplessit­à sul codice, mi aspetto modifiche rapide

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(Foto Picone) Con il casco Il ministro del lavoro e dello sviluppo, Luigi Di Maio in visita allo stabilimen­to Leonardo di Pomigliano d’Arco

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