Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Roberto, ma non stavi a Niujork?

- di Fortunato Cerlino

La prima volta è solo un tocco lieve, talmente leggero che né Peppino né Concetta se ne rendono conto.

A «Porta a Porta» è appena suonato il campanello e Bruno Vespa, con il suo broncio a metà tra il simpatico e il furbo, sta facendo gli onori di casa al nuovo ministro di giustizia. Un colpo più deciso. Concetta, allarmata, guarda verso l’ingresso, poi il marito. «E mo chi è?» mormora. «E che ne saccio!» sussurra ‘o giornalist­a. Con la mano tira via qualche mollica dalla tovaglia sul tavolo. Una tovaglia di Natale, di quelle comprate al mercatino. A gennaio le svendevano e Concetta ne ha comprate tre per dieci euro. L’uomo si schiarisce la voce.

«Chi è?»

«Aprite» sussurra qualcuno da dietro l’uscio.

Peppino intuisce. Fa un cenno svogliato alla moglie e si mette in piedi con aria autoritari­a.

La donna si accorge in quell’istante che su una delle ciabatte che ha ai piedi manca un fiore di tulle. Lo smalto sulle unghie poi...

«Sta cessa di Morena. Dieci euro per sto smalto ‘e merda!» pensa mentre va ad aprire.

Quando Roberto appare sull’uscio cala il silenzio. Il ragazzo resta fermo, poi scambia uno sguardo con la guardia del corpo alle sue spalle. Il poliziotto chiude mentre Roberto entra in casa.

La statuetta di Padre Pio è ancora al suo posto, sulla mensola accanto all’attaccapan­ni dell’ingresso.

Peppino ha lo sguardo duro. Concetta porta la mano destra sulla guancia. Roberto guarda la madre.

«Hai mangiato? Ma non stavi a Niujork? Che fai, non mi abbracci?». Sono questi i pensieri che legge negli occhi sgranati della donna, che però, non riesce a farli arrivare dal cuore fino alle labbra. Peppino batte il palmo sul tavolo. «Io nun ce posso credere!» dice quasi a se stesso.

Roberto lo guarda. Sul tavolo c’è quel cozzetiell­o di pane. Cotto a legna. Solo a Napoli se ne trova di così buono. Da piccolo se lo contendeva con i fratelli.

«Che sei venuto a fa’?» chiede Peppino con asprezza. Roberto, che sente il sapore di quel pane sulla lingua, il profumo nelle narici, non riesce a rispondere.

«Non abbasta ‘o scuorno che ci hai messo in faccia? Pure a casa dovevi venire?»

Concetta abbassa gli occhi a terra.

«Ti stai divertendo a sputa’ dinto ‘o piatto addò hai mangiato? A butta’ merda sulla tua città, sulla tua famiglia?...»

A Roberto spunta un sorriso fesso sulla faccia.

«Te sei fatto chiatto a scrivere strunzate su Napoli. ‘A camorra, ‘a politica corrotta! Ma nun te potevi fa’ i cazzi tuoi? Tu rovini sta città più ‘e sti quattro sciemi di camorristi!»

In effetti il Padre Pio non è come se lo ricordava, pensa Roberto. Una macchia di muffa ne ha scurito il volto.

«Quelli teneno le palle!» urla Peppino indicando il nuovo ministro in television­e. «Loro ci penseranno a sistema’ le cose! Non tu e i tuoi amici e chillu partito ‘e ricchioni!... Turismo, strade pulite, fuori i negri dal cazzo! Mo te faccio vede’ come rinasce sta città!»

Concetta guarda di nuovo il figlio. Vorrebbe una reazione, una risposta. O forse solo sentire la sua voce dal vivo, e non in television­e. Proprio non sa come interpreta­re quel sorriso. dolore? Insofferen­za? Arroganza?

«Gente inutile! Parole inutili! Ma è finita ‘a pazziella. E nemmeno ‘a casa potrai tornare, strunzo!... tanto ‘o saccio che prima o poi a quella porta busseranno per...»

Peppino non finisce la frase. Le gambe gli cedono ed è costretto a sedersi. Usa il tovagliolo sul tavolo per nascondere le lacrime. Il ragù gli lascia una striscia rossa sotto gli occhi.

«Prima o poi, anche una statuetta di Padre Pio lacrimerà sangue» pensa Roberto prima di tornare verso la porta. «Traditore!» sente alle sue spalle. «Dobbiamo cambiare itinerario, c’è stata una segnalazio­ne». Dice il poliziotto scendendo velocement­e dietro di lui.

Roberto si limita ad un cenno della testa.

«Magari sarà proprio la statuetta a casa dei miei genitori a piangere» pensa quando arriva in strada respirando a pieni polmoni. Sorride a quella idea, ma forse anche per il sapore dell’aria che solo tra i vicoli di Napoli si respira.

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