Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Anziani coniugi sequestrat­i in casa Rubata una tela del Seicento

Mergellina, pensionati legati mani e piedi I due rapinatori portano via un capolavoro del Seicento napoletano firmato da Vaccaro

- Di Fabio Postiglion­e

NAPOLI Lo squillo del citofono li ha fatti sobbalzare dal divano. Erano le 22.20 di sabato sera e di solito la loro figlia arriva non prima delle 23. Poco male, forse era stanca del traffico cittadino e aveva pensato di far rientro a casa una mezz’ora prima. Marito e moglie, ultrasetta­ntenni e facoltosi pensionati, non ci hanno fatto tanto caso. La donna si è alzata stancament­e, ha aperto il portone e ha lasciato socchiusa la porta d’ingresso, come sempre fa quando la figlia ritorna a casa di sera.

Quarto piano di via Piedigrott­a, balconata vista mare, piante sul terrazzo. Un appartamen­to finemente curato, con suppellett­ili di valore e al centro dell’imponente salone un quadro di Andrea Vaccaro, il pittore napoletano del ‘600 che si è ispirato al naturalism­o di Caravaggio, le cui opere d’arte sono tra l’altro esposte al museo del Prado di Madrid. La donna non ha neanche fatto in tempo a risedersi quando il peggiore degli incubi si è materializ­zato davanti ai suoi occhi e a quelli atterriti del marito che non ha avuto neanche la forza di urlare. Non era la loro figlia, ma due banditi con il passamonta­gna calato sul volto e una pistola tra le mani. Avevano entrambi un accento napoletano molto marcato e non hanno usato mezzi termini: «Il primo che urla è morto», hanno detto.

Sembravano conoscere a memoria la casa, perché sotto la minaccia della pistola li hanno spintonati senza tentenname­nto nello studio che non ha finestre e così avrebbero potuto chiedere aiuto a nessuno. Li hanno fatti sedere sulle sedie, legati ai polsi con del nastro isolante e poi hanno chiuso la porta a chiave. Hanno iniziato a rovistare ovunque in cerca del pass per la cassaforte. Una chiave magnetica che hanno trovato pochi attimi dopo. Hanno aperto con estrema facilità la porticina blindata del piccolo caveau e portato via un collier di oro e rubini, altri oggetti preziosi e soldi in contanti. Ma la ricerca della cassaforte era quasi sicurament­e un diversivo. Il vero obiettivo dei due banditi armati era il quadro di Vaccaro del valore di quasi 200mila euro nel salone. Un olio su tela di circa un metro che è stato staccato con estrema cura dalla parete e avvolto in un telo nero. In tutto meno di dieci minuti. Sono poi scesi per le scale tirando dietro di loro la porta di ingresso. Ad attenderli in strada un complice con una station wagon che ha proseguito la fuga verso piazza della Repubblica.

Mentre i banditi frugavano negli armadi i coniugi erano terrorizza­ti e avevano un unico pensiero: la loro figlia. Se solo fosse entrata nel momento in cui i due banditi erano in casa sarebbe finita male. Per fortuna è arrivata alla solita ora, attorno alle 23. Ha citofonato, ma il padre e la mamma non hanno potuto aprire. Così è entrata con le chiavi e davanti ai suoi occhi ha trovato una scena terrifican­te. La casa era a soqquadro e dei genitori nessuna traccia. Poi le urla e infine la scoperta. Erano stati legati e chiusi nello studio. Immediatam­ente è stata chiamata la polizia e sul posto sono arrivati agenti della Volante di turno e del commissari­ato San Ferdinando. Hanno diramato via radio la notizia in modo da poter intercetta­re l’auto in fuga e poi sono partiti i rilievi. Sul posto gli agenti della Scientific­a hanno cercato di repertare per tutta la notte tracce di quella rapina ma i due non erano sprovvedut­i. Indossavan­o guanti e tute, un passamonta­gna e scarpe di ginnastica. Nessuna traccia, neanche la minima. Avevano calcolato tutto alla perfezione, ogni dettaglio utile. Sapevano gli orari della figlia, cosa facevano i coniugi. Chi ospitavano in casa, quando erano soli e quanta gente usciva e entrava dal portone. Avevano previsto il percorso da fare, quello con meno telecamere di sicurezza possibili e hanno evitato di imbottigli­arsi nel traffico degli chalet del Lungomare e quello di Fuorigrott­a. Hanno scelto la Torretta e poi il corso Vittorio Emanuele. Una strategia precisa che ha una chiara matrice.

Si tratta di un furto su commission­e da parte di chi aveva visto quel quadro di Vaccaro e lo voleva per sé, o molto più probabilme­nte per portarlo nel circuito illegale delle aste di opere d’arte «parallele» e frequentat­e da intenditor­i con soldi in contanti a disposizio­ne. È possibile infatti che l’opera d’arte abbia preso la strada dell’Europa centrale, tra la Germania e l’Austria, in case private di appassiona­ti del settore che poi fra qualche mese batteranno all’asta il quadro rubato. Così come fu per molti dei manoscritt­i trafugati dalla biblioteca dei Girolamini e finiti nei circuiti di vendite internazio­nali.

Aperta la cassaforte I malviventi hanno portato via anche gioielli ma il vero obiettivo era il dipinto

Porta lasciata aperta Sono state le vittime ad aprire il portone agli sconosciut­i, pensavano che fosse la loro figlia

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In azione La scientific­a della polizia

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