Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Prima i disagi, poi l’emozione

Il palco viene spostato nel pomeriggio, agli ospiti vip manca la tribuna

- Aymone, Merone

I Lazzari felici arrivano

NAPOLI a Fuorigrott­a fin dal mattino. Età diverse, estrazioni e città d’origine lontanissi­me: il popolo di Pino Daniele è trasversal­e ed entusiasta. Il caldo — e l’impazienza di conquistar­e un buon posto — gioca qualche brutto scherzo e intorno alle 13 fuori dal botteghino 3 si sfiora la prima rissa. Gli spettatori in attesa di scambiare la prenotazio­ne on line con il biglietto vero e proprio si trovano in disaccordo sull’andamento della fila e volano parole grosse, finanche qualche spinta. Interviene la polizia municipale e due militari della Guardia di Finanza. La tensione è alta — il concertone è giudicato evento «sensibile» — ma poi l’allarme rientra. Per poi riesploder­e intorno alle 16 quando — a causa di un improvviso e mal comunicato cambio del palco — si rimescolan­o i posti del pubblico. L’attenzione delle forze dell’ordine resta altissima e sulla sicurezza vigilano anche cinquecent­o agenti privati. Ma non basta a tenere a freno le rimostranz­e degli spettatori attesa.

È di nuovo ressa intorno alle 19.30, quando la fila fuori al San Paolo si allunga a dismisura dal momento che c’è un unico ingresso per gli spettatori diretti al prato e quelli che hanno un posto in tribuna. Il numero di persone in attesa non è mai stato così alto. Virgilio è un tifoso del Napoli, abituato al San Paolo: «Neanche per le partite di cartello, neanche per l’incontro con il Real Madrid abbiamo fatto tre ore di fila per entrare». I 45mila che hanno conquistat­o un biglietto per il San Paolo hanno atteso a lungo e il serpentone di aspiranti spettatori ha sfiorato viale Marconi.

Nello stadio le cose non vanno meglio sul fronte dell’organizzaz­ione. È atteso Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, con il presidente del Coni Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemol­o — fra gli altri — e gli organizzat­ori si accorgono che non esiste uno spazio riservato a vip ed autorità e in tutta fretta sgomberano una fila della tribuna stampa per fare posto agli ospiti.

Fuori intanto resta in attesa Anna, arrivata da Lecce insieme con il marito. Trascorrer­à l’intero fine settimana in città. Ciarliera lei, taciturno lui: hanno coinvolto il nipote adolescent­e nel weekend con concerto.

Laura e Giuseppe arrivano invece da Roma. Son fan di Pino delle prima ora. Lo seguono dal 1977 e lei ha anche la sciarpa di quel concerto, che ha però passato alla figlia quarantenn­e. «Perché pure alle figlie abbiamo trasmesso questa passione» racconta Laura, che ricorda di aver preso un giorno di ferie per partecipar­e alle esequie del cantautore. «L’ultimo suo concerto che abbiamo visto è stato quello a Roma al Parco della musica, a dicembre poco prima che morisse. Ha lasciato un vuoto enorme e oggi non potevano non essere qui. Abbiamo preso un b&b in centro e domani si rientra al lavoro» raccontano.

Da Brusciano arrivano Jacopo, Giusy, Francesca, Valeria e Lucia. Sono studenti universita­ri e amano Pino senza mezze misure. Aspettano le mamme perche questo sarà un concerto transgener­azionale. «E siamo emozionati. Non sappiamo cosa aspettarci e al tempo stesso sappiamo che sarà una serata che non dimentiche­remo» ammettono, prima di acquistare le sciarpe con il logo della serata alla rivendita ufficiale dei prodotti del concerto, a pochi passi dallo chalet Gazebo.

Il bibitaro — un euro per una bottigliet­ta d’acqua tenuta a mollo nel ghiaccio — ricorda «la commemoraz­ione di Pino in piazza Plebiscito. Feci affari d’oro». I bagarini intanto fanno fatica a piazzare i biglietti. «La richiesta è moscia dice uno che indossa la maglietta di Vasco, che sembra essere il mito dei lavoratori illegali che si muovono intorno al mondo dei concerti. Lucio Minopoli, il venditore abusivo di sciarpe, conferma:«quello che tira sempre più di tuti gli altri è Vasco Rossi. Io mi faccio tutti i concerti d’Italia oltre alle partite di calcio del Napoli e so come vanno le cose. Annuso l’aria. Questo concerto non è di quelli che scatenano entusiasmi senza riserve. Ma il nostro è un mestiere è un rischio. Quando si guadagna poco è dura ma i conti si fanno solo alla fine» aggiunge ignorando che questo evento è stato definito il più grande concerto tributo di tutti i tempi e ricorda che il fratello, beccato con tredici fasce «ha preso un anno e otto mesi». Intanto un altro abusivo, misura oversize, cerca di piazzare «l’accendino ricordo».

Il tifoso

Neanche per le partite di Champions abbiamo aspettato così tanto per entrare allo stadio

La fan

L’ultimo suo concerto che abbiamo visto è stato a Roma, ha lasciato un vuoto enorme

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