Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Briatore: nel Meridione la gente vuole stare sul divano
«Non investo più lì, la gente non ha voglia di lavorare»
Flavio Briatore a La Zanzara su Radio 24: «Reddito cittadinanza? Follia. Al Sud stanno sul divano gratis, con il reddito ci stanno pure pagati e lo comprano a due piazze». E ancora: «Non investo nel Mezzogiorno, la gente non ha voglia di fare e chi ha voglia di lavorare va via».
Un governo chiacchierone,
NAPOLI non c’è che dire. Tutti parlano molto. Suscitando non sempre grida di giubilo e applausi. Prendi un imprenditore, che risponde al nome di Flavio Briatore.
L’anno scorso ha detto definitivamente addio al Twiga made in Otranto. Annunciando: «Basta, ha vinto la burocrazia», dopo il sequestro del lido stellato in Salento.
Ai microfoni di La Zanzara su Radio 24 ieri s’è rivoltato contro l’ipotesi reddito di cittadinanza: «Una follia». Perché? «Al Sud stanno sul divano gratis, con il reddito ci stanno pure pagati e lo comprano a due piazze», al solito tranciante nei giudizi.
E prosegue: «Non investo nel Sud, la gente non ha voglia di fare. Chi ha voglia di lavorare va via dal Sud Italia». E in un crescendo rossiniano di luoghi comuni ed esperienze negative dice ancora: «Investire nel Sud? No, non ci sono le condizioni, non ci sono le infrastrutture. Ci sono difficoltà enormi. La gente non ha voglia, e chi ce l’aveva è andato via dal Sud».
E ricorda, appunto, quanto accaduto a Otranto: «Quando noi avevamo l’idea di dare una licenza ad Otranto, nel nostro gruppo c’erano diversi pugliesi, diverse persone del Sud. Abbiamo dato loro la possibilità di tornare, nessuno ha voluto farlo. Se adesso danno pure un reddito di cittadinanza, questa mi sembra una follia vera. Per me è una follia perché paghi la gente che sta sul divano. Sul divano — ripete ancora — ci sono già gratis, poi addirittura li paghi. Prenderanno il divano a due piazze».
Non è l’unica voce dissonante. Anche se sicuramente la più chiassosa. Non ha nulla a che vedere con Briatore e non ha né i suoi modi né il suo ruolo. Ma il magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, ieri durante le repliche alla Camera è stato duramente attaccato dal premier Giuseppe Conte. Che ha detto: «Cercheremo di valutare il ruolo dell’Anac da cui non abbiamo avuto quei risultati che ci attendevamo, forse abbiamo investito troppo». A Pomigliano Di Maio ha precisato: «L’Anac non va chiusa». Ma nel frattempo Cantone: «Sono tranquillo, il mio incarico scadrà nel 2020». E sulle critiche del ministro dello Sviluppo al codice degli appalti: «Del codice degli appalti ho parlato con il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e a lui ho detto cosa penso. Abbiamo parlato del nuovo Codice dei contratti e di quello che in esso va migliorato per far partire e ripartire tante opere pubbliche oggi bloccate. L’intenzione è quella di aprire un tavolo di confronto per le migliorie legislative che servono. Cercheremo la massima collaborazione con Anac, nella convinzione che bisogna voltare pagina rispetto ai troppi scandali del passato. La corruzione fiorisce soprattutto laddove c’è eccessiva discrezionalità nelle decisioni, accompagnata da complessità e opacità nelle regole».
Subito il presidente dell’Anac si era limitato a manifestare il suo stupore per le parole pronunciate dal premier, poi la replica: «Continuerò a fare anticorruzione. Possiamo anche essere insoddisfatti, ma abbiamo fatto grandi passi in avanti come Paese, non mettendo la spazzatura sotto il tappeto ma buttandola fuori di casa».
Parlare di corruzione, ha concluso, non fa male al Paese: «È una bugia. Negli ultimi tre anni nella percezione della corruzione l’Italia ha guadagnato dieci posizioni nelle classifiche internazionali».
Chi ha voglia di lavorare va via dal Sud Italia Se adesso danno pure un reddito di cittadinanza , questa mi sembra una follia vera Per me è una follia perché paghi la gente che sta sul divano