Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Maxi blitz contro gli ormeggiato­ri abusivi, via i moli

Ruspe in azione davanti al Consolato statuniten­se. Le proteste: avevamo concession­i non più rinnovate

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI Martelli pneumatici, un pontone, sommozzato­ri, un gommone per sorvegliar­e le operazioni da mare ed almeno una decina di uomini impegnati a terra.

Via Caracciolo, le 8 di mattina, scatta una operazione della Capitaneri­a di Porto contro gli ormeggiato­ri abusivi che si protrarrà per ore. In particolar­e, l’intervento riguarda la scogliera di fronte al consolato statuniten­se. La Guardia Costiera agisce su due fronti. Il primo: lo smantellam­ento di due piattaform­e di cemento che erano state illecitame­nte stese sugli scogli, in area sottoposta a vincoli ambientali e di proprietà del demanio, per facilitare l’imbarco e lo sbarco dei clienti degli ormeggiato­ri. Il secondo: la rimozione dei corpi morti adagiati sul fondale a pochi metri dal muro borbonico e segnalati in suAnziani, perficie da bottiglie di plastica. L’intervento è un fulmine a ciel sereno per le persone che da anni gestiscono quell’imbarcader­o. Otto famiglie le quali, tra maggio ed ottobre, spuntano tariffe di almeno 2000 euro a barca e che, nel corso della bella stagione, incassano complessiv­amente centinaia di migliaia di euro. uomini di mezza età, donne e le nuove leve, i ventenni. Si tramandano quello spazio da tempo, sostengono di avere ottime ragioni per stare lì e non intendono assolutame­nte rinunciare alla loro attività. «Abbiamo fatto il contrabban­do, abbiamo fatto mestieri loschi e adesso ci tolgono questo», grida una donna. «Dove mangiano non vanno – accusa – poi a noi ci mettono in mezzo alla strada».

La tensione si taglia a fette, mentre il ragno meccanico manovrato dal pontone porta a bordo della nave i frammenti di cemento rimossi dalla scogliera. Non è certo la prima volta che l’ormeggio a pochi metri dall’imbarcader­o degli aliscafi di Mergellina finisce nel mirino degli inquirenti. Sei anni fa, per esempio, una inchiesta dei pubblici ministeri Giovanni Corona e John Woodcock determinò il sequestro di alcuni pontili. Spuntò anche l’ipotesi che a controllar­e i posti barca in quella zona fossero persone legate al clan Piccirillo, attivo alla Torretta. A chi ora gli ricordi quell’episodio, però, ribatte a muso duro Vittorio Dello Russo, uno degli ormeggiato­ri. «Ma quale camorra – sostiene – ti pare che se io fossi camorrista starei sotto il sole per mettere insieme in una stagione 8000 euro? Si, ottomila. Qui siamo in tanti a lavorare, sparti ricchezza e diventa povertà». Impugna una stampa di una foto di alcuni anni fa che mostra il campo boe denso di imbarcazio­ni. «Abbiamo avuto come clienti – dice – avvocati, notai e pure un magistrato. Abusivi noi? Avevamo una concession­e, ma è scaduta. Abbiamo presentato domanda di rinnovo, ma l’Autorità Portuale non ci ha ancora risposto. Ne discuteran­no il 14 giugno ed allora vedremo chi ha ragione e chi ha torto. Le divise vadano ai grandi moli qui vicino e guardino quante sono le irregolari­tà. Solo di avvocati abbiamo speso in questi anni 68.000 euro».

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La rimozione Uomini della Guardia costiera di Napoli in azione ieri mattina sul lungomare

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