Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Maxi blitz contro gli ormeggiatori abusivi, via i moli
Ruspe in azione davanti al Consolato statunitense. Le proteste: avevamo concessioni non più rinnovate
NAPOLI Martelli pneumatici, un pontone, sommozzatori, un gommone per sorvegliare le operazioni da mare ed almeno una decina di uomini impegnati a terra.
Via Caracciolo, le 8 di mattina, scatta una operazione della Capitaneria di Porto contro gli ormeggiatori abusivi che si protrarrà per ore. In particolare, l’intervento riguarda la scogliera di fronte al consolato statunitense. La Guardia Costiera agisce su due fronti. Il primo: lo smantellamento di due piattaforme di cemento che erano state illecitamente stese sugli scogli, in area sottoposta a vincoli ambientali e di proprietà del demanio, per facilitare l’imbarco e lo sbarco dei clienti degli ormeggiatori. Il secondo: la rimozione dei corpi morti adagiati sul fondale a pochi metri dal muro borbonico e segnalati in suAnziani, perficie da bottiglie di plastica. L’intervento è un fulmine a ciel sereno per le persone che da anni gestiscono quell’imbarcadero. Otto famiglie le quali, tra maggio ed ottobre, spuntano tariffe di almeno 2000 euro a barca e che, nel corso della bella stagione, incassano complessivamente centinaia di migliaia di euro. uomini di mezza età, donne e le nuove leve, i ventenni. Si tramandano quello spazio da tempo, sostengono di avere ottime ragioni per stare lì e non intendono assolutamente rinunciare alla loro attività. «Abbiamo fatto il contrabbando, abbiamo fatto mestieri loschi e adesso ci tolgono questo», grida una donna. «Dove mangiano non vanno – accusa – poi a noi ci mettono in mezzo alla strada».
La tensione si taglia a fette, mentre il ragno meccanico manovrato dal pontone porta a bordo della nave i frammenti di cemento rimossi dalla scogliera. Non è certo la prima volta che l’ormeggio a pochi metri dall’imbarcadero degli aliscafi di Mergellina finisce nel mirino degli inquirenti. Sei anni fa, per esempio, una inchiesta dei pubblici ministeri Giovanni Corona e John Woodcock determinò il sequestro di alcuni pontili. Spuntò anche l’ipotesi che a controllare i posti barca in quella zona fossero persone legate al clan Piccirillo, attivo alla Torretta. A chi ora gli ricordi quell’episodio, però, ribatte a muso duro Vittorio Dello Russo, uno degli ormeggiatori. «Ma quale camorra – sostiene – ti pare che se io fossi camorrista starei sotto il sole per mettere insieme in una stagione 8000 euro? Si, ottomila. Qui siamo in tanti a lavorare, sparti ricchezza e diventa povertà». Impugna una stampa di una foto di alcuni anni fa che mostra il campo boe denso di imbarcazioni. «Abbiamo avuto come clienti – dice – avvocati, notai e pure un magistrato. Abusivi noi? Avevamo una concessione, ma è scaduta. Abbiamo presentato domanda di rinnovo, ma l’Autorità Portuale non ci ha ancora risposto. Ne discuteranno il 14 giugno ed allora vedremo chi ha ragione e chi ha torto. Le divise vadano ai grandi moli qui vicino e guardino quante sono le irregolarità. Solo di avvocati abbiamo speso in questi anni 68.000 euro».