Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Matilde Serao, una mattatrice tra le signore del secolo galante
In un saggio di Paola Villani ritratti di gentildonne molto attive
L’Ottocento sta ai galatei come il Settecento sta agli almanacchi o alla cultura enciclopedica: il «secolo galante» e i suoi protagonisti – meglio, le sue protagoniste – popolano Ritratti di Signore. I galatei femminili nell’Italia belle époque e il caso Serao, ultimo lavoro letterario di Paola Villani pubblicato da FrancoAngeli.
Professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Villani torna a trattare le letterature a cavallo tra il XIX e il XX secolo accendendo un riflettore sulla fortuna e sulla circolazione della conduct literature nell’Italia umbertina, con una specifica attenzione al processo di «femminilizzazione» che ha segnato la storia dei manuali di comportamento proprio a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, «sullo sfondo di una contraddittoria, dinamica immagine della donna che attraversava il dibattito teorico europeo, ma anche la scrittura letteraria e la vita quotidiana e politica della società borghese nella giovane nazione», come ricorda l’autrice.
E allora «norme di urbanità», «parole e maniere», «creanza» e «saper vivere», «etica» ed «etichetta» si inseguono in un ideale percorso nella letteratura dei galatei ottocenteschi, tra dame da salotto, patrioti e gentildonne mondane. È l’Italia a far da sfondo alla lunga e spesso avvincente analisi proposta da Ritratti di Signore.
In questo scenario svetta – in senso artistico, professionale e umano – la figura di Matilde Serao. Le sue identità, quella di cronista coraggiosa e di vibrante scrittrice, danno spazio ad una «Serao da salotto» che prende parte alla «eccezionale stagione giornalistica e letteraria dell’ultimo Ottocento meridionale che si consumava sulle ceneri della perduta centralità politica e che vide proprio Serao tra i suoi protagonisti» ma che contribuisce ad arricchire il quadro nazionale delle scritture dei galatei che in quei decenni si moltiplicavano con grande successo di pubblico, in una mappatura letteraria nella quale il capoluogo partenopeo è tutt’altro che assente.
Attraverso una ricca e profonda lettura di testi, spesso rari, Paola Villani rivela l’immagine di una Serao alle prese con le strategie dell’apparire e le «dissimulazioni» che si svelano nelle pagine quotidiane, negli epistolari privati e nella narrativa e che, soprattutto, trovano consacrazione nel «Saper vivere» seraiano, spesso trascurato. Una sorta di manualistica tra governance da salotto e galateo: «norme di buona creanza» che, a partire dal 1900 e con successive edizioni sino al 1926, si fanno largo nella Napoli che agonizza «sotto i colpi delle ruspe del Risanamento, nel ventre dei suoi vicoli e dei suoi fondaci, mentre a pochi metri, ai piani nobili degli storici palazzi, si continuava a festeggiare l’ologramma di un’antica grandezza, nel vuoto sfarzo di un gioco mondano, in quella vita di società che sembrava voler velare, se non vincere, il diffuso sentimento di agonia che attraversava la ex-capitale».
Il set principale di questa narrazione è una Napoli nobile e lazzara, snob e infelice in cui l’inattesa, ma implacabile, maestra di bon ton Matilde Serao si fa strada nell’ambito più largo delle scritture dei galatei otto e novecenteschi: in Ritratti di Signore si manifesta una vasta cosmogonia di opere e di autori, ma soprattutto autrici, che «hanno offerto un contributo tutt’altro che secondario alla costruzione di un ‘carattere italiano’, articolato lungo le frontiere simboliche della ‘distinzione’, sociale ma anche di genere».
Emerge, pagina dopo pagina, un interessantissimo profilo di gentildonna che afferra le redini dei salons più prestigiosi, tra Napoli, Milano, Parigi e Roma. Se questo libro fosse un film, la Serao sarebbe un’agile Meryl Streep, in equilibrio costante tra giornalismo, letteratura e cronaca di moda.
Nel testo
L’autrice rivela una donna alle prese con le strategie dell’apparire
Scenario Il set principale è una Napoli nobile e lazzara, snob e infelice