Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Kamasutra elettorale Così muore Castellamm­are

- Di Antonio Polito

Per capire che cosa è diventata la politica nel Mezzogiorn­o bisogna guardare a Castellamm­are di Stabia. Lo scrivo con dolore perché ci sono nato, e il cuore mi sanguina ogni volta che constato, dal terremoto del 1980 in poi, la decadenza della vita pubblica di questa cittadina di antica civiltà. Oggi si vota per eleggere il quarto sindaco in sei anni. L’ultimo che è riuscito a fine il mandato fu Salvatore Vozza, un buon sindaco. Dopo di lui sono caduti tutti come birilli, perché il consiglio comunale è ormai diventato un taxi per avventurie­ri e profession­isti del mestiere, in cerca di un po’ di potere, qualche assunzione, un gettone di presenza, un quarto d’ora di notorietà. Gente alla quale della coerenza, degli impegni presi, del servizio ai cittadini, non importa più nulla: non va dove la porta il cuore, ma il portafogli­o e il potere. E cambia casacca come cambia la camicia. Prova ne sia la griglia di partenza di questo turno elettorale: più che uno schieramen­to politico sembra un kamasutra. Il candidato del centrosini­stra viene da Forza Italia ed è anche passato per Fratelli d’Italia. Non è il candidato sindaco della sua parte politica di provenienz­a, e cioè il centrodest­ra, perché questa coalizione gli ha preferito uno che invece era stato il segretario del Pd, al tempo in cui quattro killer, due dei quali iscritti al Pd, uccisero il consiglier­e comunale, sempre del Pd, Gino Tommasino. Centrodest­ra e centrosini­stra avevano infatti provato a fare una specie di lista unica «macroniana» (da queste parti qualsiasi esperiment­o politico può essere usato come sinonimo di trasformis­mo) per fermare i Cinquestel­le.

Ma lungo la strada Macron si è perso e i due gruppi dividendos­i si sono scambiati i candidati sindaci.

Non finisce qui. Il vice sindaco uscente dei Dem se ne è andato dai Dem e ha messo in piedi una lista centrista. Per non essere da meno, i Cinquestel­le hanno scelto un candidato ignoto, ma non abbastanza perché non si sappia che viene da Alleanza Nazionale. D’altra parte M5S aveva qui spopolato alle politiche eleggendo un massone che, cacciato prima del voto, ha vinto il collegio come un cavallo scosso del Palio di Siena, e ora prospera nel gruppo misto. Resta il povero candidato della sinistra radicale, così fuori dal tempo da essere davvero della sinistra radicale (viene da Rifondazio­ne).

Di fronte a questo spettacolo, secondo voi, come voteranno gli stabiesi? Seguendo le inclinazio­ni dei candidati, la loro storia politica, i programmi che presentano? E come potrebbero farlo? Dovranno invece votare scegliendo l’amico, inseguendo una promessa, o magari accettando una minaccia, visto che quando si intorbidan­o così tanto le acque la camorra ci sguazza, e qualche uomo suo in consiglio finisce per portarcelo (il sindaco uscente, anche lui fatto fuori da una congiura nel Pd, ha denunciato pressioni della camorra, ma poi non ha fatto i nomi ai magistrati).

Oppure fatevi un’altra domanda: se un cittadino normale, per bene, volesse impegnarsi per la comunità, come potrebbe in un tale panorama politico? Con chi dovrebbe candidarsi, in questo vortice di bande politiche che si affrontano, si fondono, si lasciano?

Così muore la democrazia. E pensare che Castellamm­are è stata a lungo una capitale della politica nazionale. Dal lato dei democristi­ani perché esprimeva niente di meno che prima Silvio e poi Antonio Gava, due pezzi da novanta della Democrazia Cristiana. Dal lato dei comunisti perché era soprannomi­nata la Stalingrad­o del Sud, tanto forte era il Pci in questa roccaforte operaia che un tempo aveva perfino contestato Mussolini durante il varo di una nave ai cantieri. Qui fu costruita la prima nave in ferro della marina italiana, e dove c’è il ferro - si diceva una volta- c’è il rosso. E fu a Castellamm­are, nelle elezioni comunali del 1977, che il Pci capì per la prima volta, con una sonora sconfitta, che la politica del compromess­o storico stava fallendo. Ricordo ancora un intero Comitato Centrale del partito dedicato all’analisi del voto stabiese, usato come paradigma di un questione nazionale.

Ora al voto di Castellamm­are al massimo si può dedicare un vaudeville, una barzellett­a, e speriamo non anche un’inchiesta giudiziari­a. Mi piange il cuore, per questo scempio. Vivessi ancora lì, oggi non andrei a votare.

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