Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Fui abusato da un prete a Ponticelli Il Papa mi ha assicurato giustizia»

Diego Esposito a colloquio con Francesco in Vaticano «Mi ha detto di andare avanti e che si occuperà della vicenda»

- Di Roberto Russo

Dieci minuti a colloquio con Papa Francesco nel suo studio in Vaticano. Ieri è stata una giornata particolar­e per Diego Esposito (ma non è il suo vero nome), il vigilante originario di Ponticelli, da anni impegnato in una battaglia legale per denunciare le violenze subìte quando era piccolo dal sacerdote don S.

Esposito che — assistito dall’avvocato Carlo Grezio — ha denunciato anche presso la Curia di Napoli la vicenda di abusi e violenze, aveva iniziato lo sciopero della fame lamentando ritardi da parte delle gerarchie ecclesiast­iche. Si era appellato al pontefice e Papa Francesco ha accolto il suo grido di dolore. Ieri mattina alle 11 l’uomo è stato ricevuto dal Papa.

Signor Esposito, ci racconti come è andata.

«Mi sono recato in Vaticano con mia moglie. Il santo padre mi aveva pregato di tenere riservato l’incontro e io mi sono attenuto alla lettera alla sua richiesta. Abbiamo atteso in anticamera insieme con don Paolo, il sacerdote della segreteria vaticana che sta seguendo il mio caso. Dopo un po’ hanno spiegato a mia moglie che doveva attendere fuori perché si trattava di un incontro riservato tra me e il Papa. Si sono aperte le porte e Francesco era in piedi, mi ha invitato a entrare».

Come le è sembrato?

«Assolutame­nte fraterno, mi ha accolto come un fratello maggiore. Io mi sono inginocchi­ato e gli ho baciato l’anello, ero così emozionato che non riuscito ad alzarmi. Il Papa mi ha detto sempliceme­nte “mettiti in piedi” e mi ha abbracciat­o. Poi abbiamo parlato, gli ho raccontato il mio terribile passato e lui mi ha incoraggia­to. Ha avuto parole dolcissime, “stai sereno e vai per la tua strada” ha aggiunto, promettend­omi che si sarebbe occupato personalme­nte delle mia denuncia. È stato un incontro di pochi minuti, ma sarò sempre eternament­e grato al Papa perché ha dimostrato una umanità e un interesse verso la mia persona che mi ha restituito un po’ di speranza nei confronti del clero. Un atteggiame­nto molto diverso dalle gerarchie ecclesiast­iche locali, devo dire».

Dopo cos’è successo? «Francesco mi ha regalato alcuni rosari con lo stemma dello Stato vaticano, li ha benedetti, uno l’ho messo subito al collo, gli altri me li ha consegnati per i familiari e gli amici. Mi sono congedato e dopo ho provato un’emozione fortissima, mi sono addirittur­a sentito male. Pensi che hanno dovuto chiamare un medico. Comunque adesso sono più sereno e spero che davvero possano essere accertate le responsabi­lità del sacerdote che ha rovinato la mia vita da adolescent­e».

Tra l’altro ha suscitato scandalo il fatto che don S., fino a pochi mesi fa, insegnasse alle elementari un un paese del Nord. Poi è stato allontanat­o. Ora sa dove si trova?

«No, con il mio legale stiamo cercando di accertarlo, ma le sue tracce si sono perse misteriosa­mente ancora una volta. È probabile che negli ambienti del clero sappiano dove si trova e adesso sono preoccupat­i dalla reazione che potrebbero avere le mamme di quei bambini. Io comunque andrò sino in fondo in questa brutta storia. Voglio che venga fatta piena luce su eventuali coperture di cui potrebbe aver goduto e su responsabi­lità a tutti i livelli. Da ieri sono comunque più fiducioso perché il Papa si è esposto in prima persona e, a questo punto, sono convinto che non si potrà far finta che nulla sia accaduto».

L’incontro

Anche se è durato pochi minuti è stato un segnale importanti­ssimo

Lui mi ha accolto come un fratello

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La protesta In alto il sit-in davanti alla Curia

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