Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA RICETTA DI PROFUMO PER IL SUD
Il capo del Governo, il professore Conte, ha presentato in Senato una prima sintesi delle sue aspettative e un quadro più ampio nella Camera dei Deputati, affrontando il Programma di Governo. Nel quale si inserisce l’esistenza del Mezzogiorno ma non la forte divaricazione tra meridione e settentrione. Intorno al Governo, infatti, sono necessari i comportamenti degli attori sociali, lo sviluppo economico e le istituzioni pubbliche. Tre leve che devono agire allineando, nel tempo, sia il meridione che il settentrione. Il capo del Governo, nato in Puglia, non poteva sfuggire alle soluzioni per affrontare i problemi e governare il meridione dell’Italia.
Ma, schierati i suoi ministri, il Governo avrebbe dovuto affrontare un progetto sia per il Mezzogiorno sia per il Centronord: un’area molto più robusta e resiliente. Mentre sarebbe troppo debole unire il Sud e il resto dell’Italia, con un pil del 2018 sotto il livello di 1,5%.
Il vero problema da affrontare è la spinta della crescita che il Mezzogiorno può, e dovrebbe sopportare, per allargare la dimensione di risorse monetarie che possano alimentare un reddito migliore. Nel Mezzogiorno continentale ci sono sei regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata e Puglia). Tralasciamo le Regioni speciali (Sicilia e Sardegna) e cerchiamo di dare una dimensione adeguata dove si intrecciano in questi territori, oltre 13 milioni di persone. Qui inizia la coesione tra il Governo e gli attori sociali. L’insieme di imprese, di medie e grandi dimensioni, non manca al Sud, anche se esiste un altro sistema di piccole e medie imprese, che dovrebbero coordinarsi tra loro e creare una serie di nodi, collegati tra loro, per arrivare ad una vera e propria rete. Il mondo è cambiato, anche nel Mezzogiorno, e bisogna creare dimensioni economiche di produzione e servizi, adeguate agli scambi tra Italia e resto del mondo. Non è più il momento del calabrone che vola; oggi e per il domani è il momento di allargare le presenze delle organizzazioni nei circuiti mondiali. Le banche meridionali, alcune grandi, ed altre in grado di affiancare
fondi alle piccole imprese, devono e possono ottenere una relazione connessa tra imprese e finanza.
Un eccellente seminario si è svolto nel Banco di Napoli il 5 giugno, con una partecipazione internazionale che ha dimostrato, in primo luogo, le innovazioni del nuovo canale di Suez nel Mediterraneo. Una infrastruttura che consente di tagliare tra est ed ovest il trasferimento delle merci e dei servizi nel Mare Mediterraneo: utilizzando anche autostrade o ferrovie. Il mare che può allargare sia le merci sia i servizi e le tecnologie ma anche attirare nuovi imprenditori che si possano collocare in Italia. La logistica è un grande circuito in crescita esponenziale, che inserisce e distribuisce le operazioni che arrivano ed escono, ancora una volta, verso i nostri mercati esteri ed i nostri transiti verso il nostro patrimonio meccanico, elettronico e tecnologico.
Nel seminario del Banco di Napoli, ha proposto una importante innovazione il professore Francesco Profumo,
presidente della Compagnia di Sanpaolo. L’impostazione di Profumo è importante. L’Italia, ed il suo Mezzogiorno, possono e devono utilizzare un flusso esistente di 100 milioni di euro per coprire progetti ed innovazioni, che si devono realizzare entro la fascia 2014/2020 dei nostri fondi europei. Questi fondi, ad oggi, non sono ancora stati spesi e, nel turno precedente, sono stati distribuiti con una eccessiva dispersione. Ecco di nuovo la dimensione di fascia larga e la dispersione di inutili piccole realizzazioni. Progetti del genere devono essere utilizzati per allargare le ricerche e le innovazioni possibili. E in sequenza con queste operazioni si dovrebbero collegare le molte Università del Mezzogiorno, che affannano, per la mancanza di fondi pubblici, e la connessione da utilizzare tra fondi europei e ricerca universitaria operativa.
Sarebbe una ulteriore innovazione per allargare la crescita meridionale. Sempre nel Mezzogiorno si possono articolare tre modi di crescita: beni culturali da utilizzare come attrattori, turismo ed ambiente balneare o continentale. Ancora una volta la ulteriore capacità di moltiplicare gli effetti della crescita. Mentre infrastrutture che, attraverso il precedente ministero in questione, avevano già indicato operazioni da attivare entro il 2040. La scuola, gli ospedali ed il sistema dei servizi pubblici dovrebbero infine completare questa evidenza nella capacità di fare. Certamente il Mezzogiorno viene compromesso dalla disoccupazione e, purtroppo, anche dalle mafie e dalla delinquenza.
Il Governo, insomma deve alimentare e costruire una politica economica mentre imprenditori privati, organizzazioni pubbliche, ricercatori ed attori adeguati allo sviluppo della crescita, debbono cooperare tra loro e collaborare senza chiudersi in un circolo vizioso e settoriale. Non si può spendere e disperdere denaro sempre meno possibile, vista la grande montagna del nostro debito pubblico, da ridimensionare.