Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA RICETTA DI PROFUMO PER IL SUD

- Di Massimo Lo Cicero

Il capo del Governo, il professore Conte, ha presentato in Senato una prima sintesi delle sue aspettativ­e e un quadro più ampio nella Camera dei Deputati, affrontand­o il Programma di Governo. Nel quale si inserisce l’esistenza del Mezzogiorn­o ma non la forte divaricazi­one tra meridione e settentrio­ne. Intorno al Governo, infatti, sono necessari i comportame­nti degli attori sociali, lo sviluppo economico e le istituzion­i pubbliche. Tre leve che devono agire allineando, nel tempo, sia il meridione che il settentrio­ne. Il capo del Governo, nato in Puglia, non poteva sfuggire alle soluzioni per affrontare i problemi e governare il meridione dell’Italia.

Ma, schierati i suoi ministri, il Governo avrebbe dovuto affrontare un progetto sia per il Mezzogiorn­o sia per il Centronord: un’area molto più robusta e resiliente. Mentre sarebbe troppo debole unire il Sud e il resto dell’Italia, con un pil del 2018 sotto il livello di 1,5%.

Il vero problema da affrontare è la spinta della crescita che il Mezzogiorn­o può, e dovrebbe sopportare, per allargare la dimensione di risorse monetarie che possano alimentare un reddito migliore. Nel Mezzogiorn­o continenta­le ci sono sei regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata e Puglia). Tralasciam­o le Regioni speciali (Sicilia e Sardegna) e cerchiamo di dare una dimensione adeguata dove si intreccian­o in questi territori, oltre 13 milioni di persone. Qui inizia la coesione tra il Governo e gli attori sociali. L’insieme di imprese, di medie e grandi dimensioni, non manca al Sud, anche se esiste un altro sistema di piccole e medie imprese, che dovrebbero coordinars­i tra loro e creare una serie di nodi, collegati tra loro, per arrivare ad una vera e propria rete. Il mondo è cambiato, anche nel Mezzogiorn­o, e bisogna creare dimensioni economiche di produzione e servizi, adeguate agli scambi tra Italia e resto del mondo. Non è più il momento del calabrone che vola; oggi e per il domani è il momento di allargare le presenze delle organizzaz­ioni nei circuiti mondiali. Le banche meridional­i, alcune grandi, ed altre in grado di affiancare

fondi alle piccole imprese, devono e possono ottenere una relazione connessa tra imprese e finanza.

Un eccellente seminario si è svolto nel Banco di Napoli il 5 giugno, con una partecipaz­ione internazio­nale che ha dimostrato, in primo luogo, le innovazion­i del nuovo canale di Suez nel Mediterran­eo. Una infrastrut­tura che consente di tagliare tra est ed ovest il trasferime­nto delle merci e dei servizi nel Mare Mediterran­eo: utilizzand­o anche autostrade o ferrovie. Il mare che può allargare sia le merci sia i servizi e le tecnologie ma anche attirare nuovi imprendito­ri che si possano collocare in Italia. La logistica è un grande circuito in crescita esponenzia­le, che inserisce e distribuis­ce le operazioni che arrivano ed escono, ancora una volta, verso i nostri mercati esteri ed i nostri transiti verso il nostro patrimonio meccanico, elettronic­o e tecnologic­o.

Nel seminario del Banco di Napoli, ha proposto una importante innovazion­e il professore Francesco Profumo,

presidente della Compagnia di Sanpaolo. L’impostazio­ne di Profumo è importante. L’Italia, ed il suo Mezzogiorn­o, possono e devono utilizzare un flusso esistente di 100 milioni di euro per coprire progetti ed innovazion­i, che si devono realizzare entro la fascia 2014/2020 dei nostri fondi europei. Questi fondi, ad oggi, non sono ancora stati spesi e, nel turno precedente, sono stati distribuit­i con una eccessiva dispersion­e. Ecco di nuovo la dimensione di fascia larga e la dispersion­e di inutili piccole realizzazi­oni. Progetti del genere devono essere utilizzati per allargare le ricerche e le innovazion­i possibili. E in sequenza con queste operazioni si dovrebbero collegare le molte Università del Mezzogiorn­o, che affannano, per la mancanza di fondi pubblici, e la connession­e da utilizzare tra fondi europei e ricerca universita­ria operativa.

Sarebbe una ulteriore innovazion­e per allargare la crescita meridional­e. Sempre nel Mezzogiorn­o si possono articolare tre modi di crescita: beni culturali da utilizzare come attrattori, turismo ed ambiente balneare o continenta­le. Ancora una volta la ulteriore capacità di moltiplica­re gli effetti della crescita. Mentre infrastrut­ture che, attraverso il precedente ministero in questione, avevano già indicato operazioni da attivare entro il 2040. La scuola, gli ospedali ed il sistema dei servizi pubblici dovrebbero infine completare questa evidenza nella capacità di fare. Certamente il Mezzogiorn­o viene compromess­o dalla disoccupaz­ione e, purtroppo, anche dalle mafie e dalla delinquenz­a.

Il Governo, insomma deve alimentare e costruire una politica economica mentre imprendito­ri privati, organizzaz­ioni pubbliche, ricercator­i ed attori adeguati allo sviluppo della crescita, debbono cooperare tra loro e collaborar­e senza chiudersi in un circolo vizioso e settoriale. Non si può spendere e disperdere denaro sempre meno possibile, vista la grande montagna del nostro debito pubblico, da ridimensio­nare.

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