Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il vitello tonnato “cubista”
A La Riggiola burlesca interpretazione del classico piemontese. Non è l’unica caduta
Ancora un’incursione a Chiaia, nella zona della movida. Stavolta, la meta è La Riggiola. Mi accomodo ad uno dei tavoli minimal con sedie in plastica dell'ampia sala da pranzo, con riggiole che rivestono la parte bassa delle pareti ed altre mattonelle artistiche sparse in quella alta. Trendy le lampade con resistenza a vista. Solo altri due tavoli sono occupati, ma prima di poter ordinare passa un quarto d’ora. Affidati i nostri desiderata alla cortese, ma un po’ improvvisata, signorina, ci disponiamo all’attesa. Come benvenuto arrivano un improbabile, perché gommoso, cannariculo (biscotto calabrese) aromatizzato con pomodori secchi e ‘nduja e discreti peperoncini verdi fritti, spolverizzati di Grana; in abbinamento una flûte di spumantino rosato. Ed ecco l’Azzurro Capri il nome fa sognare, in realtà consiste in tre mezze ciliegine di bufala sulle quali riposano altrettanti filettini di tonno affumicato, tutt’intorno
(1):
molliccia sabbia di pane panko. È uno scherzo? No, come conferma l’altro piatto d’ingresso. Al Nord il vitello tonnato è in rimonta fortissima. L’interpretazione che qui si offre richiama una scomposizione cubista: quattro fettine di sashimi di tonno forestiero accompagnate da altrettante polpettine di vitello passate nel pane panko (rieccolo), cotte a bassa temperatura. Completano l’assemblaggio cipolle di Tropea agrodolci. Burlesca. Troppo limacciosi gli spaghettoni (Petrilli) alla Cetarese: la colatura di alici va sì usata con parsimonia, ma qui non si sente quasi. Il cous cous condito con bollente, troppo intenso, sugo di cozze e cicerchie fresche. Buono il baccalà arrostito con dadolata di ortaggi, il maialino cinghialato è tenero ma insapore, la scarola eccessivamente agliata. Il cremoso di bufala è tutt’altro che cremoso: compatto e formaggioso.
(2)
è(3)