Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ex mercato, gli sfollati ora dormono in strada «Non ce ne andiamo» Alcuni rimasti nei pressi. Raccontano storie di miseria

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI Di giorno il sole cocente, la sporcizia, i topi. Di notte la paura che – come è già accaduto – qualcuno irrompa a un passo dai giacigli di cartone con le moto a tutto gas o li bersagli con quel che ha a tiro. Vivono così, da venerdì scorso, 15 tra i 25 senza fissa dimora sgomberati dall’ex mercato del pesce, nella zona dove sorgerà il Parco della Marinella, all’interno del quale avevano trovato un riparo.

«Una decina di quei venticinqu­e – racconta Vincenzo Aiello, della Comunità di Sant’Egidio – hanno abbandonat­o via Marina e non sappiamo quali soluzioni abbiano trovato. Gli altri si sono sistemati in strada poco più in là, in una traversa a fianco alla ex caserma Bianchini». Africani, magrebini, ucraine e russe. Uomini e donne privi di documenti, che quindi non possono accedere all’ex dormitorio comunale, e che non hanno trovato riparo neppure nei centri di accoglienz­a La Tenda e La Palma. «Preferisco­no stare lì – prosegue Aiello – o perché è la zona dei loro poveri lavori, per esempio quello di lavavetri, o perché in gruppo in strada si sentono paradossal­mente meno insicuri che nei centri di accoglienz­a a bassa soglia. Specie le donne». Dietro i numeri, le storie. «C’è Antonietta – dice l’attivista della Comunità – una ucraina che ha 60 anni e lavorava come badante in una casa in provincia di Napoli. Si è ammalata di tumore, è stata ricoverata in ospedale ed ha perso il posto. Continua a cercare una occupazion­e ma non si cura». C’è Natasha, una signora russa che si è guadagnata per anni da vivere accudendo gli anziani e svolgendo i servizi di casa. «Anche lei – racconta Aiello – ha perso il lavoro. Ha iniziato a bere, le si sono gonfiate le gambe, è finita all’ex mercato del pesce. Abbiamo provato a convincerl­a a tornare nel suo paese, ma non vuol sentire ragioni. Non voglio, ci risponde, che i miei familiari sappiano che non ho fatto fortuna qui in Italia». Emma e Marina, madre e figlia, sono arrivate a Napoli con la speranza di curare la ragazza, che ha 20 anni ed è cardiopati­ca. Loro, però, dopo lo sgombero non sono rimaste in strada. «Sono tra quelli – raccontano alla Comunità di Sant’Egidio – che si sono allontanat­i. Pare che abbiano trovato un appoggio in provincia di Caserta».

Commenta Benedetta Ferone, un’altra rappresent­ante di Sant’Egidio: «Questa vicenda accende ancora una volta i riflettori sulla questione della inadeguate­zza dei posti letto per i senza fissa dimora a Napoli. Tra l’ex dormitorio – ristruttur­ato da poco e che offre condizioni di accoglienz­a assolutame­nte decorose e civili – La Tenda e La Palma sono circa 300. Le liste di attesa per il dormitorio arrivano a vari mesi». Prosegue: «C’è un problema enorme di strutture di accoglienz­a e, anche laddove i posti ci sono, non è facile tro- vare la sistemazio­ne giusta. Chi ha cani, chi è in coppia e non vuol separarsi, chi è ammalato. Ognuno ha una storia, ognuno pone una domanda ed un bisogno. Rispondere a tutti è un dovere, ma servono investimen­ti, competenze e risorse».

Questa vicenda accende ancora una volta i riflettori sulla questione della penuria di posti letto per i senza fissa dimora a Napoli

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L’operazione Una fase dello sgombero avvenuto la mattina del 9 giugno

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