Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ex mercato, gli sfollati ora dormono in strada «Non ce ne andiamo» Alcuni rimasti nei pressi. Raccontano storie di miseria
NAPOLI Di giorno il sole cocente, la sporcizia, i topi. Di notte la paura che – come è già accaduto – qualcuno irrompa a un passo dai giacigli di cartone con le moto a tutto gas o li bersagli con quel che ha a tiro. Vivono così, da venerdì scorso, 15 tra i 25 senza fissa dimora sgomberati dall’ex mercato del pesce, nella zona dove sorgerà il Parco della Marinella, all’interno del quale avevano trovato un riparo.
«Una decina di quei venticinque – racconta Vincenzo Aiello, della Comunità di Sant’Egidio – hanno abbandonato via Marina e non sappiamo quali soluzioni abbiano trovato. Gli altri si sono sistemati in strada poco più in là, in una traversa a fianco alla ex caserma Bianchini». Africani, magrebini, ucraine e russe. Uomini e donne privi di documenti, che quindi non possono accedere all’ex dormitorio comunale, e che non hanno trovato riparo neppure nei centri di accoglienza La Tenda e La Palma. «Preferiscono stare lì – prosegue Aiello – o perché è la zona dei loro poveri lavori, per esempio quello di lavavetri, o perché in gruppo in strada si sentono paradossalmente meno insicuri che nei centri di accoglienza a bassa soglia. Specie le donne». Dietro i numeri, le storie. «C’è Antonietta – dice l’attivista della Comunità – una ucraina che ha 60 anni e lavorava come badante in una casa in provincia di Napoli. Si è ammalata di tumore, è stata ricoverata in ospedale ed ha perso il posto. Continua a cercare una occupazione ma non si cura». C’è Natasha, una signora russa che si è guadagnata per anni da vivere accudendo gli anziani e svolgendo i servizi di casa. «Anche lei – racconta Aiello – ha perso il lavoro. Ha iniziato a bere, le si sono gonfiate le gambe, è finita all’ex mercato del pesce. Abbiamo provato a convincerla a tornare nel suo paese, ma non vuol sentire ragioni. Non voglio, ci risponde, che i miei familiari sappiano che non ho fatto fortuna qui in Italia». Emma e Marina, madre e figlia, sono arrivate a Napoli con la speranza di curare la ragazza, che ha 20 anni ed è cardiopatica. Loro, però, dopo lo sgombero non sono rimaste in strada. «Sono tra quelli – raccontano alla Comunità di Sant’Egidio – che si sono allontanati. Pare che abbiano trovato un appoggio in provincia di Caserta».
Commenta Benedetta Ferone, un’altra rappresentante di Sant’Egidio: «Questa vicenda accende ancora una volta i riflettori sulla questione della inadeguatezza dei posti letto per i senza fissa dimora a Napoli. Tra l’ex dormitorio – ristrutturato da poco e che offre condizioni di accoglienza assolutamente decorose e civili – La Tenda e La Palma sono circa 300. Le liste di attesa per il dormitorio arrivano a vari mesi». Prosegue: «C’è un problema enorme di strutture di accoglienza e, anche laddove i posti ci sono, non è facile tro- vare la sistemazione giusta. Chi ha cani, chi è in coppia e non vuol separarsi, chi è ammalato. Ognuno ha una storia, ognuno pone una domanda ed un bisogno. Rispondere a tutti è un dovere, ma servono investimenti, competenze e risorse».
Questa vicenda accende ancora una volta i riflettori sulla questione della penuria di posti letto per i senza fissa dimora a Napoli