Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bonisoli in campo: mi occuperò della vicenda «Terrae Motus»
Il ministro promette il suo interessamento E intanto Anna Amelio denuncia la situazione: «È una vergogna»
«Mi occuperò della questione Terrae Motus. L’approfondirò nei prossimi giorni». Il neo ministro ai Beni Culturali, il mantovano Alberto Bonisoli, si dimostra sensibile ai problemi della cultura meridionale. La sua prima uscita ufficiale è di qualche giorno fa a Pompei e ora, chiamato in causa dal critico d’arte Vincenzo Trione sulle colonne del «Corriere del Mezzogiorno», interviene sull’allarme scattato per Terrae Motus alla Reggia di Caserta.
La collezione di Lucio Amelio ha subito un furto sabato, durante l’apertura serale del sito vanvitelliano. Per la precisione sono state sottratte due figurine di «ex voto» dall’opera di Christian Boltanski. Ieri quindi l’appello di Trione: le opere non possono restare in quello che lo stesso Felicori definì un allestimento provvisorio. Per ridare dignità alla sistemazione della collezione, che nacque all’indomani del sisma del’80, servono un comitato scientifico o almeno dei criteri rigorosi. Stessa ri- chiesta da parte di un altro artista in mostra, Nino Longobardi, intervistato ieri dal «Corriere del Mezzogiorno».
Chi è davvero arrabbiata, intanto, è Anna Amelio. La sorella del gallerista scomparso dichiara senza mezzi termini: «È una vergogna». E subito aggiunge: «D’altra parte era una ipotesi ampia-
mente prevista, si era capito quando è stato mostrato a tutti l’allestimento provvisorio: un modo indegno di esporre le opere, senza nessun collegamento tra i diversi lavori, senza una logica».
Eppure, ricorda Anna Amelio, le premesse erano altre. «Avevo incontrato molte volte Felicori, c’erano state diverse riunioni in cui avevo raccontato al soprintendente i danni delle gestioni precedenti. Lui mi disse che riteneva giuste le mie lamentele e mi promise mari e monti. Poi le cose sono andate di- versamente. Felicori ha spostato le opere senza dirlo a noi della famiglia, anzi contro la nostra volontà perché era chiaramente previsto nel lascito che la collezione dovesse essere esposta nelle sale affrescate all’interno della Reggia. E certo non in quegli squallidi locali nemmeno restaurati».
Quel che conta, per la sorella del geniale gallerista, è «che la collezione sia valorizzata, che si possa creare insieme qualcosa di buono e non tenere aperto al pubblico il percorso espositivo in quelle condizioni. Anzi, quel che è accaduto, il furto, è il segnale di qualcosa di ancora peggiore che può capitare. La verità è che Terrae Motus non è mai stata presa realmente in considerazione da chi la gestisce. Le opere sono state prestate, ora anche danneggiate, senza essere tenute in conto. E dire che si tratta di una collezione che ci viene invidiata da tutto il mondo».
«Avremmo potuto percorrere le vie legali», aggiunge ancora con amarezza Anna Amelio, «e qualche volta lo abbiamo anche fatto. Ma non è questo che ci interessa. Quelo che noi della famiglia Amelio vogliamo è, ripeto, che si valorizzi la collezione. Per questo vorrei arrivare al più presto a un accordo scritto, a una definizione chiara, che mi dia garanzie. Altrimenti le opere dei più grandi artisti contemporanei resteranno in balia di persone che magari sono solo di passaggio». Come dire, i soprintendenti passano, la collezione Terrae Motus deve restare. E con tutti i crismi.