Corriere del Mezzogiorno (Campania)
EGEMONIA CULTURALE LEGHISTA
In alto mare, faccia a faccia con i naufraghi, le cose sarebbero diverse. Se fossimo in alto mare, di fronte a uomini e donne in pericolo di vita, non è detto che tutti rimarrebbero coerenti con ciò che dichiarano di pensare circa la questione migranti. Se ciascuno di noi si trovasse per davvero tra i marosi a essere, per forza di cose, l’unica possibile ancora di salvezza per bambini inermi, donne incinte, o anziani esausti, tra urla raggelanti, pianti e corpi che si accalcano l’uno sull’altro nel tentativo disperato di non soccombere ai flutti, all’arsura o all’inedia, tutto sarebbe in discussione. E non è affatto certo che chi oggi si indigna per la decisione di chiudere i porti metterebbe a repentaglio la propria vita per salvare quella altrui. Così come è tutt’altro che impossibile che chi in queste ore plaude all’allontanamento dalle coste italiane della nave Acquarius non tenderebbe le braccia, improvvisamente nerborute, per afferrare le mani di altri umani dal colore della pelle diverso dal proprio. Soccorrere chi è in pericolo di vita pertiene all’istinto tanto quanto la paura di morire. Eppure, il confronto sul tema dell’accoglienza si svolge ben lontano dalla realtà del naufragio, e dunque altrove rispetto al banco di prova sul quale misurare la propria umanità. Un confronto che, tuttavia, allude a una separazione netta, antropologica – si potrebbe specificare –, tra chi sarebbe disumano perché contrario all’accoglienza e chi, invece, umano perché a favore; i primi razzisti, i secondi antirazzisti.