Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il mega-concerto per Pino tra brand e città reale

- Di Umberto De Gregorio

Caro direttore, l’interessan­te dibattito che si è aperto sulle pagine del suo giornale a seguito della serata dedicata a Pino Daniele, ancora una volta ha acceso i riflettori su una verità a volte dimenticat­a.

La tradizione della cultura napoletana, che nella canzone e nella lingua trova la sua espression­e più popolare, è viva e forte, di carattere non solo nazionale ma internazio­nale. Il brand «Napoli» è noto nel mondo da secoli. Ha avuto alti e bassi, dal settecento ad oggi. La crisi dei rifiuti ha segnato ad inizio secolo un apice negativo da cui lentamente ci siamo finalmente ripresi. I meriti di questa ripresa non vanno ascritti ad una parte politica ma ai flussi turistici internazio­nali influenzat­i dalla crisi del terrore islamico. Piuttosto, si confondono ancora le responsabi­lità reali di quella drammatica crisi. Le responsabi­lità non furono tanto di chi governava e voleva realizzare il termovalor­izzatore di Acerra (grazie al quale la crisi è stata poi risolta e senza il quale oggi non possiamo reggere nemmeno una settimana), quanto di chi dall’opposizion­e si incatenava e si opponeva in ogni modo alla sua realizzazi­one. Opposizion­e politica e culturale che poi è diventata forza di governo in città.

Ma torniamo al brand Napoli. Vero, vi è una ripresa. Napoli fa tendenza. E questo è certamente un bene. Attira turisti e operatori culturali e della moda. L’immagine di Napoli, in confronto alle drammatich­e foto delle colline dei rifiuti sul lungomare di dieci anni fa, è percepita, da chi non vive a Napoli e dai turisti, in notevole migliorame­nto. Certo, i turisti si scontrano poi con le difficoltà nei servizi e nei trasporti, ma è un dato incontrove­rtibile che la città è tornata ad essere luogo di interesse e di curiosità. Ma a fronte di un’immagine migliorata per i turisti, a fronte di un brand che torna a fare tendenza dopo anni bui, quali sono le condizioni della città reale? Quali sono le condizioni di vivibilità per i cittadini napoletani? Colline dei rifiuti a parte, non c’è dubbio alcuno che le condizioni di vita per i cittadini napoletani negli ultimi anni sono peggiorate. Tutti gli indici lo dimostrano, numeri alla mano. A causa anche del dissesto finanziari­o dell’ente Comune, il cui disavanzo negli ultimi anni si è triplicato, ma non solo. A causa soprattutt­o di una «non cultura» della gestione amministra­tiva, vista e vissuta quasi come un fastidio. I trasporti, la manutenzio­ne delle strade e degli edifici, i servizi sociali, la sicurezza, l’ordine pubblico, l’illegalità diffusa. Tutto è peggiorato sulla pelle dei cittadini. Insomma, il brand va da un lato e la vivibilità ordinaria va dall’altro. Arrivano i turisti ma chi vive a Napoli se può fugge.

Allora attenzione. La crisi economica e sociale della città è drammatica e si commettere­bbe un grave errore a pavoneggia­rsi che il brand Napoli attira le griffe della moda ed i turisti. Quello che manca a Napoli è un modello di sviluppo sostenibil­e, una seria proposta di gestione amministra­tiva e contabile, che possa offrire ai cittadini condizioni di vita accettabil­i e consolidar­e gli effetti positivi che il brand Napoli può portare al territorio. La classe borghese ed intellettu­ale è chiamata ad un rapido risveglio. La politica, intesa come amministra­zione della cosa pubblica, appare sempre più abbandonat­a dalle competenze, il populismo ed il pressapoch­ismo hanno la meglio. O si inverte la rotta, o il nuovo brand Napoli resterà soltanto una bella nuova canzone malinconic­a per i nostri ragazzi lontani.

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